CE e rialzo dei tassi: nel 2024 quasi €50 mld di interessi per finanziamenti e mutui, quasi €30 mld in più rispetto al 2022

- di: Studio Temporary Manager
 

Nella foto, Gian Andrea Oberegelsbacher, AD Studio temporary Manager

Secondo l’analisi mensile di Confindustria, il continuo rialzo dei tassi da parte della BCE per combattere l’inflazione sta sempre più frenando il credito bancario, indebolendo l’economia italiana e le imprese. Sulla stessa linea il Governo, che giudica l’aumento dei tassi più dannoso dell’inflazione e un percorso verso la recessione.

Stesse preoccupazioni arrivano dagli operatori del settore. Dall’analisi di Studio Temporary Manager, società specializzata nei servizi di temporary manager, le recenti comunicazioni poco “tranquillizzanti” della Presidente Lagarde si traducono per le imprese italiane in quasi €50 mld di interessi, quasi €30 mld in più rispetto al 2022, a cui vanno aggiunti gli interessi sulle locazioni finanziarie.

CE e rialzo dei tassi: nel 2024 quasi €50 mld di interessi per finanziamenti e mutui

A Giugno 2023, infatti, il tasso di riferimento BCE ha raggiunto il 4% rispetto allo 0% di un anno fa, per arrivare dopo gli annunciati aumenti del prossimo luglio ad un tasso per le aziende tra il 5,5% e il 7% a seconda del rating, con picchi superiori all’8% per le aziende meno “virtuose” dove lo spread applicato raggiunge il 4%. Questo aumento significa che gli imprenditori si troveranno nel 2024 a dover pagare interessi per finanziamenti e mutui per un valore totale di quasi €50 mld all’anno, quasi +€30 mld rispetto al 2022. Le regioni più penalizzate da questo aumento dei tassi saranno quelle dove sono maggiormente concentrate le attività produttive che si avvalgono dell’aiuto degli istituti di credito, vale a dire la Lombardia (interessi totali €13,8 mld; +€8 mld sul 2022), il Lazio (interessi €5 mld; +€2,9 mld sul 2022), l’Emilia-Romagna (interessi €5 mld; +€2,9 mld sul 2022), il Veneto (interessi €4,8 mld; +€2,8 mld), il Piemonte (interessi €3,4 mld; + €2 mld).

 

“Questa politica rialzista della BCE porterà con molta probabilità ad una contrazione economica rilevante, se non ad una vera e propria recessione, attribuendone la responsabilità alla inflazione, che è in realtà in forte calo con un dato al 6,4% a giugno (-1,2% sul mese precedente) - afferma Roberto La Caria, Socio e Amministratore Delegato di Studio Temporary Manager - Gli incentivi c.d. industria 4.0 hanno sicuramente stimolato la crescita e l’innovazione, ma hanno spinto le aziende ad indebitarsi favorite anche dai tassi vicini allo zero.  Altrettanto la facilità di ricorso al debito determinata dai c.d. “prestiti Covid” con garanzia MCC che ha fatto aumentare significativamente la massa debitoria delle aziende. Ora, l’aumento dei tassi, e quindi del debito, sta mettendo in discussione la sostenibilità delle imprese, dato che ha un impatto importante a livello finanziario e richiede una attenta revisione dei B.P. e della pianificazione finanziaria.”

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