Viviamo in tempi bui, in cui l’irresponsabilità sembra davvero non conoscere limiti. Basti pensare all’ultima folle tendenza che sta prendendo piede, ennesima testimonianza di una deriva sociale che non possiamo più ignorare. Trattasi del “car-surfing”, una pratica demenziale e pericolosissima che consiste nel distendersi su una tavola da surf posta sul tettuccio di un'auto in corsa, lanciata a velocità pazzesche lungo rettilinei stradali. Una assurda follia che sta dilagando fra i giovani, alimentata dalla visibilità sui social media. L’ultimo episodio segnalato ha avuto luogo a Monteruscello, frazione di Pozzuoli, in provincia di Napoli. A denunciare pubblicamente questa pratica criminale è stato il deputato dell'Alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli, che ha giustamente lanciato un grido d'allarme contro questa tendenza che, più che una moda, appare come un cupo presagio di tragedie annunciate. “Questi sciagurati rischiano non solo di farsi male ma di causare pericolosi incidenti”, ha dichiarato Borrelli, sottolineando con forza la gravità della situazione. Stiamo parlando di individui, quasi sempre giovani, che come se nulla fosse si sdraiano in posizione prona su una tavola da surf mentre l'auto sulla quale si trovano percorre ad alta velocità un rettilineo, sfidando le leggi della fisica, della logica e, soprattutto, del buon senso. E tutto questo perché? Per una manciata di like, per qualche secondo di effimera notorietà sui social.
Vale davvero la pena mettere a rischio la propria vita e quella degli altri per un gesto tanto insensato? Borrelli ha descritto con lucidità una scena che ha dell'incredibile e che, purtroppo, non è un caso isolato: in un video girato a Monteruscello, sembra che la strada sia isolata, ma poi si vedono i fari di altre auto provenienti dalla direzione opposta. In quel momento, diventa evidente la gravità della situazione. “Non capiscono il pericolo”, ha affermato il deputato, “se lo percepiscono, se ne infischiano, non rispettano le più basilari regole del codice stradale, del vivere civile e della morale”. Parole che dovrebbero risuonare come un campanello d’allarme in una società che, troppo spesso, tende a sottovalutare la portata di certe follie. Non si tratta solo di un comportamento irresponsabile, ma di un vero e proprio atto criminale. Questi giovani non stanno solo mettendo in pericolo se stessi, ma anche tutti coloro che si trovano sulla loro strada, inconsapevoli vittime potenziali di un gioco al massacro. Perché la tragedia è dietro l’angolo. Basta un attimo, un’improvvisa frenata, una perdita di controllo, e l’inevitabile accade: vite spezzate, famiglie distrutte, una comunità che si risveglia solo dopo che è troppo tardi.
Ma, come dice il detto popolare, al peggio non c’è mai fine. E così succede che in Valle d'Aosta un ragazzo di vent’anni è rimasto gravemente ferito in un incidente stradale che ha dell’incredibile: si è fatto trascinare per strada mentre si trovava all'interno di una vasca da bagno attaccata a una Jeep. Sì, avete letto bene. Come se non bastasse, il veicolo è poi finito contro una casa, lasciando il giovane in gravi condizioni. Una scena surreale, degna dei peggiori incubi, che dimostra come siamo arrivati al delirio totale. Questo episodio non è solo un’altra tragica testimonianza dell’irresponsabilità che imperversa tra i giovani, ma è la prova che abbiamo superato ogni limite accettabile di buon senso. Siamo di fronte a un disastro annunciato, in cui come in un videogame l’assurdo si mescola con il pericolo reale, in cui la vita viene messa in gioco per puro esibizionismo e per ottenere un’attenzione tanto effimera quanto insignificante. E non si tratta di episodi isolati, ma di un trend preoccupante che sta prendendo piede in tutto il Paese, un'escalation di follia che richiede un intervento immediato e deciso.
È ora di dire basta. Basta con l’indulgenza, basta con l’indifferenza. Chi si macchia di tali atti deve essere perseguito con tutta la severità che la legge prevede. Non possiamo più permetterci di trattare questi episodi come semplici bravate. Le stragi di pedoni sulle nostre strade e le vittime di questi giochi al massacro sono la tragica testimonianza dei pericoli creati da certi soggetti irresponsabili e folli. Ma la legge, da sola, non basta. È necessaria una presa di coscienza collettiva, un cambiamento culturale che riporti al centro valori come il rispetto per la vita, la responsabilità individuale e il senso civico. Non possiamo continuare a permettere che la sete di adrenalina e l’ossessione per l’apparenza sui social media prevalgano su tutto il resto. Dobbiamo agire, e dobbiamo farlo ora. Le istituzioni, le scuole, le famiglie, tutti dobbiamo lavorare insieme per educare i giovani ai pericoli di certe pratiche e al rispetto delle regole della convivenza civile. Ma anche i social media, che sono il palcoscenico su cui questi atti vengono esibiti, devono assumersi la loro parte di responsabilità. Le piattaforme devono implementare misure più rigide per prevenire la diffusione di contenuti che esaltano comportamenti pericolosi e che, indirettamente, incoraggiano altri a seguirne l’esempio. E va da sé quanto sia urgente e improrogabile potenziare i controlli su strada e le sanzioni per chiunque venga sorpreso a compiere queste follie. Non si tratta di punire per il gusto di farlo, ma di prevenire tragedie che potrebbero e dovrebbero essere evitate. Ogni vita salvata sarà una vittoria, ogni incidente evitato sarà un passo avanti verso una società più sicura e consapevole. E’ ora di dire basta, ma basta davvero. Non a chiacchiere. Perché il car-surfing e episodi come quello del giovane in Valle d'Aosta non sono semplici mode. Sono condotte criminali che devono essere condannate e fermate con ogni mezzo possibile. Non possiamo più permettere che l’irresponsabilità di pochi metta a repentaglio la vita di molti. Dobbiamo agire con decisione, senza esitazioni, per proteggere le nostre strade, le nostre città e, soprattutto, le nostre vite. La denuncia del deputato Borrelli e le notizie come quella della Valle d'Aosta sono un primo passo, ma ora serve una mobilitazione collettiva. Solo così potremo sperare di porre fine a questa ennesima, assurda follia.