Lo show di Capodanno conferma il deserto culturale della Rai

- di: Redazione
 
II 2022 è finito e il 2023, purtroppo, é cominciato all'insegna della pochezza culturale della Rai, culminata in uno ''show'' (chiamiamolo così solo per consuetudine) che è stato un degno compendio di un modo di essere del servizio pubblico che mira solo alla raccolta di un consenso (e quindi introiti pubblicitari) di grana grossa, da sfruttare e basta. La kermesse del 31 dicembre, presentata dall'onnipresente Amadeus (che dovrebbe cominciare a studiare gli effetti della sovraesposizione mediatica, sua e della di lui consorte), è stata il coronamento di un modo vecchio di fare televisione, in cui a dettare tempi, modi e contratti sono logiche che nulla hanno a che spartire con un servizio pubblico che pure continua a vantarsi di essere la principale ''fabbrica'' di cultura del Paese.

Lo show di Capodanno conferma il deserto culturale della Rai

Una sfilata di cantanti, con una prevalenza di artisti che definire avanti con l'età è un complimento, con un continuo rimando ad altre trasmissioni, in un meccanismo di spoiler che alla fine dà veramente fastidio.
Ma qui l'età c'entra poco o nulla. E' il riproporre un campionario di canzoni sempre le stesse, sempre a ripetere un copione stantio, in cui la gente è costretta a ritrovarsi ricordando brani di trenta, quaranta e più anni fa, ma con l'aggravante che a farli riascoltare sono gli stessi cantanti che li proposero all'epoca, come se il tempo si fosse fermato. La riproposizione, quindi, di un modello culturale e musicale che vuole dare una immagine non rassicurante (che ci potrebbe anche stare) , ma cristallizzata, come a dire: siamo quelli di sempre. Poi, tutti a battere le mani come foche ammaestrate ai grandi risultati di ascolto, dimenticando che il 31 dicembre la Rai ha una concorrenza solo di facciata e che poi la gente, tra un piatto di lenticchie e lo zampone, tiene la tv accesa solo per capire quanto tempo manca alla mezzanotte.

Ma non è che questa Rai sia frutto del cambio al timone politico del Paese
, perché è uno schema che si ripete da tempo immemorabile, una partitura in cui la cultura - che non necessariamente è noiosa e limitata ad un pubblico di nicchia - è messa in un angolo, sacrificata a logiche di cassetta, che poi però sono spesso un fallimento. Basta vedere quel che accade in Rai2, che è riuscita ad infilare un flop dopo l'altro, senza che questo (come pure dovrebbe accadere, essendo la Rai un'azienda con regole commerciali precise) abbia fatto saltare teste o poltrone, alle quali nessuno ha chiesto conto dell'ammontare dei contratti fissati e di come essi impongano un certo numero di puntate, anche con ascolti risibili.

D'altra parte, cosa ci si potrebbe aspettare di diverso da una Rai in cui a dettare legge non è il compito di produrre, oltre a intrattenimento, anche cultura, ma potenti agenti che fanno il bello e cattivo tempo, imponendo produzioni e conduttori incapaci di creare interesse per le cose che fanno?
E' la replica infinita di uno spartito in cui sono state mutuate le peggiori derive dei tabloid, con la ricerca del personaggio da sbattere in prima pagina, del sangue che gronda dal racconto di questo o quel fatto di cronaca, del poveraccio che racconta malattie o guai economici e che viene conteso tra le varie trasmissioni.

Tacendo degli ''inviati'' che sono probabilmente anche bravi, ma che sviliscono sé stessi e la loro professione mandati in giro, brandendo un microfono, ad intervistare l'amico del cognato del cugino del vicino di casa del garagista dove lasciava la sua auto il nonno della presunta vittima. Forse, se la Rai non fosse finanziata dal canone, chiederle di migliorare la qualità dei programmi sarebbe ingiusto. Invece è l'esatto contrario, perché a mandare avanti la baracca, oltre all'iniezione di denaro dello Stato, sono proprio i cittadini che non sono solo quelli che stanno in casa e fanno da pubblico a trasmissioni che non si possono nemmeno definire mediocri, e che pure scatenano l'ego dei loro conduttori. Come quello che, dopo anni di esilio, per scelta personale, dalle telecamere ha accettato di condurre l'ennesimo talk show per tornare al centro dell'informazione. Come modestia non c'è che dire.
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli