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Quando ti muore un cane…

- di: Barbara Leone
 
Chi non ha avuto un cane non sa cosa significhi essere amato, scrisse Arthur Schopenhauer. E però è veramente complicato spiegare a chi non ne ha mai avuto uno il senso profondo di questo amore. Che per molti è semplicemente gioco, tenerezza e anche qualche seccatura. Come doverlo portare a spasso tutti i giorni sole o pioggia che sia, peli sui vestiti e trovargli una sistemazione per le sacre vacanze. Molti, come purtroppo sappiamo, risolvono la questione abbandonandoli a mo’ di busta d’immondizia. Che, per la cronaca, è incivile lasciare anche quella per strada. I numeri parlano chiaro: soltanto nel 2021 sono stati abbandonati 80mila gatti e 50mila cani. Il che, facendo una media terra terra, vuol dire che ogni giorno sono oltre 350 gli animali domestici che finiscono in strada. Traditi per mano del loro dio. Perché, soprattutto per i cani di cui oggi si celebra la Giornata mondiale, il proprietario rappresenta un vero e proprio dio.

Quando ti muore un cane…

Nessun essere umano, nessuno, ti guarderà mai come ti guarda un cane. Se poi è il tuo cane a guardarti, i suoi occhi saranno veneranti. Perché sei tu, e tu solo, tutto il suo mondo. Hanno un che di straziante di gli occhi dei cani. Sono sempre umidi gli occhi dei cani, come se straripassero di lacrime soffocate. E brilluccicosi, pregni di una sfavillante luce che ricorda quella delle stelle. Ogni volta che li guardo ci leggo dentro tutto l’alfabeto dell’amore. Ma anche un ancestrale dolore, ed un sapere antico. Come se nella loro angelica innocenza conoscessero qualcosa che a noi umani sfugge. Sanno, a differenza nostra, cosa veramente conta nella vita: l’amore dato e ricevuto. E’ quello l’unico bagaglio che ci porteremo di là dal ponte.

Il ponte dell’arcobaleno, narra un’antica leggenda, ove ci aspetteranno tutti in fila scodinzolandoci nel cuore. Di sicuro ciò che ci danno e insegnano è spropositatamente superiore a quel che chiedono: un cuscino, una ciotola piena, qualche pallina ma soprattutto un po’ di amore. In cambio del loro tutto. Nella vita ho imparato più dai miei cani che da qualsivoglia corso di studi o master. Ho imparato soprattutto quell’essenziale invisibile agli occhi di cui parla il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry. Perché a un cane basta un legnetto da inseguire, una corsa sui prati, un biscottino rubato per essere felice. Ma soprattutto gli basta il nostro esserci. E non importa se sei bello o brutto, ricco o povero, vivace o timido. Lui, come dice il protagonista nella scena finale dello straziante film “Io & Marley”, ti darà il suo cuore. Senza se e senza ma, fino al suo ultimo respiro. Ed è questo l’unico, insopportabile difetto dei cani: hanno una vita troppo breve.

E quando se ne vanno il dolore è lacerante, e il vuoto incolmabile. Mi hanno insegnato tutto i miei cani. Tranne che a vivere senza di loro. Perché quando ti muore un cane muori un po’ anche tu. Resta un guinzaglio appeso che non riesci a metter via, un collare vuoto che ti rigiri tra le mani ed una medaglietta con inciso un nome che ti trafigge il cuore. Quando ti muore un cane resta una ciotola capovolta, una spazzola con i suoi peli dentro, una macchia opaca sul pavimento in quell’angolino dove si rannicchiava sempre e una copertina stropicciata con il suo odore che non vuoi lavare via. Resta un impermeabile che gli avevi comprato per i giorni di pioggia, che a ripensarci sorridi un po’ perchè quando glielo mettevi lui se ne stava fermo immobile a guardarti con l’aria rassegnata e quel faccino buffo. Quando ti muore un cane urli il suo nome all’alba, quando i palazzi dormono ancora e il sole si stiracchia i raggi tra le stelle. E tu ne cerchi una, la più luminosa, la guardi fissa e preghi che scenda giù da te. Quando ti muore un cane ogni accenno di primavera è un inverno del cuore, e dentro rimbomba sempre la solita litania: la sua canzoncina, la filastrocca, l’ultima ninna nanna.

Quando ti muore un cane ci sono strade che cambi, posti in cui non vuoi più andare e vivi la vita sempre in la minore: sorridi, ma non ridi più. Senti i suoi passi di notte, ti imbamboli ai semafori accarezzando il sedile dove si sedeva lui e parli con tutte le fontanelle che incontri per strada… vuoi bere? Quando ti muore un cane però non hai diritto al lutto, piangi di nascosto e t’inventi un sorriso di circostanza se ti chiedono come stai. Come sto? Sto. Sto senza un pezzo di cuore, senza un pezzo di me, senza un pezzo di vita. Ma non esagerare, fattene una ragione, ha smesso di soffrire, si sa che la loro vita è breve e infondo ha avuto tanto amore. Tutto maledettamente razionale, ma tu ti senti sprofondare in un abisso senza fine, e non lo puoi nemmeno raccontare. Perché era solo un cane. Non un figlio, non un fratello, non un padre. E ti senti pure quasi in colpa per questo insopportabile dolore. Quando ti muore un cane non passa giorno che non pensi a lui, riguardi ossessivamente foto e video che si intersecano coi fotogrammi degli ultimi mesi creando un film surreale. Apri il telefono solo per vedere la sua foto nel desk, fai cadere qualcosa a terra perchè magari sta lì che dorme sotto al letto e per mesi e mesi lasci nella dispensa tutto com’era: la sua pappa, le medicine, i suoi biscottini preferiti. Leggi e rileggi le chat degli amici, dei parenti e finanche del suo dottore cercando di capire se e quando hai sbagliato. Perché sei tu e solo tu che hai deciso per lui, dall’inizio alla fine. E ti sembra tutto irreale, assurdo, impossibile. Un incubo. Solo un bruttissimo incubo dal quale ti sveglierai, e lui sarà lì a leccarti le mani ed a romperti le scatole come tutte le sante mattine. Ma lui non c’è. Non c’è più. E’ morto. E quando ti muore un cane la verità è che manco riesci a dirlo che è morto, perché con lui se n’è andato anche un po’ di te. No… Non lo prendete un cane. Perché dopo aver trascorso un po’ di tempo con un cane non sarete più gli stessi. Niente sarà più come prima. Diventerete un cuore randagio, di quelli che proveranno sempre a credere nell’amore. Ma dall’amore umano sarete sempre sconfitti. Lasciate stare, perchè rischiate di diventare uomini e donne migliori. E con un’anima scodinzolante che in pochi, davvero in pochi, sapranno capire.
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