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Caltagirone fa un passo indietro su Mps e Generali

- di: Vittorio Massi
 
Caltagirone fa un passo indietro su Mps e Generali
Caltagirone fa un passo indietro su Mps e Generali

Stop ai poteri delegati di voto, catena di controllo più stretta e una parola d’ordine: disinnescare ogni “strumentalizzazione”.

Nel risiko finanziario italiano, anche le mosse che sembrano “solo” procedurali pesano come macigni. Il gruppo Caltagirone ha comunicato che Francesco Gaetano Caltagirone ha rinunciato ai poteri delegati per l’esecuzione del voto nelle assemblee di Banca Monte dei Paschi di Siena e Assicurazioni Generali. Il messaggio è doppio: da un lato alzare i presìdi di governance, dall’altro mettere in sicurezza la gestione di partecipazioni considerate strategiche.

Che cosa cambia, in concreto

La novità non è un “silenzio” sulle assemblee: è un cambio di regia. Se e quando la holding sarà chiamata a esprimere un voto su Mps o Generali, la decisione seguirà un percorso più lungo e più tracciabile: parere preventivo del comitato degli amministratori indipendenti (con le procedure previste per le operazioni con parti correlate di maggiore rilevanza), possibile ricorso a consulenti esterni e, infine, delibera collegiale del consiglio di amministrazione.

Tradotto: meno “firma singola”, più collegialità, più controlli interni e più documentazione a supporto delle scelte. Una cintura di sicurezza costruita apposta per ridurre il rischio che ogni voto diventi un pretesto, una contestazione o un caso politico-finanziario.

Il contesto: l’inchiesta e l’ombra del “concerto”

Il rafforzamento dei presìdi arriva sullo sfondo dell’indagine della Procura di Milano che coinvolge, tra gli altri, Francesco Gaetano Caltagirone, Francesco Milleri (Delfin) e Luigi Lovaglio (Mps). Il nodo è l’ipotesi di un’azione coordinata non dichiarata — il cosiddetto “concerto” — legata all’operazione che ha portato Mps a conquistare il controllo di Mediobanca, con possibili ricadute sul perimetro Generali.

Da qui la scelta: irrigidire le procedure, separare ruoli e responsabilità, e mettere nero su bianco che sulle assemblee non c’è automatismo ma una filiera deliberativa.

La linea difensiva: “nessun coordinamento” e i dettagli che contano

Nelle ricostruzioni circolate in questi giorni, il gruppo respinge l’idea di acquisti “a braccetto” e insiste su un punto: investimenti e tempistiche sarebbero stati differenti. Non solo. Viene anche rimarcato che, in diverse votazioni assembleari, le posizioni dei grandi azionisti chiamati in causa non avrebbero marciato sempre all’unisono.

Un passaggio tecnico ma significativo riguarda anche il collocamento di quote Mps da parte del Tesoro con procedura di accelerated bookbuilding: nella versione del gruppo, le offerte presentate non sarebbero state “fotocopie”, con differenze su volumi e prezzo. È il classico dettaglio che, in un contenzioso su presunte convergenze occulte, diventa materia prima per sostenere l’assenza di regia comune.

Perché Generali è dentro la storia

Generali non è un semplice “titolo in portafoglio”: è il cuore di un equilibrio storico della finanza italiana. Mediobanca, tradizionalmente azionista di peso del Leone, è stata per anni il perno di quel sistema. Se cambia il controllo o l’influenza su Mediobanca, inevitabilmente cambia la geometria anche attorno a Generali.

Il quadro si è ulteriormente acceso nelle ultime settimane anche per il dossier sul risparmio gestito: il progetto (poi tramontato) che avrebbe unito le attività di asset management di Generali e BPCE/Natixis ha generato frizioni e opposizioni, diventando un altro terreno di scontro tra governance, “interesse nazionale” e strategie industriali.

Il segnale ai mercati: più procedure, meno ambiguità

In finanza la reputazione non è un accessorio: è un asset. Con questa mossa, il gruppo manda un segnale chiaro: blindare il processo decisionale e ridurre al minimo l’area grigia, proprio mentre le autorità e gli inquirenti guardano al dossier con la lente d’ingrandimento.

Resta da capire se questa architettura “a prova di contestazione” basterà a raffreddare la temperatura attorno al caso o se, al contrario, renderà ancora più evidente quanto ogni voto — su Mps, su Mediobanca, su Generali — sia ormai parte di una partita più grande, dove diritto societario, vigilanza e politica economica si sfiorano di continuo.

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