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Bonus asili nido: tra sostegno economico e sfida sociale

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Bonus asili nido: tra sostegno economico e sfida sociale

L’Inps ha diffuso le istruzioni aggiornate per ottenere il bonus asili nido 2025, contributo destinato a coprire in parte o integralmente le rette pagate dalle famiglie per l’iscrizione dei figli sotto i tre anni a strutture pubbliche o private autorizzate. L’importo può raggiungere i 3.000 euro l’anno per bambino, erogati in undici rate mensili. La domanda va presentata attraverso il portale Inps, allegando i documenti di spesa o la certificazione di frequenza.

Bonus asili nido: tra sostegno economico e sfida sociale

Dal punto di vista economico, la misura ha un peso significativo. Secondo l’Istat, la retta media di un asilo nido in Italia varia tra i 300 e i 600 euro mensili, con punte fino a 800 euro nelle grandi città. Per una famiglia con due figli piccoli, la spesa complessiva può superare i 12.000 euro l’anno. In questo scenario, il bonus Inps consente un risparmio di alcune migliaia di euro, alleggerendo bilanci già messi sotto pressione dall’inflazione e dall’aumento del costo della vita.

Il nodo natalità
L’Italia è tra i Paesi europei con il tasso di natalità più basso: 1,2 figli per donna contro una media Ue di 1,5 e ben distante dal livello di sostituzione di 2,1. Incentivare i servizi per l’infanzia è considerato dagli esperti una leva strategica per contrastare l’inverno demografico. Il bonus, però, resta uno strumento parziale: se non accompagnato da un ampliamento dell’offerta di strutture, rischia di limitarsi a un sostegno economico senza incidere sulla scelta delle famiglie di avere più figli.

Donne e lavoro
Il legame con l’occupazione femminile è diretto. In Italia solo il 56% delle donne tra i 25 e i 49 anni con figli piccoli lavora, contro una media europea superiore al 70%. Il costo e la scarsa disponibilità degli asili nido rappresentano uno dei principali ostacoli. Il bonus può contribuire a ridurre il tasso di abbandono lavorativo post-maternità, permettendo a molte madri di rientrare o restare nel mercato del lavoro. Ma i divari restano forti: senza una rete di servizi capillare, il rischio è che il beneficio rimanga concentrato nelle aree urbane più sviluppate.

Il divario territoriale
Il problema è soprattutto di copertura. Nel Nord Italia la disponibilità di posti in asili nido si avvicina al 35-40% dei bambini sotto i tre anni, mentre in diverse regioni del Sud scende sotto il 15%. La media nazionale è ferma al 28%, lontana dall’obiettivo europeo del 45%. In questi territori, l’assegno Inps non trova un servizio da finanziare: le famiglie hanno diritto a un sostegno che, in concreto, non possono utilizzare.

Confronto europeo
La spesa pubblica italiana per i servizi all’infanzia è pari all’1,1% del Pil, sotto la media Ue (1,8%) e molto distante da Paesi come la Francia (2,3%) o i Paesi nordici, dove l’accesso all’asilo nido è praticamente universale. In questi sistemi, la presenza di una rete diffusa e gratuita di servizi educativi ha contribuito ad alzare i tassi di natalità e, parallelamente, a sostenere l’occupazione femminile.

Prospettive economiche
Gli economisti sottolineano che investire nei servizi per l’infanzia non è solo una misura di welfare, ma anche un fattore di crescita. Secondo l’Ocse, ogni punto percentuale in più di partecipazione femminile al lavoro può generare fino a 1,5 miliardi di euro di Pil aggiuntivo per l’Italia. In questo senso, il bonus asili nido rappresenta un tassello, ma serve un piano strutturale che integri incentivi economici, espansione delle strutture e politiche fiscali a favore delle famiglie.

Un tassello in un puzzle incompleto
Il bonus Inps, dunque, resta un segnale importante. Riduce i costi per chi ha accesso a un asilo e fornisce un sostegno diretto ai bilanci familiari. Ma senza un piano di investimenti pubblici e privati nella rete dei servizi educativi, rischia di rimanere una misura limitata. La sfida non è solo economica: è sociale e culturale. In un Paese che fatica a conciliare natalità, lavoro femminile e welfare, l’assegno per gli asili è una leva utile, ma ancora insufficiente a colmare i vuoti strutturali del sistema.

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