Tra pressioni politiche mai viste, rivalità globale e dubbi sulle banche, l’euro digitale diventa un bivio: rete privata o Ethereum? Il “momento euro” non ammette esitazioni.
L’urgenza europea scatenata dagli USA
Il recente Genius Act, legge statunitense approvata tra luglio e agosto 2025, ha innescato una rapida riconsiderazione del progetto di euro digitale: il Congresso degli Stati Uniti ha regolamentato un mercato delle stablecoin da circa 288 miliardi di dollari, dominato da token ancorati al dollaro come USDT e USDC.
La conseguenza? Un’accelerazione decisa nei piani europei: si tratta di un vero e proprio “euro moment”, come definito da Christine Lagarde già a inizio agosto 2025.
Ispirarsi a Ethereum e Solana: la svolta tecnologica
In risposta alla pressione globale, l’UE valuta ora l’adozione di blockchain pubbliche come Ethereum o Solana per ospitare l’euro digitale, invece di optare unicamente per soluzioni private, fino a poco tempo fa preferite per la privacy.
“L’uso di una blockchain pubblica è sicuramente qualcosa che oggi si stanno prendendo più sul serio”, ha sintetizzato un funzionario.
Il contesto geopolitico: Usa, Giappone e Cina in movimento
Giappone: la fintech JPYC sta per lanciare la prima stablecoin in yen entro l’autunno 2025, grazie al via libera dell’autorità finanziaria nipponica.
Cina: per la prima volta si valuta l’accettazione di stablecoin ancorate allo yuan per aumentare la circolazione internazionale della valuta.
Il progetto euro digitale: tempi, fasi e legittimazione normativa
L’euro digitale è in definizione dal 2021; la BCE ha superato la fase di indagine (2021–2023) e a fine ottobre 2023 è partita la fase di preparazione, che comprende la costruzione dell’infrastruttura e delle regole operative.
La fase istruttoria si concluderà entro fine 2025; la decisione se procedere con la fase successiva (ed eventuale emissione) dovrà essere sorretta da un quadro normativo europeo approvato dal Parlamento e dai governi nazionali.
Il progetto è stato definito prioritario da Lagarde già in gennaio e ribadito nel contesto della legislazione sulle stablecoin.
Le resistenze interne: banche e cittadini poco convinti
Le banche private temono che una CBDC europea le marginalizzi, riducendo il loro ruolo nell’intermediazione: ragioni di business e influenza spingono verso la cautela.
Il pubblico, dal canto suo, mostra scarso entusiasmo per un euro digitale: l’argomento della sovranità monetaria e della crescita dell’euro non convince facilmente.
L’euro digitale secondo le definizioni tecniche
L’euro digitale non è una criptovaluta o una stablecoin: è una CBDC (Central Bank Digital Currency), moneta elettronica garantita, con corso legale pari al contante, progettata per garantire privacy, accessibilità (anche offline) e inclusione.
Le sperimentazioni prevedono anche soluzioni offline e privacy avanzate, come il design “PayOff” che consente pagamenti senza rete mantenendo anonimato e limiti operativi.
Il bivio
La Bce si trova al bivio: accelerare per tenere il passo con USA, Giappone e Cina, oppure restare arroccata sulle soluzioni tradizionali, rischiando l’irrilevanza politica e finanziaria.
Il Genius Act statunitense ha acceso la miccia: ora, tra Ethereum, Solana e una crescente pressione democratica, il tempo per decidere è strettissimo.
L’euro digitale dovrà convincere banche, legislatori e cittadini. Se no, rischia davvero di rimanere… sola.