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Banco Bpm valuta fusione con Crédit Agricole Italia

- di: Bruno Coletta
 
Banco Bpm valuta fusione con Crédit Agricole Italia
Banco Bpm valuta fusione con Crédit Agricole Italia
Castagna (foto) chiude all’Opa, ma apre alla possibilità di un merger tra pari che ridisegnerebbe il risiko bancario.

Nuova mossa nel risiko bancario

Il risiko bancario italiano, già acceso dal braccio di ferro tra UniCredit e Banco Bpm, si arricchisce di una nuova mossa a sorpresa. Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Piazza Meda, ha escluso ogni operazione ostile dall’esterno, ma non ha nascosto di vedere all’orizzonte una strada potenzialmente percorribile: una fusione “tra pari” con Crédit Agricole Italia. Intervistato da Class Cnbc, Castagna ha dichiarato “Potrebbe esserci una fusione tra due banche italiane, Banco Bpm e Crédit Agricole Italia. Quindi un’operazione italiana, anche se oggi ogni valutazione è ancora prematura”, ha dichiarato Castagna.

Numeri e spinta industriale di Banco Bpm

L’apertura arriva in un momento favorevole per Banco Bpm. Il gruppo ha chiuso il secondo trimestre 2025 con un utile netto di 704 milioni di euro, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo del 2024 e superiore alle previsioni degli analisti, che stimavano circa 646 milioni. La spinta è arrivata soprattutto dall’integrazione di Anima Holding, che ha generato un incremento del 9,6 % nelle commissioni, compensando il calo del margine di interesse del 3,9 %.

Il metodo agricole in italia

Sul fronte opposto, Crédit Agricole continua a rafforzare la sua posizione in Italia con una strategia paziente e calibrata. Il gruppo francese ha portato la propria partecipazione in Banco Bpm al 20,1 % utilizzando strumenti derivati, chiarendo che non intende assumere il controllo né modificare la governance, e attendendo ora l’autorizzazione della Bce per convertire questi strumenti in azioni ordinarie. Secondo un’analisi recente, il “metodo tartaruga” adottato dall’Agricole ha già dato frutti significativi: l’Italia è diventata il primo mercato estero per utili del gruppo, con il 15 % del totale nel 2024.

Lo stop all’opa di unicredit cambia la partita

Il ritiro dell’Opa di UniCredit su Banco Bpm, avvenuto il 22 luglio 2025 dopo le condizioni imposte dal governo Meloni, ha riaperto il campo a nuove combinazioni. Il clima politico potrebbe rivelarsi meno ostile verso Crédit Agricole, che in Italia vanta rapporti consolidati con le istituzioni e un track record di operazioni considerate rispettose degli interessi nazionali.

Precedenti e governance

Non si tratta di un’idea nata ieri. Già nel 2021 si era ipotizzato di unire le attività italiane di Agricole e Banco Bpm in una nuova entità quotata, con sede a Milano e sotto il controllo di Piazza Meda, ma la pandemia e divergenze sulla governance avevano fatto arenare il progetto. Oggi, però, lo scenario è cambiato: Banco Bpm ha sperimentato i rischi di una scalata ostile e potrebbe preferire scegliere il proprio partner, mentre Agricole avrebbe tutto l’interesse a consolidare la sua presa su uno dei principali istituti italiani.

Il tassello anima e l’asse con amundi

C’è poi il dossier Anima Holding, oggi controllata da Banco Bpm dopo l’Opa della scorsa primavera. Le sue masse gestite sarebbero un tassello strategico per Amundi, la società di gestione del risparmio del gruppo francese, che si avvia a chiudere la partnership con UniCredit.

Scenari e nodi da sciogliere

La fusione tra pari, se davvero si concretizzasse, permetterebbe di creare un player bancario radicato in Italia ma con una proiezione europea solida. Resta però il nodo più delicato: la reale disponibilità dei francesi a garantire quell’equilibrio di poteri che Castagna ritiene imprescindibile. Una cosa, tuttavia, sembra certa: dopo aver respinto l’assalto di UniCredit, Banco Bpm non intende restare immobile, e la partita del risiko bancario è tutt’altro che chiusa. 

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