Dopo un anno record, l’ABI avverte: tassi in calo, tasse più alte e garanzie in uscita mettono alla prova il sistema bancario.
(Foto: il presidente Abi, Antonio Patuelli).
Il settore bancario italiano chiude un 2025 con numeri brillanti e un’immagine complessivamente solida, ma gli alti vertici del comparto stanno lanciando appelli non solo a godersi il momento ma a prepararsi – con rigore – a un 2026 ricco di incognite. In primo piano: l’uscita dal regime emergenziale delle garanzie pubbliche sui prestiti, la riduzione dei margini d’interesse, l’impatto della manovra finanziaria e l’arrivo – e i costi – dell’Euro digitale. Tra i protagonisti del dibattito: Associazione Bancaria Italiana (ABI), il suo presidente Antonio Patuelli e il direttore generale Marco Elio Rottigni.
Un anno d’oro… che non dà garanzie
Dal seminario dell’ABI che si è svolto a Firenze l’8 novembre 2025 emerge un quadro chiaro: le cinque grandi banche italiane hanno registrato utili nei nove mesi per oltre 21 miliardi di euro, secondo i dati del sindacato First Cisl. Contemporaneamente, le banche restano «solide e sanissime», come ha affermato Patuelli.
Tuttavia: «non è scontato che questo si ripeta nel 2026», ha ammonito il presidente dell’ABI, sottolineando come i margini di interesse siano già in calo e come le commissioni non possano eternamente sostenere i profitti.
L’uscita dalle garanzie pubbliche: missione difficile ma necessaria
Una delle chiavi del futuro del sistema è la gestione del meccanismo delle garanzie statali sui prestiti alle imprese, nato in emergenza con la pandemia da COVID-19. Patuelli ha dichiarato che le banche sono pronte a «uscire dalla fase emergenziale» purché «si apra un tavolo con tutti gli attori coinvolti: governo, banche, istituzioni statali e imprese».
Ha precisato inoltre: «noi non è che viviamo di garanzie. La garanzia deve essere accessoria, è un di più» — un’affermazione che segna la volontà di alleggerire gradualmente la dipendenza da questo tipo di supporto.
I numeri parlano da soli: dopo il picco di 226 miliardi di euro nel 2022, al 30 settembre 2025 l’ammontare dei finanziamenti garantiti è sceso a 119 miliardi e restano ancora in essere 52 miliardi relativi ai prestiti COVID, con una durata media residua di circa due anni e mezzo.
Manovra e margini stretti: doppia pressione sui bilanci
L’altro fronte caldo è la legge di bilancio, che grava sul settore con un prelievo stimato – per l’intero comparto – in circa 9,6 miliardi di euro tra aumento delle imposte e minore deducibilità. Il direttore generale Rottigni ha definito l’impatto «gestibile» ma ha puntualizzato: «se dobbiamo dirci contenti, direi di no».
Intanto, il calo dei tassi d’interesse e l’azione restrittiva sui costi mettono sotto pressione i margini di interesse, mentre la qualità del credito potrebbe essere messa alla prova da un contesto economico europeo in rallentamento, con Francia e Germania in difficoltà strutturale.
L’euro digitale e l’innovazione: opportunità e insidie
All’orizzonte compare anche l’area dei pagamenti digitali e il progetto dell’euro digitale. Le banche italiane dichiarano di essere favorevoli, ma richiamano l’attenzione sui costi e sul rischio di disintermediazione: «sarà un prezzo da pagare», ha ammonito Rottigni.
In parallelo, il settore spinge per un «doppio binario» che preveda anche soluzioni di moneta di banca commerciale per l’area euro, come quelle promosse da EPI Association e EuroPA Payment Initiative, al fine di sostenere innovazione, costi contenuti e concorrenza sui sistemi di pagamento.
Vigilare ora per non farsi sorprendere
La fotografia del sistema bancario italiano è oggi rassicurante: bilanci positivi, patrimonializzazione adeguata, posizionamento di rilievo nel sottoscrivere il debito pubblico italiano. Ma lo sguardo va già al domani, e il domani appare più complesso. Tra tassi in calo, credito alle imprese che torna vulnerabile, manovra fiscale pesante e innovazioni digitali da gestire, le banche italiane devono ripensare strategia, efficienza e modello operativo.
Come ha sintetizzato Patuelli: «Il 2026 sarà un anno più complesso per il mondo bancario europeo e italiano in particolare». Un monito che – se accolto con attenzione – potrà trasformare un avvertimento in un’occasione di crescita e rafforzamento.