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Azimut, buyback da 500 milioni per blindare Tnb

- di: Matteo Borrelli
 
Azimut, buyback da 500 milioni per blindare Tnb
Azimut, buyback da 500 milioni per blindare Tnb

Azimut, buyback da 500 milioni per blindare Tnb.

(Foto: Giorgio Medda, CEO di Azimut Holding).

Il gruppo del risparmio gestito prova a voltare pagina dopo i rilievi di Bankitalia: piano d’azione sulla governance, maxi riacquisto di azioni e difesa a oltranza del progetto fintech The Next Bank.

Azimut incassa il colpo di Bankitalia, ma sceglie la controffensiva. Dopo il crollo in Borsa innescato dai rilievi della Vigilanza sulla controllata Azimut Capital Management, il gruppo guidato da Giorgio Medda ha messo in campo un maxi buyback fino a 500 milioni di euro, ha ribadito la centralità del progetto The Next Bank (Tnb) e ha promesso una rapida revisione della propria architettura di governance.

Nella seduta successiva allo scivolone, il titolo è tornato a salire, recuperando terreno fino a chiudere in rialzo di circa il 3,5% nell’ultima giornata di contrattazioni, intorno a quota 33,7 euro, a dimostrazione che il mercato, almeno per ora, è disposto a concedere ad Azimut il beneficio del dubbio sulla capacità di eseguire il piano di rientro richiesto dalla Vigilanza.

La scossa di Bankitalia e il tonfo in Borsa

La miccia è stata accesa dall’esito di un’ispezione ordinaria di Banca d’Italia su Azimut Capital Management, la Sgr che rappresenta il cuore italiano del gruppo sul fronte della gestione del risparmio. L’Autorità ha rilevato carenze rilevanti nella governance, nei presidi organizzativi, nella gestione del rischio e nei controlli interni, chiedendo un deciso cambio di passo.

Nel mirino, in particolare, la necessità di rafforzare il vertice operativo della Sgr con l’introduzione di un direttore generale e di separare in modo più netto i ruoli di supervisione e quelli esecutivi per alcuni consiglieri indipendenti che oggi siedono anche in posizioni chiave nella holding. Contestualmente, Via Nazionale ha imposto uno stop temporaneo alle operazioni straordinarie, incluso il percorso di fusione e riorganizzazione legato alla nascita di The Next Bank.

La comunicazione della Vigilanza ha innescato una reazione immediata sui mercati: in una sola seduta il titolo Azimut ha perso oltre il 14%, bruciando centinaia di milioni di capitalizzazione e facendo scattare l’allarme tra investitori istituzionali e piccoli azionisti.

Che cosa è davvero The Next Bank

Al centro della partita c’è The Next Bank, la banca digitale dedicata alla consulenza patrimoniale nata dall’alleanza fra Azimut e il fondo di private equity Fsi. Il progetto, annunciato nel marzo 2024, punta a creare un player fintech in grado di integrare tecnologia, advisory evoluta e rete di consulenti finanziari, offrendo servizi bancari e di investimento su un’unica piattaforma.

Il percorso industriale è stato immaginato in due fasi: in primo luogo l’acquisto di una piccola banca tradizionale, utilizzata come “contenitore” regolamentare, quindi il conferimento delle attività distributive italiane del gruppo – incluse porzioni di Azimut Capital Management e di Financial Insurance – nella nuova entità, ribrandizzata appunto The Next Bank. Al termine dell’operazione, secondo gli accordi, Fsi e i coinvestitori saliranno fino a circa l’80% del capitale, mentre Azimut manterrà una quota vicino al 20%, conservando così un presidio strategico sulla piattaforma.

Per Bankitalia però, prima di dare luce verde a una banca digitale chiamata a gestire patrimoni complessi e una rete di consulenti capillare, è indispensabile che la macchina di controllo della Sgr sia robusta, chiara e ben presidiata. Finché il piano di rientro non sarà definito e approvato, la trasformazione in Tnb resterà quindi “ai box”.

Il piano d’azione: governance da riscrivere entro il 2026

Di fronte alle richieste dell’Autorità, Azimut ha scelto di andare incontro alla Vigilanza e di formalizzare un piano d’azione con tempistiche precise. Secondo quanto comunicato dal management, la Sgr presenterà a Bankitalia il proprio piano correttivo entro il 30 novembre, con l’impegno a completarlo entro il 30 aprile 2026.

La tabella di marcia prevede, fra l’altro, la ridefinizione di alcune deleghe, la creazione di linee di riporto più trasparenti fra la Sgr e la holding, il potenziamento delle funzioni di risk management e compliance e un rafforzamento della composizione degli organi di controllo, in particolare del collegio sindacale e dei comitati endoconsiliari.

In parallelo, Azimut continua a indicare come obiettivo realistico la conclusione dell’iter autorizzativo di Tnb entro il secondo trimestre 2026. Un orizzonte che incorpora i tempi tecnici necessari per recepire le indicazioni dell’Autorità, implementare i correttivi e tornare a sottoporre a Via Nazionale il progetto definitivo della banca digitale.

Il ceo Giorgio Medda ha provato a rassicurare il mercato, sottolineando che le osservazioni della Vigilanza, pur significative, non cambiano la traiettoria strategica del gruppo. “L’ispezione rientra nella normale attività di vigilanza cui sono sottoposti i principali gestori e i rilievi emersi sono affrontabili, coerenti con la nostra cultura del miglioramento continuo”, ha spiegato il manager, ribadendo che il dialogo con Bankitalia è «aperto e collaborativo».

Il maxi buyback come scudo per il titolo

La mossa più visibile agli occhi del mercato è però il buyback fino a 500 milioni di euro, con l’intenzione dichiarata di cancellare le azioni riacquistate. Si tratta di una cifra rilevante, che si affianca alla politica di dividendo e rappresenta uno strumento diretto per stabilizzare il corso del titolo e segnalare fiducia da parte del management.

Il programma è partito immediatamente: Azimut ha già riacquistato 350.000 azioni a un prezzo medio di 31,95 euro, con l’impegno a proseguire nei giorni successivi. “Il nostro impegno nella gestione strategica del capitale è concreto e immediato: utilizzeremo il buyback per creare valore nel medio periodo”, ha sottolineato Medda, nella stessa giornata in cui il titolo rimbalzava dopo il tonfo della vigilia.

L’operazione, oltre a sostenere la quotazione, riduce il flottante e può avere un effetto positivo sugli utili per azione nel momento in cui le azioni riacquistate verranno effettivamente annullate. Al tempo stesso, un buyback così consistente è un messaggio chiaro agli investitori: la società dà per solida la propria posizione patrimoniale e non ritiene i rilievi della Vigilanza tali da compromettere la generazione di cassa e la capacità di remunerare gli azionisti.

Che cosa dice il mercato: fiducia, ma con molti “se”

La reazione degli analisti è stata improntata alla prudenza. Da un lato, il maxi buyback e il tono rassicurante del management sono considerati elementi di sostegno al titolo nel breve periodo; dall’altro, le case d’investimento continuano a evidenziare il fattore rischio regolamentare come variabile chiave del dossier Azimut.

Una primaria banca d’affari internazionale ha sintetizzato così il quadro: “Il riacquisto di azioni dovrebbe fornire un paracadute alle quotazioni, ma l’incertezza legata alle richieste dell’Autorità e all’evoluzione del progetto Tnb resterà elevata ancora per diversi mesi”. Nel mirino degli investitori ci sono soprattutto i tempi: eventuali slittamenti nella revisione della governance potrebbero far sloggiare ulteriormente la partenza della banca digitale, con effetti sul profilo di crescita del gruppo.

I principali rischi da monitorare, secondo le analisi di mercato, sono tre: una revisione del progetto Tnb in chiave più prudente (o meno redditizia), ulteriori richieste di rafforzamento organizzativo da parte di Bankitalia e un possibile impatto di reputazione sul marchio Azimut in caso di prolungamento del contenzioso regolamentare.

Perché Tnb è così strategica per Azimut

Per comprendere la tenacia con cui il gruppo difende Tnb, occorre guardare oltre la cronaca delle ultime sedute. The Next Bank rappresenta infatti un tassello cruciale nella trasformazione del modello di business di Azimut, che punta a spostarsi da semplice gestore di fondi a piattaforma integrata di servizi finanziari, capace di coniugare consulenza, banking e tecnologia.

Attraverso Tnb, Azimut punta a presidiare in modo più diretto il rapporto con la clientela affluent e private, offrendo conti, carte, servizi di pagamento e credito in sinergia con il core business della gestione del risparmio. Una banca digitale modulata sulle esigenze dei consulenti finanziari e dei loro clienti, pensata per competere con i grandi player internazionali e con le banche universali domestiche, sempre più aggressive sul fronte wealth.

Non a caso, Medda ha definito Tnb un progetto “trasformativo” per il gruppo, destinato – nelle intenzioni – a incidere profondamente sulla struttura dei ricavi, aumentando la componente commissionale ricorrente e aprendo a nuove linee di business. “Non vediamo alternative credibili a quanto ci siamo impegnati a realizzare dal lancio del progetto, e lo porteremo avanti con determinazione”, ha rimarcato il ceo, rivendicando la coerenza della strategia nel medio periodo.

Il contesto: vigilanza più severa sul risparmio gestito

Il caso Azimut si inserisce in un quadro più ampio di inasprimento dei controlli sul settore del risparmio gestito e delle banche digitali. Le Autorità di vigilanza, in Italia e in Europa, stanno aumentando la pressione sugli intermediari che gestiscono patrimoni elevati e che fanno leva in modo spinto su tecnologia, reti di consulenza e modelli di business ibridi.

In questo contesto, la richiesta di Bankitalia di rafforzare la governance di Azimut Capital Management e di rivedere alcuni meccanismi decisionali non è solo una questione di forma, ma tocca il cuore del trade-off fra innovazione e stabilità. Per la Vigilanza, un progetto come Tnb può procedere solo se poggia su una struttura di controlli considerata all’altezza della complessità operativa e dei rischi assunti.

Per Azimut, la sfida sarà dimostrare di saper alzare gli standard interni senza snaturare la propria flessibilità imprenditoriale, che negli anni ha permesso al gruppo di crescere rapidamente, anche attraverso operazioni straordinarie e partnership internazionali.

Gli scenari possibili nei prossimi mesi

Da qui ai prossimi trimestri lo snodo cruciale sarà il giudizio di Bankitalia sul piano d’azione che Azimut presenterà entro fine novembre. Se la Vigilanza riterrà adeguate le misure su governance, organizzazione e controlli, il blocco sulle operazioni straordinarie potrà essere progressivamente allentato, consentendo a Tnb di rimettersi in moto lungo il percorso pensato dal management.

In uno scenario più prudente, l’Autorità potrebbe chiedere ulteriori aggiustamenti o imporre una sequenza temporale più graduale per le varie fasi del progetto, con possibili ritardi sull’arrivo della nuova banca digitale sul mercato. L’ipotesi più severa – che al momento gli analisti considerano meno probabile – sarebbe una revisione profonda del perimetro di Tnb o una restrizione delle attività consentite alla nuova entità.

Nel frattempo, il buyback fungerà da termometro della fiducia reciproca fra la società e il mercato. Se Azimut riuscirà a combinare esecuzione efficace del piano correttivo, mantenimento della redditività e progressi tangibili sul fronte Tnb, la tempesta regolamentare di queste settimane potrebbe trasformarsi in un’occasione per uscire con una governance più solida e una narrazione azionaria rafforzata. 

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