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L’autunno comincia il 22 settembre: ecco perché quest’anno l’estate è sembrata più lunga

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
L’autunno comincia il 22 settembre: ecco perché quest’anno l’estate è sembrata più lunga

Molti hanno notato che il cambio di stagione non è avvenuto il 21 settembre, come capita spesso, ma il giorno dopo. Nel 2025, infatti, l’equinozio d’autunno è caduto il 22 settembre, facendo sembrare l’estate più lunga di ventiquattro ore. Non si tratta di un errore nei calendari né di un effetto del cambiamento climatico: il motivo è astronomico. La durata dell’anno solare non coincide con quella del calendario civile e questo porta a piccoli slittamenti delle date in cui cadono gli equinozi.

L’autunno comincia il 22 settembre: ecco perché quest’anno l’estate è sembrata più lunga

Con “equinozio” si indica il momento in cui la durata del giorno e della notte è praticamente identica. Avviene due volte all’anno, a marzo e a settembre, quando i raggi del Sole colpiscono la Terra in modo quasi perpendicolare all’equatore. È il punto di passaggio tra le stagioni astronomiche, diverso dalle stagioni meteorologiche che usano criteri fissi (1° marzo, 1° giugno, 1° settembre, 1° dicembre). Per questo l’equinozio non cade sempre lo stesso giorno: varia tra il 21 e il 23 settembre. Quest’anno il calcolo ha collocato il passaggio proprio al 22.

La spiegazione degli astronomi
Il motivo dello slittamento va cercato nella differenza tra anno solare e calendario gregoriano. L’anno tropico, cioè il tempo che la Terra impiega a completare una rivoluzione attorno al Sole, dura circa 365 giorni e 6 ore. Per correggere questo disallineamento ogni quattro anni si introduce l’anno bisestile, ma gli aggiustamenti non sono mai perfetti e col tempo si accumulano piccoli scarti. Da qui il perché, a seconda dell’anno, l’equinozio può cadere un giorno prima o dopo. Nel 2025 l’allineamento Sole-Terra si è verificato il 22 settembre, spostando in avanti l’inizio dell’autunno astronomico.

Un simbolo oltre la scienza
Sul piano pratico, lo spostamento non modifica la vita quotidiana. Le condizioni meteorologiche non seguono i calendari astronomici ma dinamiche atmosferiche ben più complesse. Tuttavia l’equinozio resta un momento simbolico molto forte, celebrato in culture diverse come tempo di equilibrio e passaggio. In Italia quest’anno la data “più tarda” ha generato curiosità e anche un po’ di confusione, con i social pieni di domande su “perché l’estate dura di più”.

Il contesto climatico
Gli esperti ricordano che questo slittamento non ha nulla a che fare con il cambiamento climatico. I mutamenti del riscaldamento globale incidono sulla percezione delle stagioni: estati più calde e prolungate, autunni meno netti, primavere anticipate. Ma non influiscono sul calcolo astronomico. L’anomalia del 2025 è solo frutto della necessità di sincronizzare il calendario con il movimento reale della Terra attorno al Sole. In futuro si verificheranno altri casi simili, con equinozi fissati anche al 23 settembre.

Una curiosità che racconta il tempo
Per chi lavora nell’agricoltura, nel turismo o nell’organizzazione degli eventi culturali, queste differenze non hanno conseguenze concrete: contano di più il meteo e le previsioni stagionali. Ma il gioco delle date resta un modo per ricordare che il tempo astronomico e quello della nostra vita quotidiana non coincidono mai del tutto. L’estate del 2025, formalmente più lunga di un giorno, resterà così come curiosità da calendario, capace però di suscitare attenzione e di farci riflettere sul rapporto tra scienza, natura e percezione delle stagioni.

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