Assofrantoi: progetti rallentati da burocrazia e poca esperienza

- di: Barbara Bizzarri
 
I fondi da 100 milioni di euro, 106 milioni di dollari, destinati dall’UE ai frantoi italiani inducono Paolo Mariani, presidente di Assofrantoi, l'Associazione italiana dei frantoi, citato da Bloomberg, a riflettere sul finanziamento quale modo per mantenere vivo il territorio. La vera prova del successo o del fallimento sarà se riuscirà a ottenere miglioramenti sufficienti in produttività, con un impatto che possa contribuire a rivitalizzare la terza economia più grande del mondo: "È un bicchiere mezzo pieno perché l'Italia sta andando molto bene nel ricevere i fondi ed è ben avanti rispetto ai suoi colleghi - ha dichiarato in un'intervista Federico Santi, analista senior di Eurasia Group -. Ci sono ritardi nella spesa, ed è probabile che questi ritardi aumenteranno in futuro”.

Assofrantoi: progetti rallentati da burocrazia e poca esperienza

"Se l'Italia dovesse utilizzare tutti i contributi e metà dei prestiti per investimenti supplementari, si stima che i fondi UE aumenterebbero il livello del PIL reale di quasi il 2% nel 2026", aggiunge Simona Delle Chiaie, economista senior. L’attività legata all'olivo vale 1,2 miliardi di euro per i produttori italiani e 3 miliardi di euro per gli imbottigliatori: anche se il denaro stanziato per l'industria olivicola è piuttosto limitato, rappresenta comunque un aiuto nell’ambito delle sfide locali, dalla carenza di manodopera ai danni del cambiamento climatico. In Italia, su circa 4.300 frantoi, solo poche centinaia hanno richiesto fondi, secondo i dati di Confagricoltura, l'associazione degli agricoltori, ma le normative ambientali e regionali, i sistemi amministrativi obsoleti e la mancanza di esperienza nelle città o nelle piccole imprese che cercano di utilizzare i fondi contribuiscono a rallentare l'attuazione. Secondo i dati della Banca d'Italia, ad agosto solo il 15% circa dei progetti già finanziati era stato completato.

Mario Draghi ha trascorso parte di quest'anno elaborando una sua formula per rilanciare l'Europa come potenza economica e geopolitica. L'ex primo ministro italiano è convinto che il continente abbia bisogno di molto più di un semplice aumento della produzione di olio d'oliva: "Le strategie industriali oggi, come si vede negli Stati Uniti e in Cina, combinano diverse politiche, che spaziano dalle politiche fiscali per incoraggiare la produzione interna, alle politiche commerciali per penalizzare comportamenti anticoncorrenziali, fino alle politiche economiche estere per garantire la sicurezza delle catene di approvvigionamento", ha detto Draghi nel suo rapporto aggiungendo che "l'Europa manca di concentrazione”. Per l'Italia, questo sforzo è essenziale se vuole finalmente superare il suo enorme debito. Con decenni di performance deludenti e un debito ben oltre il 130% del PIL, il Paese ha disperatamente bisogno di investimenti per crescere: "Se l'Italia dovesse utilizzare tutti i contributi e metà dei prestiti per investimenti supplementari, si stima che i fondi UE aumenterebbero il livello del PIL reale di quasi il 2% nel 2026", afferma Simona Delle Chiaie, economista senior. Non è difficile capire perché il governo Meloni supporti attività come quella legata all'olivo, che vale 1,2 miliardi di euro per i produttori italiani e 3 miliardi di euro per gli imbottigliatori. Anche se, rispetto al totale, il denaro stanziato per l'industria olivicola è una goccia, rappresenta in ogni caso un aiuto per una regione che affronta sfide locali, dalla carenza di manodopera ai danni del cambiamento climatico.

"Stiamo spendendo una quantità enorme di soldi senza ottenere risultati concreti, perché il tutto è molto frammentato e quindi non ha un impatto a lungo termine" - osserva Carlo Alberto Carnevale Maffé, docente di economia presso l'Università Bocconi di Milano -. Per ottenere un effetto moltiplicatore, è necessario concentrarsi su alcuni settori e investire miliardi con un piano preciso, non distribuendo denaro a pioggia in una miriade di progetti in tutto il Paese". Un uso più efficace dei fondi, secondo il professore, sarebbe concentrarli su progetti specifici come la fibra ottica e i satelliti.

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