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Asia in festa con Nvidia, ma Cina e Taiwan vanno contromano

- di: Matteo Borrelli
 
Asia in festa con Nvidia, ma Cina e Taiwan vanno contromano
Nikkei e Kospi in rally sull’onda dell’AI, listini cinesi in rosso, yen e yuan deboli. Petrolio e gas rimbalzano, oro vicino ai massimi mentre i futures europei scommettono su un’apertura tonica.

Le Borse asiatiche archiviano una seduta in netto recupero, agganciate al rally di Wall Street dopo la trimestrale di Nvidia che ha riacceso l’entusiasmo per l’intelligenza artificiale. Il quadro, però, è tutt’altro che uniforme: Giappone, Corea e India corrono, mentre Cina e Taiwan restano indietro, segnalando che i dubbi sulla crescita del Dragone non sono affatto risolti.

La fotografia di fine giornata è chiara. Il Nikkei 225 ha chiuso in rialzo del 2,68%, trainato dai titoli tecnologici e dal crollo dello yen. L’indice S&P/ASX 200 di Sydney è salito dell’1,24%, sostenuto da materie prime e finanziari. In Cina continentale la spinta iniziale si è rapidamente esaurita: Shanghai ha perso lo 0,40%, lo SZSE Component di Shenzhen lo 0,76%, il China A50 lo 0,41% e il DJ Shanghai lo 0,51%, a conferma di un sentiment ancora fragile nonostante le promesse di sostegno di Pechino.

Neppure Hong Kong è riuscita a fare da locomotiva: l’Hang Seng ha ceduto lo 0,41%, compresso fra i realizzi sui tecnologici e le incertezze sull’immobiliare cinese. A Taipei il tono è stato decisamente più cupo: il Taiwan Weighted ha registrato un calo del 2,52%, segno di prese di profitto pesanti sui grandi nomi dei semiconduttori dopo il recente rally, nonostante il quadro globale per l’AI resti positivo.

In controtendenza rispetto a Cina e Taiwan, la Corea del Sud ha brillato: l’indice Kospi è salito dell’1,92%, con i titoli tecnologici ed energetici in prima fila, sulla scia dell’ottimismo per la domanda di chip AI e di server di nuova generazione.

Nel Sud-est asiatico, l’IDX Composite di Jakarta ha chiuso in rialzo dello 0,67%, sostenuto da bancari e società legate alle materie prime, mentre il VN30 di Ho Chi Minh City è avanzato dello 0,40%, beneficiando degli afflussi di capitali in cerca di mercati emergenti meno cari rispetto ai grandi listini globali.

Capitolo India: a Mumbai il Nifty 50 ha guadagnato lo 0,44% e il BSE Sensex lo 0,32%, spinti dai titoli IT e dai gruppi legati ai consumi interni, in un contesto di crescita ancora robusta e con l’attenzione degli investitori rivolta alle prossime mosse della banca centrale e al flusso di utili societari.

Nikkei e Kospi volano con l’AI, Cina e Taiwan in affanno

Il messaggio che arriva dai principali listini è quello di una Asia spaccata in due. Da un lato ci sono i mercati che hanno approfittato del tema AI per riformare le proprie economie e attirare capitali esteri: il Giappone, con la svolta sulla governance aziendale e la debolezza strutturale dello yen, e la Corea del Sud, con un ecosistema tecnologico profondamente integrato nelle nuove catene del valore globali.

Dall’altro lato c’è la Cina, dove il rimbalzo azionario resta fragile. I listini di Shanghai e Shenzhen hanno faticato nonostante la spinta iniziale, frenati dall’ombra lunga del settore immobiliare, dalle difficoltà del credito e dalla percezione di una regolamentazione che può cambiare all’improvviso. Anche Hong Kong continua a muoversi in un equilibrio precario fra ruolo di hub finanziario globale e dipendenza crescente dalle scelte di Pechino.

Il tonfo della Borsa di Taipei, con il Taiwan Weighted in calo di oltre due punti e mezzo percentuali, segnala come la corsa ai titoli dei semiconduttori resti estremamente sensibile a qualsiasi segnale di prese di beneficio, dopo mesi di rally alimentato dall’esplosione della domanda di chip legati all’intelligenza artificiale.

Valute, dollaro re: yen e yuan sotto pressione, euro più debole

Dietro il rally azionario si muove un mercato valutario che racconta una storia diversa: il dollaro resta forte, appoggiato da un mix di rendimenti americani elevati e aspettative di taglio dei tassi meno aggressive rispetto a qualche settimana fa. Il risultato è uno yen in forte indebolimento, con il cambio che oscilla vicino ai minimi di dieci mesi e riporta in primo piano il tema di possibili interventi delle autorità giapponesi.

Il ministro delle Finanze Satsuki Katayama ha ribadito che il Giappone sta seguendo i movimenti del mercato valutario “con un forte senso di urgenza”, un messaggio interpretato dagli operatori come un avvertimento a chi scommette su una ulteriore svalutazione della valuta giapponese.

In Cina, la banca centrale ha fissato il tasso di riferimento dello yuan attorno a 7,09 per dollaro, un livello che indica la volontà di evitare indebolimenti disordinati della valuta pur lasciando margini di flessibilità per sostenere l’export in un contesto di crescita lenta.

L’euro viaggia intorno a 1,15–1,16 dollari, in lieve arretramento rispetto alle sedute precedenti, dopo settimane in cui la moneta unica aveva beneficiato della percezione di una Fed più vicina al taglio dei tassi rispetto alla Bce. Con il cambio di tono della banca centrale statunitense, il differenziale di politica monetaria torna parzialmente a favore del biglietto verde.

Oro verso i massimi, petrolio e gas tra rimbalzi e oversupply

Sul fronte delle materie prime il quadro è più sfumato. Il petrolio tenta un rimbalzo dopo le cadute delle ultime settimane, dovute in gran parte ai timori di un eccesso di offerta. Il Brent si muove attorno ai 63–64 dollari al barile, mentre il WTI oscilla poco sotto i 60 dollari, con un rialzo fra lo 0,2 e lo 0,4% rispetto alla vigilia. Gli operatori mettono nel conto sia il possibile aumento di flussi da Russia e Medio Oriente, sia il calo delle scorte di greggio negli Stati Uniti.

Il gas naturale resta estremamente volatile. Negli Stati Uniti il contratto Henry Hub per fine 2025 viaggia poco sopra i 4,5 dollari per MMBtu, in lieve calo rispetto alla seduta precedente ma dopo un balzo di oltre il 30% nell’ultimo mese. In Europa il riferimento TTF si colloca intorno ai 31 euro per MWh, in discesa rispetto agli ultimi picchi ma ancora ben sopra i livelli pre-crisi.

L’oro continua a muoversi sui massimi storici in termini nominali: il metallo giallo viene scambiato attorno ai 4.080–4.100 dollari l’oncia, sostanzialmente stabile rispetto alla vigilia. Da un lato il dollaro più forte e i rendimenti obbligazionari in risalita tolgono un po’ di smalto al bene rifugio, dall’altro la combinazione di rischio geopolitico, incertezza sulle prossime mosse delle banche centrali e corsa strutturale verso gli asset “tangibili” continua a sostenere gli acquisti.

Futures europei in rialzo, Europa pronta ad agganciare il rimbalzo

Con la chiusura delle Borse asiatiche, lo sguardo degli operatori si sposta su Europa e Stati Uniti. I futures sul Dax mostrano un rialzo vicino allo 0,8–0,9%, mentre i futures sull’Euro Stoxx 50 avanzano di poco meno dell’1%, segnalando un’apertura in netto territorio positivo per i listini dell’Eurozona dopo sedute condizionate dalle paure di un ridimensionamento dei multipli legati all’AI.

In parallelo, i futures Usa su S&P 500 e Nasdaq proseguono il movimento al rialzo, con guadagni attorno all’1% dopo che Nvidia ha annunciato per il trimestre in corso ricavi attesi ben superiori alle stime, allentando i timori di una bolla AI pronta a sgonfiarsi.

Il quadro complessivo è quello di un rimbalzo globale selettivo: i capitali tornano a cercare rischio, ma privilegiano i mercati con riforme strutturali credibili, governance più trasparente e storie di crescita legate in modo diretto alla trasformazione tecnologica. Dove invece pesano incertezza politica, crisi del mattone e timori regolatori, come nella Cina continentale, gli investitori restano prudenti nonostante la grande narrativa di lungo periodo sulla transizione digitale.

Cosa guarderanno ora i mercati

Nelle prossime ore l’attenzione degli investitori si concentrerà su tre fronti principali. Innanzitutto le mosse della Fed e i dati sul lavoro Usa, che potrebbero spostare rapidamente sia il dollaro sia i listini globali. In secondo luogo le politiche asiatiche su valute e tassi, con yen e yuan sotto osservazione per eventuali interventi più decisi delle autorità. Infine la reazione dell’Europa al “fattore Nvidia”: un’apertura robusta delle Borse europee confermerebbe la voglia di rimbalzo globale, mentre realizzi rapidi sui tecnologici sarebbero il segnale che il mercato guarda già oltre l’euforia post-trimestrale verso un contesto macro ancora pieno di incognite.

Per il momento, il verdetto dell’Asia è inequivocabile: la paura di una bolla legata all’intelligenza artificiale si è attenuata, almeno per un giorno, e i capitali sono tornati a muoversi in direzione del rischio, ma con molta più selettività geografica rispetto al passato.

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