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Asia in rosso, oro forte e futures Europa in rialzo

- di: Matteo Borrelli
 
Asia in rosso, oro forte e futures Europa in rialzo
Asia in rosso tra BoJ e Cina, oro vicino ai record e futures Europa in rialzo

Wall Street ha starnutito e l’Asia si è messa la sciarpa: yen in forza, immobili cinesi sotto pressione, petrolio che risale e un’Europa che si prepara a partire in leggero progresso. 

Il colpo d’occhio: rischio ridotto, liquidità sottile

L’ultima settimana “piena” prima delle festività si apre con un umore prudente: gli investitori abbassano la leva e si mettono in modalità difensiva in vista di una raffica di decisioni di politica monetaria e dati macro. Il mercato, in sostanza, preferisce arrivare ai verdetti con il serbatoio mezzo pieno e non con la spia rossa accesa.

Sullo sfondo pesa il mix di timori sulla Cina (immobiliare ancora fragile) e attese sulla Bank of Japan (il mercato scommette su un ulteriore passo verso la normalizzazione). E mentre l’azionario asiatico scivola, i “beni rifugio” continuano a fare la loro passerella: oro tonico e yen in rafforzamento.

Tutte le chiusure in Asia e Pacifico

Ecco l’elenco completo delle chiusure odierne (variazione percentuale): Nikkei 225 -1,23%; S&P/ASX 200 -0,72%; DJ New Zealand +0,34%; Shanghai -0,55%; SZSE Component -1,09%; China A50 -0,61%; DJ Shanghai -0,49%; Hang Seng -1,44%; Taiwan Weighted +0,62%; SET (Thailandia) +0,28%; KOSPI -1,84%; IDX Composite (Indonesia) +0,43%; Nifty 50 (Mumbai) -0,09%; BSE Sensex (Mumbai) -0,05%; PSEi Composite (Filippine) +0,35%; Karachi 100 +0,50%; VN 30 (Vietnam) -0,10%.

Il rosso più acceso si è visto in Corea del Sud, con un KOSPI in calo marcato, mentre Hong Kong ha pagato di nuovo la sensibilità ai titoli growth e alle notizie sul comparto immobiliare cinese. In Giappone l’aria di possibile stretta BoJ continua a sostenere lo yen ma rende più nervosa la Borsa, soprattutto sui comparti più esposti al cambio.

In Australia il mercato ha accusato una seduta pesante con vendite sui grandi minerari: la combinazione di ribassi su alcuni metalli industriali e cautela globale ha riportato gli operatori con i piedi per terra.

Le notizie che hanno mosso i listini

Tokyo: il tema è sempre lo stesso, ma ogni giorno cambia l’intensità. Lo yen si rafforza mentre cresce l’attenzione per la riunione BoJ: tra segnali su salari e prezzi e indiscrezioni operative (come la gestione delle partecipazioni), il mercato legge un messaggio: la banca centrale vuole tenersi pronta a “stringere” ancora. Risultato? Export più sotto pressione e listino che fatica.

Hong Kong e Cina continentale: l’immobiliare torna a fare rumore. Il dossier più sensibile riguarda grandi nomi del settore alle prese con scadenze e negoziazioni sul debito: ogni notizia su pagamenti rinviati o accordi mancati diventa immediatamente un accelerante per l’avversione al rischio. E se le politiche di sostegno esistono, il mercato continua a chiedere “prove sul campo”, cioè stabilizzazione dei prezzi delle case e domanda più robusta.

Wall Street come metronomo: il rimbalzo dei future USA è stato moderato dopo una seduta precedente più storta del solito per diversi big tech e nomi legati all’AI. Il messaggio che rimbalza tra le sale operative è netto: l’intelligenza artificiale resta un tema di fondo, ma le valutazioni non concedono sconti quando arrivano trimestrali o guidance meno “perfette”.

Valute: yen in evidenza, dollaro più morbido

Sul mercato dei cambi la scena se la prende lo yen: in avvio di settimana si è rafforzato fino a 155,08 per dollaro. L’idea è semplice: se la BoJ si muove ancora verso tassi più alti, il differenziale con gli Stati Uniti si restringe e la valuta giapponese ritrova tono.

Indicazioni di livelli (prezzi indicativi di mercato in avvio di settimana): EUR/USD 1,1739; USD/JPY 155,88 (con yen poi rafforzato in giornata); GBP/USD 1,3379; AUD/USD 0,6643; NZD/USD 0,5798; USD/CHF 0,7961; USD/CAD 1,3770.

Nel frattempo lo yuan è rimasto in area di forza relativa (vicino ai massimi dell’anno secondo diversi desk), ma il mercato continua a guardare con attenzione a qualsiasi segnale di stress sul credito e sul mattone: quando l’immobiliare tossisce, i cambi emergenti tendono a trattenere il fiato.

Materie prime: petrolio in ripresa, gas nervoso, oro in passerella

Petrolio: i prezzi hanno rialzato la testa. Il Brent è salito a 61,45 dollari al barile e il WTI a 57,75 dollari. A spingere non è tanto l’ottimismo sulla domanda, quanto il solito ingrediente che non manca mai: rischio geopolitico e timori di interruzioni dell’offerta.

Gas: in Europa il riferimento più seguito resta il TTF, che si muove intorno a 27,68 euro/MWh. Negli Stati Uniti il natural gas è indicato in area 4,16 dollari per MMBtu.

Oro: continua la corsa alimentata da dollaro più debole e rendimenti in calo. Il prezzo spot è salito a 4.320,65 dollari l’oncia, mentre i future viaggiano attorno a 4.354 dollari. Alcuni analisti, guardando ai prossimi dati sul lavoro USA, indicano una fascia obiettivo più in alto se i numeri dovessero suggerire un raffreddamento dell’economia. Anche l’argento resta su livelli elevati: 62,48 dollari l’oncia.

Futures: Europa vista in lieve rialzo, USA prudenti

In proiezione d’apertura, i futures europei si muovono con un tono leggermente positivo: Euro Stoxx 50 futures circa 5.775; DAX futures circa 24.305; FTSE 100 futures in area 9.700–9.720; CAC 40 futures circa 8.106.

Negli Stati Uniti i future restano più cauti ma impostati al rialzo: S&P 500 futures indicati in crescita moderata (circa +0,3% nelle prime ore di scambio), con il mercato che si posiziona in vista dei prossimi dati.

Cosa guardano i trader: le tre micce della settimana

1) Banche centrali: il calendario è affollato e ogni conferenza stampa può cambiare l’umore. La BoJ è osservata speciale, mentre in Europa il mercato pesa anche le aspettative sulla Bank of England.

2) Dati USA “in ritardo” ma cruciali: lavoro e inflazione restano i fari per capire quanto spazio ci sia per ulteriori tagli dei tassi nel 2026.

3) Cina e immobiliare: finché il settore non mostra una stabilizzazione credibile, qualsiasi rischio di stress sul debito rimane una tassa sul sentiment dell’Asia (e, a cascata, sulle commodity cicliche).

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