Dalla fotografia sul lago ai tesori d’Italia nella Valle dei Templi, gli appuntamenti del weekend

- di: Samantha De Martin
 

FOTO: Lorenzo Antonio Predali, Lago d'Iseo, anni '50 | Courtesy Comune di Marone

Gli scatti di Antonio Predali tra le vie di Marone

C’è tempo fino al 30 settembre per visitare la mostra diffusa PERCORSI – La fotografia sul lago, un omaggio a quei fotografi italiani che si sono resi protagonisti di racconti, documentazione sociale, ricerca creativa. Il percorso, che si snoda attraverso le vie del Comune di Marone, esplora il lavoro fotografico di Antonio Lorenzo Predali.

Inserita nell’ambito di Testimoni, VII edizione del Brescia Photo Festival, l’esposizione vuole anche essere l’anticipazione di quello che sarà l’Archivio Storico fotografico Predali, un museo interamente dedicato alla fotografia, che l’amministrazione comunale sta realizzando all’interno dell’ex opificio Cittadini, sulle rive del lago.

Attivo a partire dai primi anni del Novecento, il fotografo di Marone, attento interprete della società, delle tradizioni e della cultura sebina fino agli anni Cinquanta, è stato “Testimone” dell’evoluzione di una società che ha vissuto il dramma della guerra, interpretando con lucida puntualità i momenti più significativi negli ambiti del lavoro, del tempo libero, delle cerimonie e della trasformazione edilizia.

I tesori d’Italia alla valle dei Templi

I tesori d’Italia i svelano all’interno del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi. Accade dal 26 luglio al 21 dicembre, quando un ambizioso viaggio nella storia dell’arte italiana, dalle origini alla contemporaneità, lungo 18 mesi, celebra Agrigento Capitale della Cultura Italiana 2025. Il progetto gode del patrocinio del MIC - Ministero Italiano della Cultura, della Regione Siciliana Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana e di Città di Agrigento.

La mostra abbraccia oltre 60 capolavori della scultura e della pittura italiana arrivati ad Agrigento dai più prestigiosi musei civici, regionali e nazionali e da importanti collezioni private.

A Roma tornano a splendere due gioielli della Galleria Corsini

Chiunque si trovi in visita nella capitale in questo caldo weekend di luglio, non dovrà perdere l’appuntamento con due importanti dipinti della collezione delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, freschi di restauro.

Dal 18 luglio al 27 ottobre la Galleria Corsini espone il Sant’Onofrio di Battistello Caracciolo e Il tributo della moneta di Luca Giordano, eccezionalmente accolti nella sede della Galleria.

I due restauri sono stati realizzati dal Laboratorio delle Gallerie Nazionali di Arte Antica grazie ai proventi raccolti con la vendita del Vino Civitas che anche in questa occasione ha rinnovato l’impegno dell’Associazione Civita, in partnership con la Tenuta Caparzo di Montalcino, nel sostenere il restauro di opere del museo particolarmente significative.

Realizzato tra il 1615 e il 1618 da Battistello Caracciolo, uno dei primi seguaci di Caravaggio, il Sant'Onofrio mette in scena gli effetti dell’ascetismo estremo del santo, rifugiatosi per oltre sessant'anni nel deserto, dopo aver ripudiato le sue origini regali. A rendere ancora più cruda la scena è la luce “caravaggesca”.

Il restauro, diretto da Yuri Primarosa ed eseguito da Laura De Vincenzo e Vega Santodonato, ha restituito i valori cromatici al dipinto, oltre a confermare la centralità del disegno nella tecnica di Battistello emersa dalle indagini diagnostiche.

Il Tributo della moneta di Luca Giordano, proveniente dalla collezione Corsini, in deposito esterno al Senato dal 1940, torna adesso negli appartamenti del Cardinale, ricollocata esattamente nella posizione registrata dall’inventario del 1750, dopo un lungo intervento di restauro diretto da Alessandro Cosma ed eseguito da Pilar Grazioli.

Il dipinto raffigura il momento in cui Pietro trova nel ventre di un pesce i denari utili a pagare la tassa per il tempio per lui e per Cristo.

Dopo il restauro tornano a brillare le ricche cromie pensate dal pittore, come il bianco della veste di Cristo o l’azzurro del manto, realizzato con l’uso di lapislazzulo e di smaltino. Emergono invece per la prima volta le tre figure degli apostoli sulla destra e dettagli prima invisibili come lo sfondo del paesaggio, la barca con la vela, il pescatore sulla sinistra.

A Lecce l’Homo ludens di Mario Cresci

Uno tra i più importanti e ricercati fotografi dello scenario nazionale attende i visitatori del Castello Carlo V di Lecce. Dal 26 luglio al 15 settembre la mostra Mario Cresci. Homo ludens esplora la produzione ceramica del territorio leccese attraverso oltre 30 opere fotografiche destinate, in ultimo, al Museo della Ceramica di Cutrofiano. L’homo ludens, indagato da Johan Huizinga nel suo saggio del 1938, crea il suo territorio da esplorare e allo stesso tempo esplora la propria creazione. Il gioco, elemento pre-culturale capace di mettere in relazione le persone, diventa per Cresci uno strumento per avvicinarsi al lavoro dei ceramisti di Cutrofiano, come Pinu Rizzu, che in un solo giorno di lavoro arrivava a realizzare a mano fino ad un centinaio di fischietti di ceramica.

A differenza dell’homo faber, l’homo ludens sembra meno interessato al controllo sulla materia, quanto piuttosto alla possibilità di definire una propria dimensione, una propria sfera di azione dove tutto è possibile, ripetibile e sempre diverso.

Homo ludens nasce come progetto di committenza proposto da linea, con il titolo Spazio Materia Azione, nell’ambito del Bando Strategia Fotografia 2023, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

Una parte della nuova produzione di Mario Cresci è esposta presso il Bastione S. Trinità del Castello Carlo V di Lecce, con una mostra che racchiude fotografie a colori, documenti d’archivio dalla storica serie Misurazioni e una selezione di fischietti e documenti dal Museo della Ceramica di Cutrofiano. 

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