Argentina, un anno di Milei (vissuto pericolosamente)
- di: Bruno Coletta
A dodici mesi dall’elezione di Javier Milei alla presidenza dell’Argentina, l’Osservatorio Conti Pubblici Italiani (CPI) dell'Università Cattolica, guidato da Giampaolo Galli - già direttore generale di Confindustria e poi parlamentare - e con un report firmato da Gianmaria Olmastroni, traccia un bilancio delle radicali riforme economiche messe in atto. Il report offre una panoramica dettagliata dei cambiamenti profondi che hanno investito il Paese, evidenziando successi e criticità delle politiche economiche di Milei.
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Drastica riduzione della spesa pubblica: il prezzo della stabilità
L’elemento centrale delle politiche di Milei (nella foto) è stato il drastico taglio alla spesa pubblica, ridotta del 28% in termini reali nei primi undici mesi del 2024. “La stabilizzazione fiscale è stata raggiunta a un costo sociale ed economico significativo”, evidenzia il report. I tagli più incisivi hanno riguardato gli investimenti pubblici, che hanno subito riduzioni quasi totali in settori chiave come l’edilizia abitativa (-93%) e l’istruzione (-89%). Anche le pensioni, adeguate solo parzialmente all’inflazione, hanno registrato una contrazione del 19%.
Le liberalizzazioni hanno accompagnato questa contrazione. Il governo Milei ha eliminato i controlli sui prezzi di beni essenziali e dei carburanti, rimosso vincoli agli appalti pubblici e ridotto i costi di licenziamento. Sono state inoltre privatizzate parzialmente o totalmente otto grandi imprese pubbliche nei settori energetico, ferroviario e autostradale.
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Pareggio di bilancio: un traguardo storico
Il risultato più emblematico è stato il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2024, partendo da un deficit del 5,4% del PIL nel 2023. Questo obiettivo è stato raggiunto nonostante la riduzione delle entrate fiscali del 7%. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha riconosciuto il successo di questa politica, stimando una drastica riduzione del rapporto debito/PIL, dal 155,4% al 91,5%.
Tuttavia, le promesse di una sostanziale riduzione delle tasse, definita da Milei come “un furto”, sono state rinviate. Questo ha permesso di mantenere una certa stabilità delle entrate, ma ha limitato l’impatto positivo sulle famiglie e sulle imprese.
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Effetti sull’economia reale: un rimbalzo incerto
L’analisi del report dell’Osservatorio Cpi sottolinea che il Pil reale ha subito un forte contraccolpo nel primo semestre del 2024, con un calo del 4,2%. Tuttavia, il terzo trimestre ha visto un rimbalzo del 3,9%, trainato anche da una ripresa della produzione agricola dopo la fine di una grave siccità. “Questi segnali positivi indicano una potenziale stabilizzazione, ma i rischi rimangono elevati”, afferma Olmastroni.
Anche l’inflazione, che aveva raggiunto il picco del 292% su base annua nell’aprile 2023, ha iniziato a rallentare. A novembre 2024 i prezzi sono aumentati del 2,4% rispetto al mese precedente, portando il tasso annualizzato al 33%. La riduzione dell’inflazione è stata accompagnata da una leggera ripresa dei salari reali.
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Impatti sociali: disoccupazione e povertà in primo piano
Nonostante i segnali di miglioramento macroeconomico, gli effetti sociali delle politiche di Milei restano controversi. Il tasso di povertà, salito al 54,8% nel primo trimestre del 2024, è calato al 38,9% nel terzo, ma il livello resta elevato rispetto agli standard pre-crisi. La disoccupazione, dopo un picco del 7,6% nel secondo trimestre, è tornata al 6,9% nel terzo.
Il report mette in luce le difficoltà iniziali dei cittadini argentini, colpiti da un’inflazione galoppante e da tagli al welfare. Tuttavia, la distribuzione più diretta dei sussidi e la stabilizzazione dei prezzi sembrano aver alleviato parzialmente le difficoltà.
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Una scommessa sul futuro
L’OCSE afferma che l’economia argentina ha subito contrazione del 3,8% nel 2024, ma che sarà seguita da una crescita del 3,6% nel 2025. “Il costo della stabilità è stato altissimo, ma solo il tempo dirà se queste riforme riusciranno a creare una crescita economica sostenibile e inclusiva”, conclude il report.
Javier Milei ha promesso di trasformare l’Argentina in una “potenza economica”. Questo primo anno di governo segna l’inizio di un percorso ambizioso e rischioso, che ha già lasciato un’impronta indelebile sul Paese.