Archeologi, miracolo Pnrr: dopo anni di colpevole trascuratezza, finalmente in Italia gli archeologi sono sempre più richiesti sulla scia dei grandi progetti e di quelli del Pnrr: per la maggior parte donne, in maggioranza liberi professionisti non arruolati nelle Soprintendenze. Oggi, a dieci anni dalla Legge 110/2014 che ne ha riconosciuto la figura professionale, sul mercato c’è più domanda che offerta: ecco i numeri del III Censimento Nazionale condotto dall’Associazione Nazionale Archeologi, che mostra un quadro in controtendenza illustrato all’annuale meeting della European Association of Archaeologists che si terrà a Roma da domani al 31 agosto, ospite dell’Università La Sapienza.
Archeologi, effetto PNRR: per la prima volta, la domanda supera l'offerta
L’indagine ha coinvolto 1080 professionisti italiani sul totale dei 5-6000 archeologi attivi in un Paese che detiene la più alta concentrazione di beni archeologici al mondo. I dati desunti dall’analisi evidenziano una maggioranza femminile, ovvero circa il 65,51%, under 40 al 63% e un alto livello di istruzione: l’88% ha un titolo post laurea o lo sta conseguendo. Oltre il 75%, di cui il 57,34% con Partita Iva, lavora nel privato, come lavoratore autonomo, titolare di impresa o impiegato sia a tempo determinato che indeterminato presso aziende o cooperative. Il 25% rimanente opera nel settore pubblico, di cui soltanto il 17% circa come dipendente, e con un’altra novità rispetto ai sondaggi precedenti: per chi ha conseguito la formazione specifica, l’attività di archeologo è diventata l’unica, per il 76,47% degli intervistati, oppure quella prevalente per il 57,32% del restante 25%.
Notevole anche la longevità professionale: il 20% dichiara oltre 20 anni di lavoro e solo il 34% circa è sul mercato del lavoro da meno di 5 anni. In evidenza anche l’aumento del fatturato lordo, pari per il 48,57% a circa 18-24mila euro, ma che nella fascia d’età compresa fra i 40 e i 50 anni registra anche compensi di oltre 4000 euro lordi al mese nel 9,32% dei casi.
“Il ruolo dell’archeologo - spiega Marcella Giorgio, neopresidente dell’ANA - è finalmente cambiato grazie al riconoscimento normativo della professione avvenuto nel 2014 e poi con i decreti attuativi del 2019. Sicuramente il Pnrr e i progetti collegati hanno inciso molto in questi anni. Di pari passo c’è stato un aumento della sensibilità dei territori nei confronti dell’archeologia, che è una parte importante del passato ma anche del futuro, con tutte le potenzialità nel campo del turismo culturale, della valorizzazione, della comunicazione. Siamo diventati una professione utile per ogni progetto quanto quelle degli architetti, degli ingegneri e dei geologi. Adesso, la professione deve entrare in una fase di maturità con un ordine professionale, garanzie per le tariffe e un miglior welfare”.