Il sistema carcerario italiano è di nuovo sotto pressione. A lanciare l’allarme è l’associazione Antigone, che da anni monitora le condizioni di detenzione nel Paese. Secondo il rapporto aggiornato a fine giugno, le carceri italiane ospitano attualmente 62.728 persone, a fronte di una capienza regolamentare fissata a 51.276 posti. Il tasso di sovraffollamento medio ha raggiunto il 134,3%, con punte ancora più alte in alcuni istituti. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, i detenuti sono aumentati di oltre 1.200 unità, segno di un progressivo ritorno alla saturazione del sistema dopo il calo temporaneo dovuto alla pandemia.
Antigone lancia l’allarme su carceri sovraffollate e suicidi: “Sistema al collasso”
Antigone denuncia come alcune regioni, tra cui Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia, stiano registrando livelli di sovraffollamento ormai insostenibili. In diverse strutture si superano i due detenuti per cella, con evidenti ripercussioni sulla qualità della vita, sull’igiene, sull’accesso alle attività trattamentali e sulla sicurezza interna. In particolare, alcune carceri come Poggioreale a Napoli, Regina Coeli a Roma e San Vittore a Milano continuano a essere sorvegliate speciali per la quantità di segnalazioni ricevute. “Non si può parlare di rieducazione quando i diritti minimi non sono garantiti”, scrive Antigone nel documento inviato al Ministero della Giustizia.
Cresce il numero dei suicidi: 45 morti da gennaio a oggi
Ma il dato più drammatico è quello dei suicidi. Dall’inizio del 2025 sono già 45 le persone detenute che si sono tolte la vita. Un bilancio tragico, che riporta d’attualità un fenomeno spesso sottovalutato nel dibattito pubblico. Secondo Antigone, il suicidio in carcere è sempre il risultato di una concatenazione di fattori: isolamento, condizioni materiali degradanti, carenza di supporto psicologico e inadeguatezza della risposta istituzionale. Il tasso di suicidi in carcere resta significativamente più alto rispetto alla popolazione generale, segnale che la sofferenza psichica dietro le sbarre non trova risposte adeguate.
L’associazione: “Occorrono misure strutturali, non solo emergenziali”
Antigone chiede interventi immediati ma anche di medio periodo. Non basta, secondo l’associazione, prevedere l’ampliamento dei posti letto o la ristrutturazione degli edifici esistenti. Serve piuttosto una riforma dell’esecuzione penale che alleggerisca il peso della detenzione sulle carceri, puntando su pene alternative, giustizia riparativa, misure di comunità e reinserimento. Inoltre, viene sottolineata la necessità di investire in personale qualificato: psicologi, educatori, mediatori culturali e assistenti sociali, oggi gravemente insufficienti. “Le carceri non possono essere il contenitore della marginalità sociale – si legge nel report – ma devono tornare a essere luoghi in cui lo Stato esercita la sua funzione educativa e costituzionale”.