Dimissioni, crollo in Borsa e dossier governance: con Pablo Isla alla presidenza e Philipp Navratil al timone, il colosso svizzero deve scegliere tra snellire il perimetro o rilanciare su scala globale.
Una crisi che rompe il mito della stabilità
In due settimane la casa di Vevey ha visto cadere il suo amministratore delegato e poi il presidente. Laurent Freixe è stato licenziato per una relazione non dichiarata con una dipendente diretta, in violazione del codice etico; il board ha nominato al suo posto Philipp Navratil, fino a ieri uomo chiave di Nespresso. Paul Bulcke ha poi annunciato l’uscita anticipata dalla presidenza: dal 1° ottobre subentra Pablo Isla, ex numero uno di Inditex. I fatti, per tempi e portata, hanno scosso uno dei simboli dell’industria europea.
Il nodo governance scritto nelle leggi svizzere
Chi si chiede perché il cda non abbia “semplicemente” sostituito il presidente in corsa deve guardare a Berna: la “iniziativa Minder” del 2013 ha tolto ai consigli la facoltà di nominare o destituire il proprio presidente, trasferendola agli azionisti; la riforma del 2020 ha consolidato l’impianto, eliminando i rinnovi automatici. Tradotto: i margini di manovra del board sono più stretti e la pianificazione della successione è complessa.
Il test dei mercati: prezzo, fiducia e pazienza
Il titolo Nestlé gravita intorno ai 71–75 franchi a settembre, molto sotto i picchi di due anni fa; il segnale è di fiducia sotto esame e attesa per il piano del nuovo management. “Dobbiamo essere migliori, più intelligenti e più veloci”, ha scritto Navratil nel suo primo messaggio pubblico ai dipendenti. Parole che suonano come promessa e scadenza.
I conti e le promesse rimaste appese
La stagione Freixe si era aperta con target di efficienza e un programma di tagli ai costi nell’ordine di miliardi entro il 2027, accanto a più investimenti in marketing e un perimetro più focalizzato. Ma il rallentamento post-pandemia, la fatica dei consumatori colpiti dall’inflazione e la crescita organica modesta hanno eroso l’entusiasmo. Ora toccherà a Navratil e Isla decidere se confermare quella traiettoria o riscriverla.
La domanda strategica: restare “conglomerato” o diventare più snelli
Il settore ha già dato risposte nette: negli ultimi anni Unilever, Danone, Reckitt hanno venduto categorie a minore crescita per concentrarsi su portafogli più rapidi e redditizi. Per Nestlé l’interrogativo è simile: mantenere l’ampiezza che va dal cioccolato alla petfood, dalla nutrizione ai surgelati, oppure cedere asset non sinergici e rimettere capitale sui marchi “core”. La linea Isla è attesa su questi punti: gli investitori chiedono cessioni selettive e un board più dinamico.
La nuova coppia al comando
La staffetta Bulcke→Isla allarga il perimetro dell’indipendenza: per la prima volta dal 2005 la presidenza va a un leader non cresciuto dentro la casa madre. Navratil, 49 anni, porta il pedigree di chi ha lavorato dentro business ad alta velocità (caffè porzionato) e promette metodo operativo asciutto. “Cosa può fare ciascuno di noi per rendere Nestlé migliore, più intelligente e più veloce?”, ha rilanciato il nuovo CEO. L’appuntamento ora è con il suo primo piano esecutivo.
Cosa guardare nei prossimi 100 giorni
- Messaggio al capitale: guidance aggiornata su crescita organica e margini 2025-2026.
- Portafoglio: possibili dismissioni mirate e criteri per valutare “non core”.
- Capitale: disciplina su leva e buyback alla luce del quadro tassi.
- Cultura interna: applicazione rigorosa delle norme su conflitti e disclosure, dopo il caso Freixe.