Sequestro record da 120 milioni per Amazon, accusata di frode fiscale

- di: Redazione
 
Continua la crociata della procura della repubblica di Milano nell'ambito del settore della logistica, che, ad oggi, ha portato a sequestri che, colpendo importanti protagonisti di questa attività (tra i quali Dhl, Uber, Ups e Shenker), ha comportato sequestri per un ammontare di 600 milioni di euro, diretta conseguenza di 21 inchieste.
Oggi la mannaia di pm si è abbattuta su Amazon Italia Transport nei cui confronti è stato eseguito un provvedimento di sequestro per più di 120 milioni, frutto della contestazione di frode fiscale per le modalità con le quali i lavoratori incaricati delle consegne di merce, formalmente autonomi, sarebbero indirizzati a destinazione grazie ad una ''regia'' centralizzata. Si tratta di una serie di accertamenti compiuti sui meccanismi delle consegne del cosiddetto ''ultimo miglio'', quelle che riguardano il tratto dal magazzino, da dove esce il prodotto scelto online dal cliente, alla consegna all'indirizzo scelto dal compratore.

Sequestro record da 120 milioni per Amazon, accusata di frode fiscale

Stiamo parlando, si ribadisce, non di dipendenti diretti del gigante del commercio online, ma di ''fornitori di servizi'' che, prima di diventare tali, devono affrontare un investimento - da 10 a 25 mila euro - grazie al quale costituire una società a responsabilità limitata, appositamente creata per le consegne dal magazzino al cliente. Ma il sogno, alimentato dall'accattivante pubblicità di Amazon, resta appunto tale perché non si ''dirige un team'', ma si diventa pedina di un sistema che viene diretto da un algoritmo, il software gestionale di AIT-Amazon Transport.

Il software, avendo il quadro generale della situazione, momento per momento, organizza il lavoro dei ''padroncini'', imponendo, dicono i pm milanesi, ''su ciascun dipendente un controllo diretto in ordine alla corretta esecuzione delle direttive veicolate dallo strumento informatico, con esercizio diretto da parte di AIT di poteri di datore di lavoro anche nei confronti di addetti che formalmente non sarebbero alle proprie dipendenze''.
Il riferimento è alle cooperative serbatoi di manodopera che fatturano ad Amazon, ma solo dopo essere passate per quelli che vengono definiti ''consorzi-filtro'', cioè fornitori di primo livello.
Il meccanismo messo in piedi per la procura è stato reso possibile anche dalla vischiosità, fiscale e contributiva, che spesso si registra nelle cooperative di secondo livello. Con il ''conseguente fraudolento risparmio in termini di carico fiscale e contributivo si avvantaggia chi sta al vertice della struttura piramidale'', mettendo quindi Amazon Italia Transport nelle condizioni di ''agire nel mercato con prezzi competitivi'', manovrando autisti come se fossero dipendenti diretti, ma senza che ad essa siano legati da un contratto di assunzione o semplicemente di ingaggio. Quindi, per i pm, la tanto sbandierata autonomia operativa del singolo fornitore rispetto all’oggetto della prestazione attesa, non esiste.

Di contro, esiste invece ''un’unica entità economica, diretta, gestita ed organizzata sotto tutti i profili da AIT stessa, che esercita i determinanti poteri del datore di lavoro interagendo con il personale addetto alle consegne 'di ultimo miglio' anche con le ulteriori denominazioni di Amazon Logistics o Amazon Prime''.
Il sequestro è preventivo (che riguarda gli anni dal 2017 al 2022), motivato dalle normali esigenze cautelari, tenuto anche conto che Amazon ''non risulta avere ad oggi adottato alcun presidio né alcuna diversa modalità di gestione finalizzata ad interrompere gli effetti illeciti del meccanismo fraudolento, che la vede direttamente coinvolta nel preminente ruolo di soggetto committente e diretto beneficiario sia delle prestazioni svolte in suo favore dai singoli lavoratori, sia degli indebiti ed ingenti indebiti vantaggi patrimoniali conseguiti in danno dell’Erario''.

Secondo la procura milanese, inoltre, Amazon Italia Transport srl - oltre a essere ''priva di qualsiasi presidio idoneo a selezionare i fornitori dei servizi di logistica in modo da evitare che gli stessi siano meri serbatoi di personale" - ''da azienda leader nell’ambito della grande distribuzione organizzata, abusa dei benefici offerti dal sistema illecito, neutralizzando il proprio cuneo fiscale mediante l’esternalizzazione della manodopera e di tutti gli oneri connessi. Ciò comporta l’utilizzo di fittizi contratti d’appalto per prestazioni di servizi che, invero, dissimulano l’unico, reale oggetto del negozio posto in essere tra le parti, ossia la mera somministrazione di personale effettuata in violazione delle norme che ne regolamentano la disciplina”.

In una nota a firma del procuratore capo di Milano, Marcello Viola, viene spiegato che ''le ipotesi investigative riguardano una complessa frode fiscale derivante dall’utilizzo da parte della beneficiaria finale del meccanismo illecito di fatture per operazioni giuridicamente inesistenti a fronte della stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera, in violazione della normativa di settore, che ha portato all’emissione e al conseguente utilizzo dei falsi documenti”. Dalle inchieste sono emerse vicende delle stesso profilo in cui lavoratori sono stati costretti a passare da una società all'altra dalle quali erano formalmente assunti - società "filtro" o consorzi - e lasciati sempre senza contributi previdenziali e assistenziali.

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