Agcom: stampa in crisi, tv stabile, cresce la radio. Tlc centrali per economia

- di: Barbara Bizzarri
 

Giacomo Lasorella, presidente di Agcom, durante la Relazione Annuale al Parlamento ha trattato i temi più urgenti nel settore delle tlc: innanzitutto, il valore stesso del settore, l’esigenza di regolamentare l’attività degli influencer, la questione sempre attuale del copyright. E poi, l’andamento del comparto editoriale negli ultimi anni, con il calo della carta, la tenuta della tv e la crescita della radio. “Si fanno ancora sentire gli effetti del Covid e dell’invasione russa dell’Ucraina ma non si è arrestato il processo di trasformazione e le due crisi hanno evidenziato la centralità delle tlc per lo sviluppo economico”, ha spiegato Lasorella a proposito del comparto delle telecomunicazioni.

Agcom: stampa in crisi, tv stabile, cresce la radio. Tlc centrali per economia

Le risorse si sono ridotte per “la forte pressione concorrenziale in presenza del grande dinamismo innescato dalle innovazioni tecnologiche: il mercato vale 27 miliardi euro, con una flessione del rapporto fra margine lordo e ricavi; la riduzione delle risorse ha effetti negativi sugli investimenti, che sono superiori al 25% sui ricavi ma si riducono in misura non marginale in termini assoluti” ha aggiunto ricordando anche la riduzione degli addetti diretti del settore “di mille unità per circa 56mila addetti a fine 2022”.

Il mercato delle tlc “si è caratterizzato da processi di riconfigurazione dei vari player: penso alla fusione delle attività retail di Linkem e Tiscali, all’ingresso di nuovi operatori, come Poste Pay nella rete fissa e consolidamento di soggetti da altri settori, penso a Sky”. Lasorella ha menzionato la “grande trasformazione della rete fissa: si deve alle nuove modalità di comunicazione, di organizzazione del lavoro e di consumo dei media, penso in particolare allo streaming di contenuti video che almeno della pandemia in poi caratterizza l’esperienza di tutti noi. Negli ultimi 5 anni le linee fttc e ftth dal 36% sono passate a quasi il 70% degli accessi complessivi anche se permangono, come in passato, non marginali differenze territoriali”.

Il mercato della telefonia mobile si conferma anche nel 2022 altamente concentrato dal punto di vista concorrenziale con tre principali operatori che, con quote tra loro relativamente equivalenti (comprese tra il 29,5% di Tim ed il 26,1% di Vodafone), rappresentano poco meno dell’85% del mercato.
Nel 2022, “Tim, Vodafone e WindTre abbiano perso nel complesso 2,2 punti percentuali (2,9 se si considera il solo segmento residenziale) a vantaggio di Iliad (+1,4 punti percentuali) e degli Mvno (+0,7 punti percentuali)”. A questo proposito, è stato inevitabile un riferimento al progetto di scorporo della rete di Tim, per cui Lasorella ha auspicato un riassetto in tempi brevi. “L’azione del regolatore è stata condizionata dall’incertezza dei riassetti proprietari e strutturali dell’operatore dominante ancora in corso”, ha segnalato, ricordando che comunque l’Authority ha proceduto alla definizione dei prezzi all’ingrosso e “nel protrarsi dell’incertezza, è stata avviata una nuova analisi coordinata per gli anni 2024-2029, con la speranza che in tempi brevi si arrivi a un quadro prospettico definito”.

Massima attenzione è stata posta al rapporto tra la Rete e l’informazione online e alla regolamentazione di contenuti per tutelare soprattutto i più piccoli: “I motori di ricerca, i social network e le piattaforme di condivisione di video gestiti dai grandi player globali costituiscono veri e propri gatekeeper di accesso all’informazione in rete, non solo per i cittadini, ma anche per gli editori online, che sempre di più dipendono da essi per raggiungere gli utenti. Una situazione che richiede un costante e sistematico monitoraggio, nonché l’adozione di iniziative, anche di tipo regolamentare, finalizzate ad accrescere la trasparenza del sistema dell’informazione online e ad assicurare una più efficace tutela dei minori”.

Con riferimento allo scenario dei media, Lasorella ha segnalato come, a fronte di una sostanziale tenuta della tv e della crescita del settore radio, il comparto editoriale (stampa quotidiana e periodica) sia tuttora in crisi, tanto da parlare di un “declino strutturale”. Infatti, nel 2022 i dati relativi alla vendita dei quotidiani indicano una ulteriore riduzione della diffusione totale delle copie cartacee pari al 9,7%, e soltanto parzialmente compensata dall’incremento delle vendite degli abbonamenti digitali individuali, che segnano un +4,2% rispetto all’anno precedente.

Il nuovo decremento dei ricavi derivanti dalla raccolta pubblicitaria fa segnare, rispetto al precedente esercizio, una riduzione pari al 6,3%. Per quanto riguarda le quote di mercato, nel 2022 il gruppo Gedi, controllato da Exor dall’aprile del 2020, rimane il primo operatore in termini di ricavi complessivi (24,4%) seguito dal gruppo Cairo Communication/Rcs Mediagroup con il 22,4%. I due gruppi aggregano rispettivamente una quota pari del 16,9% e al 17,6% di tutte le copie stampate a livello nazionale e utili per la distribuzione, al di sotto quindi del limite, pari al 20%, previsto dalla normativa vigente.

Il deciso calo (-61%) delle copie cartacee dei quotidiani negli ultimi dieci anni (2013-2022), ha sottolineato Agcom, “va contestualizzato rispetto al cambiamento del prodotto editoriale rappresentato dal giornale quotidiano, che già da diversi anni, soprattutto a opera dei grandi gruppi editoriali, si è trasformato in una offerta di contenuti e servizi multimediali all’interno di un sistema estremamente complesso”.

D’altronde, “è su questa stessa necessità, avvertita anche dal mercato, che si è concretizzato il processo di fusione tra Audiweb e Audipress che ha dato vita nel marzo 2023 al Jic – Joint Industry Committee denominato Audicom. L’obiettivo primario della società è infatti quello di realizzare e offrire al mercato una ricerca integrata sulla fruizione di contenuti multimediali, editoriali e pubblicitari via Internet e mediante giornali quotidiani e periodici”.

Il settore tv, dal punto di vista economico, si stima che nel 2022 sfiori, nel complesso, gli 8 miliardi di euro, poco meno rispetto al 2021 (-0,3%). Questa sostanziale tenuta “è il risultato del bilanciamento di tendenze contrapposte delle diverse tipologie di ricavi, per cui l’andamento negativo della raccolta pubblicitaria, che perde il primato tra le fonti di finanziamento del mezzo (rappresentando il 37% del totale), e delle offerte a pagamento su digitale terrestre e satellite è compensato dall’incremento del canone e, soprattutto, dalla decisa crescita della componente online della tv a pagamento”.

I primi tre operatori nel settore televisivo detengono ancora il 73% delle risorse complessive. Rai, come nel 2021, occupa la prima posizione (con una quota prossima al 30%), davanti a Comcast/Sky (23%), che continua a scontare il decremento dei ricavi da vendita di abbonamenti. Fininvest, attiva nel settore mediante le società del gruppo Mfe -Mediaset, mantiene il terzo posto (detenendo circa il 20% del totale degli introiti televisivi).

Tra i restanti operatori, anche in ragione dell’attrattività dei contenuti premium (quali film, serie tv, eventi sportivi come il campionato di calcio di Serie A o la Champions League) che compongono le proprie offerte, aumenta sensibilmente l’incidenza delle piattaforme online (tra cui Netflix, Dazn, Tim, Disney+, Prime Video), che guadagnano porzioni di ricavi, arrivando a rappresentare congiuntamente il 17% delle risorse economiche del settore televisivo (+5 punti percentuali rispetto al 2021).

Nel contempo, si registra un’ulteriore “crescita dei ricavi, dell’offerta e del numero di abbonati dei servizi Video on demand, offerti su piattaforme internet. L’espansione delle nuove modalità di fruizione dei contenuti audiovideo è particolarmente significativa soprattutto per le nuove generazioni, peraltro in una prospettiva sempre più crossmediale”, ha rilevato. “Queste tendenze hanno effetti molteplici, investendo le dinamiche concorrenziali, la protezione dei consumatori e anche la tutela dei principi del pluralismo”. “In tale prospettiva, ha rimarcato, esse richiedono un sempre maggiore allineamento delle tutele e, più in generale, delle regole, rispetto a quelle previste per il settore audiovisivo tradizionale”.

Per la radio, nel 2022, cresce il numero degli italiani che ascoltano le trasmissioni radiofoniche fuori di casa (+5% in un anno), e in particolare durante i tragitti in automobile rispetto ad altri luoghi di ascolto. Si riduce invece l’ascolto domestico (-12,2%) e quello ibrido (sia fuori che dentro la propria abitazione, -1,1%). La leadership in termini di ricavi complessivi del settore è tuttora detenuta da Rai, concessionaria del servizio pubblico, che consegue una quota del 23,1% nel 2022, in lieve aumento su base annua (0,3 punti percentuali). Al secondo posto, si colloca Fininvest (operante nel settore tramite le società del gruppo Mfe-Mediaset), le cui entrate nel mezzo radiofonico presentano un’evoluzione in crescita nel 2022, arrivando a rappresentare il 16,1% dei ricavi totali. Segue Gedi, con entrate radiofoniche pari al 9,2% delle risorse complessive (-0,9 punti percentuali). Il Gruppo 24 Ore vede incrementare i propri introiti radiofonici del 14,7% e del corrispondente peso (+0,4%) mentre, per gli operatori collocati nelle posizioni successive, si riscontrano dinamiche opposte.

In particolare, il Gruppo Rtl 102.5, con un peso dell’8,7% dei ricavi totali, registra una contrazione (-0,6 punti percentuali); mentre il Gruppo Radio Dimensione Suono e Radio Italia, rispettivamente con il 7,4%, e il 2,8% delle entrate, presentano delle riduzioni più contenute delle quote (rispettivamente -0,3 e -0,2 punti percentuali).

La restante parte delle entrate del comparto (oltre un terzo del totale) presenta un’evoluzione in sostanziale stabilità nel 2022 ed è caratterizzata dall’offerta di tre emittenti nazionali, riconducibili al Gruppo Kiss Kiss (Radio Kiss Kiss), alla società Centro di Produzione (Radio Radicale) e all’Associazione Radio Maria (Radio Maria), nonché da numerose emittenti radiofoniche locali con pesi ancora più contenuti sulle risorse complessive. Il contesto macroeconomico non ha favorito la piena ripresa del mezzo radiofonico, che, considerando esclusivamente la fruizione tradizionale dello stesso (su rete Fm e su Dab, Dab+ e Dmb-Vr), ha perso numerosi ascoltatori negli ultimi 5 anni e, sotto il profilo dei ricavi, fatica a ritornare ai livelli del 2019.

Tra gli argomenti fondamentali, anche le auspicate nuove regole per la par condicio: “L’Autorità ha avviato una consultazione pubblica per sottoporre alle medesime regole della par condicio anche le sezioni televisive delle testate online. Agcom si propone inoltre di inviare una segnalazione al Governo e al Parlamento per evidenziare come le trasformazioni dei modelli di creazione e di fruizione dell’offerta televisiva, nonché l’espansione dei social network, abbiano modificato profondamente la realtà fotografata e normata dalla legge del 2000 e come sia quindi necessario un aggiornamento delle regole vigenti per garantire un effettivo pluralismo informativo”.

Lasorella ha quindi menzionato la regolamentazione sul copyright, compreso il ddl antipirateria approvato di recente. “L’Autorità, nel mese di dicembre 2022, ha avviato una consultazione pubblica avente ad oggetto alcune modifiche al regolamento del 2013 a tutela del diritto d’autore online intese a contrastare in maniera ancora più efficace i fenomeni di pirateria degli eventi sportivi live. La legge appena approvata rafforza ancor di più il ruolo dell’Agcom in questo settore nevralgico, confermando il percorso intrapreso ed estendendolo a tutti gli eventi live”.
“La possibilità di intervenire entro trenta minuti dalla segnalazione introduce, con la irrinunciabile e fondamentale collaborazione degli ISP attraverso una piattaforma tecnologica ad hoc, ha evidenziato, uno strumento di contrasto effettivo alla pirateria digitale che mette il nostro Paese all’avanguardia nella tutela del copyright sulla scorta di quanto auspicato anche recentemente dalla Commissione europea”.

L’applicazione del Digital Services Act “sarà la nuova sfida nella seconda parte della consiliatura. E’ in corso un interlocuzione del governo affinché Agcom sia designata quale coordinatore dei servizi digitali a livello nazionale: occorre prepararsi per tempo anche attraverso un’adeguata dotazione di risorse”, ha ricordato Lasorella.
“La tecnologia corre estremamente veloce e la regolazione le arranca dietro; l’Europa sta tentando di tenere passo, o di accorciare le distanze” aggiunge e, in quanto presidente di Erga, l’organizzazione che riunisce i regolatori europei, “vedo le grandi capacità italiane, penso al provvedimento su Dazn, che hanno aperto nuove strade  diventate un modello in Europa”, ha aggiunto.

In un passaggio della Relazione, Lasorella ha parlato anche del ruolo degli influencer, ricordando come di recente sia stata avviata una consultazione pubblica “per valutare le misure idonee a garantire il rispetto da parte degli influencer delle disposizioni normative e regolamentari analoghe a quelle previste per le televisioni, anche al fine di favorire una maggiore trasparenza e consapevolezza da parte dei cittadini”.

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