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Affitti brevi, Giorgetti smussa gli angoli: «Non è una norma punitiva»

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Affitti brevi, Giorgetti smussa gli angoli: «Non è una norma punitiva»

La norma sugli affitti brevi entra in Parlamento e con essa anche la prima vera prova di coesione della maggioranza sulla manovra. Giancarlo Giorgetti sceglie la linea della calma apparente: «Non è una norma punitiva. L’Aula potrà migliorarla». Una frase che contiene l’essenziale: il governo non blinda, lascia spazio agli emendamenti. E soprattutto rimanda la soluzione alla politica interna della coalizione.

Affitti brevi, Giorgetti smussa gli angoli: «Non è una norma punitiva»

Nessuno alza la voce, ma il nervo è evidente: nel centrodestra non c’è un’unica idea di “affitto breve”, né del soggetto da proteggere. Per una parte della maggioranza l’intervento è già troppo intrusivo; per un’altra è ancora troppo debole. Il ministero dell’Economia prova a rimanere nel mezzo: “equilibrio”, “non penalizzare”, “capire chi favorire”.
Sono formule che rivelano più di quanto nascondano: la decisione politica non è maturata, è demandata.

Proprietari o residenti? La domanda che divide
Il punto non è tecnico. È la definizione dell’interesse pubblico.

C’è chi difende l’extra-reddito dei proprietari, soprattutto nei centri turistici.

C’è chi chiede tutela per chi cerca casa e non la trova.

La misura è la stessa, le letture sono opposte. Giorgetti tiene insieme le due linee senza sceglierne una del tutto: il negoziato passa agli emendamenti.

La “porta aperta” del ministro
Il ministro lo dice esplicitamente: «Il Parlamento può migliorare la norma». È il segnale che, se la mediazione dovrà farsi politica, il Mef non farà muro. Significa anche che i gruppi parlamentari potranno intestarsi la correzione, trovando il proprio perimetro identitario dentro la manovra.
È un equilibrio delicato: chi corregge si assume la titolarità dell’indirizzo. Chi non corregge certifica lo status quo.

Il punto cieco: il perimetro del “piccolo”
La frattura passa dalla definizione di “piccolo proprietario”. Per alcuni è chi affitta un secondo immobile e vuole integrazione del reddito; per altri è il cittadino che resta escluso dal mercato residenziale. Due “piccoli” diversi, entrambi reclamati come legittimi dalle forze che compongono la maggioranza. La norma, così com’è, non decide. Ma dovrà decidere in Aula.

Una maggioranza che evita lo scontro, ma non lo supera
La scelta lessicale – norma non “punitiva” – non è casuale. Indica che c’è chi la vive come tale. È lo stile dello scontro che non si nomina, perché dichiararlo significherebbe aprire una frattura pubblica. La distanza resta, ma viene trattata come fisiologica, quasi procedurale.

Il vero passaggio è parlamentare
La misura diventa così un contenitore politico: chi riuscirà a modificarla, guiderà la linea della coalizione sul terreno fiscale più sensibile alla vita quotidiana delle città. Non è solo questione di aliquote: è questione di priorità. Il governo per ora tiene il testo “neutro”. L’Aula deciderà se deve pendere, e verso dove.

La partita non è esplosiva, ma è già in corso. È lo scontro che non si dichiara, ma che determina i rapporti di forza.

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