Acciaio, Ufficio Studi siderweb: "Produzione bassa e mercato debole"

- di: Barbara Leone
 
Il mercato dell'acciaio sta patendo dal punto di vista produttivo a livello globale. In particolare, in Ue l’output di acciaio è in calo da 17 mesi consecutivi; in Italia, lo è stato in 15 degli ultimi 17. Non si è registrata una grande differenza nell’andamento di prodotti lunghi e piani, segno che “è un problema di mercato, non di prodotto”. Quanto alla bilancia commerciale italiana nel settore siderurgico, oggi siamo sui minimi delle importazioni nette da inizio 2021: “Il mercato è bloccato non solo da parte dell’offerta, ma anche della domanda. Stiamo chiamando poco materiale dall’estero”.

Acciaio, Ufficio Studi siderweb: "Produzione bassa e mercato debole"

Ormai da mesi il consumo di acciaio si sta raffreddando. Lo ha spiegato il responsabile dell’Ufficio Studi siderweb, Stefano Ferrari, nel corso del webinar Mercato & Dintorni, con il quale siderweb ogni primo martedì del mese fa il punto sulla congiuntura siderurgica; oggi ci si è concentrati sulle materie prime. Stando agli ultimi dati disponibili, gennaio e febbraio 2023 sembrano in controtendenza con lo scenario delineato, perché le importazioni di materie prime siderurgiche sono aumentate rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, ma questa crescita potrebbe essere stata frutto “dell’apertura di una peculiare finestra di mercato e di particolari condizioni favorevoli, che poi molto probabilmente si sono ridotte”.

Inoltre, “i prezzi sono in calo. La situazione è ancora delicata e non credo che ci siano inversioni di rotta in vista almeno fino all’estate”. Per quanto riguarda il rottame, nel primo bimestre dell’anno l’import è aumentato di 60mila tonnellate (+7%) rispetto allo stesso periodo del 2022. Circa 130mila tonnellate sono arrivate dalle Americhe (Usa e Venezuela soprattutto), “fornitori quantomeno originali per il mercato italiano” ha spiegato Ferrari. L’export è cresciuto del 2%. Ancora un aumento, dunque, dopo che “l’anno scorso era stato toccato il record storico di 800mila tonnellate”. In dettaglio, la Turchia ha aumentato ancora gli acquisti di rottame italiano, coprendo il 53% del mercato. L’India ha volumi bassi, ma che sono risultati in crescita del 170%; la Germania ha segnato un +125% e l’Austria +100%.

Sempre tra gennaio e febbraio, p cresciuto anche l’import nazionale di ghisa: +6% in termini tendenziali. La Russia resta il maggiore fornitore, con una quota di mercato del 68%: i volumi sono aumentati del 33%. Inoltre, nel periodo, l’import dal Sud Africa è cresciuto del 250%, quello dall’Ucraina è calato del 72%. L’export, che ha volumi molto risicati, è aumentato del 30%. Stesso discorso per l’import di ferroleghe, che a gennaio e febbraio di quest’anno è aumentato del 10%: è l’unica materia prima tra quelle analizzate i cui volumi sono superiori a quelli registrati nel 2022, ma sotto quelli del 2021. Gli arrivi dall’Ue a dagli altri Paesi europei sono calati del 30%; in compenso, si è registrato un aumento del 66% dall’Asia (pressoché dipendente dall’India, +80%), che diventa il maggior fornitore nazionale con 47mila tonnellate. L’export è calato dell’11%, soprattutto quello verso l’Europa. Il principale mercato, la Germania, è sceso del 30%, l’Austria del 4% e la Francia del 15%.

"Appare piuttosto chiaro che oggi alle acciaierie non serve il rottame – ha sintetizzato Così ha sintetizzato l’amministratore di Cometfer (Ve), Roberto Guardafigo -. Il primo trimestre dell’anno è stato in linea con l’andamento del 2022. Anche a marzo e aprile si è lavorato abbastanza bene. I problemi sono arrivati a maggio, quando il mercato si è fermato. Abbiamo una visibilità molto corta. Forse i produttori hanno adottato uno “stop & go” produttivo. Di certo, in questo momento, di rottame ce n’è in esubero". Quanto ai prezzi del rottame, negli ultimi 5 mesi si sono persi in media 100 euro la tonnellata; di questi, «80 solo a maggio e qualcosa è già stato lasciato sul terreno anche a giugno. Speriamo di essere arrivati alla fine di questa discesa”.

Quanto alla ghisa, “i primi 3 mesi dell’anno sono stati abbastanza buoni. Le fonderie hanno lavorato; anche la ghisa da affinazione è stata venduta. Non si può dire che i pronostici negativi di fine 2022 si siano realizzati, anzi siamo stati tutti positivamente sorpresi da questo primo trimestre – ha dichiarato Cinzia Vezzosi, vicepresidente di Assofermet ed Euric -. Poi, è cominciata una fase di discesa, anche perché c’è molta disponibilità. Inoltre, i magazzini sono particolarmente pieni e, seconda motivazione, sono stati caricati a prezzi alti. Nel prossimo futuro probabilmente ci sarà ancora qualche discesa sul prezzo, ma non verticale e non dovremmo essere lontani dal bottom price”.

Infine, il mercato delle ferroleghe “non è stato molto brillante nel 2022: abbiamo registrato un calo molto deciso nel secondo semestre, che si è protratto anche nel primo trimestre del 2023 - ha spiegato Gianmichele Foglia, direttore commerciale di Metalleghe (Bs) -. Negli ultimi 9 mesi ci sono state riduzioni importanti dei prezzi; certo, si erano raggiunti livelli non sostenibili, ma speravamo in una discesa più lenta. Ora, nel secondo trimestre, la curva sta un po’ respirando. Vedo un quarto trimestre di rilancio, che poi dovrebbe progressivamente aumentare nel 2024”.

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