ZerbiNo
- di: Barbara Leone
Si vive di sogni, e io ho un grande sogno: abolire l’autotune! Ok: ci sono cose ben più importanti. Ma gli amanti della musica mi perdoneranno, e capiranno la mia insofferenza. Non se ne può più. Perché sono anni oramai che il mainstream vuole farci passare per grandi artisti ragazzuoli che non hanno né arte né parte. Con lei, l’arte, totalmente assente da ogni orizzonte: zero talento, zero studio, zero gavetta, zero voce. Sì: la voce. Quella che, guarda un po’, per un cantante dovrebbe far la differenza. Perché salvo rari casi, uno su tutti Lucio Battisti che pur non avendo una gran voce era un mostro di genialità, se scegli di fare il cantante come minimo devi saper cantare. E senza l’aiutino da casa. Ora va bene: a volte l’autotune ci può anche stare, soprattutto quando si parla di effetti, sfumature et similia. Ma la verità è che nella stragrande maggioranza dei casi questo software viene utilizzato solo ed esclusivamente per correggere l’intonazione. Detto in soldoni: trasforma l’interpretazione in un colossale bluff. E così pseudocantanti stonati come campane, senza una voce decente e senza lo straccio di un talento (vero, non reality) vengono innalzati a star alla stregua di artisti come Fossati, Finardi o chi vi pare a voi.
Gente che avrà pure 70 anni suonati, ma che a questi li asfalta in un nanosecondo. E dire che un tempo il buon Jannacci, altro artista geniale ma non dotato certo di un’ugola d’oro, si lamentava che la musica veniva fatta tutta con la batteria perché così la ritmica predominava su tutto. Chissà che direbbe oggi, che su cento canzoni novantanove vengono fatte coi campionamenti e con l’autotune e quasi sempre con dei testi che dire mediocri è fargli un complimento. Ma purtroppo oramai la mediocrità la fa da padrona (e non solo nella musica, ovviamente) e ci siamo pure assuefatti ad essa. Al punto che non sappiamo più distinguere la buona dalla cattiva musica. O molto più semplicemente, chi canta e chi raglia. Che poi scoprirlo non è poi così difficile: basta assistere ad un live di un qualunque cantantucolo uscito dai cosiddetti talent show per capire che al loro cospetto finanche Pupo sembra Ray Charles. Steccano! Steccano tutti, o quasi tutti, dall’inizio alla fine. Poi però vanno in tv e fanno gli splendidi. E tutto questo non è giusto. E’ scorretto, stop. E’ come il doping nello sport, forse pure peggio perché se un calciatore non sa manco palleggiare si può dopare quanto gli pare ma sempre scarso rimane. Certamente non vincerebbe il Pallone d’oro. Questi qua vincono pure il Festival di Sanremo, che senza autotune finirebbe alle dieci di sera. E difatti nel prossimo Sanremo giovani ben cinque provengono da “Amici”. Chissà perché. E però tutto questo non si può dire.
Perché se ti azzardi a criticarli sei un boomer, sei rosicone, invidioso e non capisci una mazza. Esattamente come è successo a Luca Jurman, vocal coach di razza nonché ex prof di “Amici”, che in un recente post pubblicato sulle sue pagine social ha puntato il dito contro Rudy Zerbi e Anna Pettinelli, attuali prof del programma di Maria (De Filippi, of course) nonchè sfegatati fan dell’autotune. In una delle ultime puntate, infatti, Zerbi e Pettinelli ne avevano rivendicato l’utilizzo, laddove la Lorellona nazionale (Cuccarini, per i più distratti) chiedeva di far cantare i ragazzi in versione nature, come mamma l’ha fatti, senza trucchi e senza inganni. In una parola: senza l’autotune, appunto. Apriti cielo! La Cuccarini, in capa a loro, ha una concezione della musica antica. Jurman peggio me sento, lui si rode d’invidia perché non è più nelle grazie di Maria (sempre quella di prima). E invece Jurman ha semplicemente detto la santa verità. Quella che sta sotto agli occhi, anzi nelle orecchie, di tutti quelli che hanno un minimo di cultura e gusto musicale. E non è nemmeno così difficile rintracciare i motivi di cotanto accanimento: loro fanno tv, e non musica. Della musica non gliene importa un fico secco. Conta lo spettacolo, il reality, gli ascolti ed i guadagni facili. Infondo l’autotune non è altro che lo specchio dei tempi. E’ lo specchio di un depauperamento e di un decadimento assoluto del talento a vantaggio del nulla cosmico, che nella musica è inversamente proporzionale a soldi e popolarità: meno vali, e più sei famoso. Pensateci un attimo: ma perché, restando nell’orbita di “Amici”, la la Celentano può incenerire i ballerini e invece i cantanti non si possono toccare? Fatevi una domanda... nel ballo non girano soldi, o ne girano molto pochi. Fine. La fine, però, è soprattutto quella della musica, relegata oramai a lacchè della tv e del potere dei soliti noti. E trasformata in uno ZerbiNo.