Wanna Marchi, arriva la serie tv: in questo Paese va tutto al contrario

- di: Barbara Leone
 
D’accordo??? Ci ha trapanato per anni il cervello con quest’isterica call to action urlata dagli schermi tv di mezza Italia. All’epoca non c’erano i settecentoquattordicimila canali di oggi, e pur non volendo prima o poi ci si imbatteva nel suo faccione che prometteva di sciogliere i rotoloni di ciccia con una crema miracolosa che l’unica cosa che scioglieva era ovviamente il portafoglio di chi ci cascava con tutte le scarpe. Ma finchè si trattava d’imbrogli per dimagrire facile ci si poteva anche stare. Deprecabile, certo, ma non era né la prima né l’ultima a farlo. E lo faceva anche bene Wanna Marchi, tanto da diventare la regina delle imbonitrici del piccolo schermo. Per certi versi pure simpatica, sicuramente più grintosa e soprattutto ambiziosa degli altri. Ambizione che poi l’ha pian piano trascinata nel baratro della truffa più indegna e vergognosa.

Perché da un certo punto in avanti la Marchi e la figlia Stefania non vendevano più farlocche cremine dimagranti, ma la fortuna a chi fortuna non aveva proprio più. I disperati, che magari avevano un figlio malato o il marito disoccupato da anni. E che ottenebrati dalla disperazione acquistavano da lei numeri al lotto dati per vincenti, pratiche anti malocchio e amuleti portafortuna creati ad hoc da un improbabile mago brasiliano strappato alla carriera di parcheggiatore abusivo, datosi poi alla fuga quando ha visto la malaparata. La vicenda, che oramai risale a vent’anni fa, è a tutti nota: grazie a “Striscia la notizia” Wanna Marchi e sua figlia Stefania vennero arrestate con l’accusa di aver creato un'associazione a delinquere finalizzata alla truffa e all'estorsione. Il tutto con un giro di oltre 32 milioni di euro (circa 65 miliardi di lire) incassati fra il 1996 e il 2001. Alla fine della fiera (giudiziaria e mediatica) le regine delle televendite vengono condannate in via definitiva a nove anni e mezzo di carcere. Ora, a 80 anni appena compiuti e un libro fresco di stampa, a Wanna Marchi è stato dedicato addirittura un docu film. La serie di quattro episodi andrà in onda il prossimo 21 settembre su Netflix. E non solo in Italia, ma  in ben 160 Paesi del mondo.

Manco fosse una fiction, che so, sul Papa. E la domanda nasce spontanea: era proprio necessario? Il docu film, peraltro, dà ampia voce alla Marchi. Che sinceramente non pare affatto pentita, esattamente come la figlia che anche in questo caso risulta simpatica come una zanzara alle due di notte. Come sempre tagliente e grossolana nel linguaggio, la Marchi per esempio rivendica orgogliosamente il suo diritto a prendere per i fondelli la gente. Perché dice (la mettiamo pulita perché la frase esatta è veramente ignobile e volgare) che i cretini si meritano di essere truffati. E che no, loro non hanno fatto nulla di male. Ma sono, poverine, vittime della gogna mediatica. Capito? Le vittime sono loro, non i poveracci a cui hanno rubato soldi su soldi. In un Paese normale due figure infide e losche come queste due pseudosignore meriterebbero, dopo la galera, l’oblio. In Italia si festeggiano gli ottant’anni, si pubblicano libri e si girano serie tv. Ufficialmente l’intento è quello di raccontare un caso che ha fatto scalpore attraverso le testimonianze di tutti, dalle vittime ai carnefici, passando per le figure più significative del nascente mondo delle tv private e delle televendite dell’epoca. Il risultato però è che indirettamente si va a rinnovare la popolarità di una persona che non solo ha fatto soldi su soldi truffando indegnamente tanta povera gente. Ma non gliene frega niente. Anzi, ci manca poco che voglia essere risarcita. E questo arriva: perché questa serie ambigua e inopportuna appare quasi come un risarcimento morale per Marchi e figlia proprio da parte di quei media, nello specifico la tv, che dopo averle portato all’apice del successo le ha messe alla berlina. Non c’è niente da fare: va tutto al contrario in questo Paese. Quale sarà il prossimo passo di danza? La casa del Grande fratello? Un posto di opinionista in tv o di consigliere regionale? A questo punto non ci meraviglia più niente. D’accordo???
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