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Volodymyr e Olena: la guerra patinata

- di: Barbara Bizzarri
 
In uno spettacolo che si rispetti ogni strumento che faccia da cassa di risonanza è vantaggioso: del resto, bene o male purché se ne parli è concetto antico e sfruttato. Eppure, da che mondo è mondo mai si è visto il presidente di una nazione in guerra prestarsi con eventuale consorte a foto patinate per riviste di moda. Mai, fino ad oggi: perché il presidente dell’Ucraina, quello che chiede continuamente armi e denaro all’asse USA/EU, quello che ai summit ci va in t-shirt perché la drammaticità di quanto avviene nel suo Paese non gli permette di allinearsi al dress code istituzionale, lo stesso che ha affermato che “Salvare la democrazia in Ucraina è molto più importante dell'inflazione e delle nostre stupide paure per l'economia”, trova il tempo e soprattutto l’umore adatto, nonostante le drammatiche circostanze che teoricamente è costretto ad affrontare, per posare con la moglie, entrambi ammantati di seta e cachemire davanti all’obiettivo della fotografa, volata appositamente a Kiev, Annie Leibowitz, per una rivista in cui l’advertisement per la borsa più sfigata vale quanto il pil ucraino.

La cover di ottobre inneggerà al loro coraggio, al supremo sforzo di mantenere i riflettori accesi su una narrazione che costa lacrime, sudore e sangue (altrui, ovviamente) e magari sperano perfino di essere presi sul serio. Online gira il video dello shooting: grandi sorrisi, atmosfera décontracté, che eroi a non essere disturbati dal profluvio di bombe e a posare fra le macerie con sommo sprezzo del pericolo: tra i tanti commenti sfavorevoli, quello del politologo americano Ian Bremmer, che su Twitter scrive: “un servizio fotografico di moda in tempo di guerra: cattiva idea”. Forse perché la copertina di Vogue rivela l’hollywoodizzazione di un conflitto di cartapesta, utile quanto lo sono stati quelli in Siria, in Afghanistan, in Iraq, cronache di fallimenti e orrori infiniti. Durante la seconda guerra mondiale, la principessa Elisabeth, futura regina d’Inghilterra, fu fotografata mentre cambiava le gomme dell’auto o svolgeva altre mansioni riservate all’Auxiliary Territorial Service cui era assegnata per dare il proprio contributo al suo Paese, e per comunicare implicitamente uno sforzo comune senza barriere di censo: si pensi anche alla consolazione delle foto di Papa Pio XII, come un angelo con gli occhiali nei quartieri romani devastati dai bombardamenti. Il messaggio del servizio di Vogue, invece, è degno degli attori quali sono, con le loro faccine prima illuminate da grasse risate nel backstage e poi contrite alla bisogna.

Questi milionari coinvolti in una guerra che sta piegando il continente si espongono nella volgarità più becera, mostrando il raggiro colossale che annienterà l’Ucraina e non soltanto, mentre ogni minuto che passa, scandito dal click della fotografa, uomini comuni vengono mutilati o uccisi al fronte, in netto contrasto con l'immagine, studiata nei minimi dettagli, di una leadership avulsa dalla realtà, raffigurata fra marmi e stucchi come casta superiore che richiede dall’alto sacrifici umani, un Moloch moderno a cui tutto deve essere immolato e anche con deferenza, riconoscendone la superiorità. Loro sono dei, e la tua vita è un inferno, o qualcosa di più atroce. 
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