Vacanze in yacht per Mark (ma il problema è la tua Panda)
- di: Barbara Bizzarri
È piuttosto interessante notare cosa fanno nella loro vita vera e non mediata da una comunicazione irrimediabilmente pinocchiesca quelli che pretendono di insegnare agli altri come campare: definendo su una personalissima scala di valori quanto gli altri inquinino, creino disagio al pianeta, siano tanto ribelli da doverli censurare se svicolano dalla narrazione mainstreams e così via. Ed eccolo qui, il prode Mark Zuckerberg, proprietario di Meta, ovvero quelle piattaforme che se hai da ridire su torsioni della libertà inenarrabili ti censurano sine die ma che permettono con incomparabile allegrezza la pubblicazione di bestemmie, atti di violenza e chi più ne ha più ne met(t)a. Eccolo in quel di Ischia con un, a giudicare dalle sue dichiarazioni ecologiste, pattino a remi pur di non inquinare, di salvare il mare, di non rischiare di affettare i delfini e tutta quella serie di orrori di cui sono capaci di macchiarsi i quattro miliardi di volgarissimi “mangiatori inutili” e incuranti dell’emergenza climatica ed ecologica con cui gli happy few sono costretti a confrontarsi, ahiloro, ogni sacrosanto giorno. Ci avevate creduto? Ma figurarsi.
L’ineccepibile Mark è approdato ai patri (per noi) lidi di Ischia, per la precisione, con non uno e non due bensì una flottiglia di tre yacht, just in case. E dunque, dopo aver fatto il suo giretto nel Golfo, il buon Zuck ha puntato verso Ischia il suo Launchpad, yacht da 122 metri varato nel 2022 che sulla prua ospita perfino un elicottero semmai volesse anche lui togliersi lo sfizio dell’aperitivo in alta quota, ammesso che non sia ormai troppo sputtanato. Se fosse così, a venirgli in soccorso onde evitare lo spettro dell’ennui, il simpatico giocattolone da 300 milioni di dollari e millemila litri di gasolio al secondo è dotato di campo da basket, salone di bellezza, 13 cabine doppie extralusso, cinema e beach club. Oltretutto, le vacanze italiane sono una saggia scelta per Mr. Facebook che nel Bel Paese fa incassi milionari pagando pochissime tasse, ma perché preoccuparsene quando si è tanto ammodino da combattere la CO2 a colpi di spolliciamenti e libertà di pensiero a colpi di censura? Non ci resta che sperare nelle orche che saggiamente gli yacht ormai li speronano (vedi Gibilterra), magari presaghe di quello che potrebbe capitare loro di lì a poco.
Invece, mi domando e dico e la domanda sorge spontanea, quando accadrà che quei famosi mangiatori di cui sopra cominceranno a percepire, magari appena appena, afror di presa per i fondelli? Però chissà, magari sbaglio, e il mega yacht serve a recuperare preziose vite nel Mediterraneo (sì, credeteci).