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Toscani contro Corona: un bel tacer…

- di: Barbara Bizzarri
 
Oliviero Toscani, fotografo cui epater les bourgeois (spesso con mezzucci alquanto prevedibili e banali, uno fra tutti sparare a zero sul Cattolicesimo, velocissimo lasciapassare per entrare nell’olimpo degli acclamati dall’ “arte” contemporanea) ha fruttato fama, popolarità e anche parecchio denaro in particolare dai Benetton con i quali ha avuto un lungo sodalizio professionale e presumibilmente personale tanto da averli difesi anche per il raccapricciante episodio del ponte Morandi, inveendo come un mastino contro chiunque si permettesse di anche solo adombrare il coinvolgimento della nota famiglia industriale italiana nel crollo, ha da poco dichiarato di avere l’amiloidosi, rara malattia forse da annoverare fra le reazioni avverse di quel vaccino che ha sempre difeso a spada tratta dedicando di conseguenza una delle sue tirate di sprezzante violenza contro chiunque non condividesse la sua proscinesi alla narrazione dominante. 

Nonostante la malattia, però, non ha perso il gusto di sputare nel piatto dove ha mangiato tutta la vita riversando parole piene di livore sugli italiani che da sempre, invece, lo idolatrano come un genio secondo la diffusa prassi nazionale per cui più si è trattati a calci in faccia e più si diviene proni e riconoscenti (all’epoca se ne stupì anche un ex premier), come si è notato durante la pandemia, o pandemenza che dir si voglia.

Probabilmente per evitare ogni anelito di compassione nei suoi confronti, Toscani, in un’intervista rilasciata al Corrierone, nominando Jannik Sinner ha dichiarato: “Lo guardo spesso in tv. Mi dà sollievo nella vita. Ora sono tutti gelosi e invidiosi di lui: tipico degli italiani. Imparerà presto chi sono i veri amici e chi no. Non lo fotograferei mentre gioca a tennis. Si vede dallo sguardo che è un ragazzo profondo. Devi fermare quell’attimo lì negli occhi, esprime onestà e capacità. Sinner non è italiano. L’italianità è Fabrizio Corona, è imbrogliona, mafiosa”. Chissà se si riferisce anche ai disastri colposi che hanno flagellato il paese, o chissà quale passaporto abbia, di certo si tratta di parole non piacevoli per gli italiani né per Corona che resta uno dei misteri giudiziari del nuovo millennio, dato che ha scontato più carcere lui di assassini e stupratori conclamati. 

Verrebbe da chiedersi a chi appartenessero i doratissimi piedini che deve aver pestato per meritare un simile accanimento ma una cosa è certa: ha detto la verità prendendosi gli epiteti più coloriti, dal “caciottaro” di Ilary, tanto per dirne una (che quanto sia stata stupida se lo è detto in seguito da sola) in poi. In questa melma di insulti, a uscirne da signore è proprio lui che con grande eleganza ha replicato al fotografo sui social: “Parlo ad Oliviero Toscani davvero con il cuore in mano e con lo spirito critico che muove le persone intelligenti. Caro Oliviero, la tua malattia non giustifica tutto, soprattutto non giustifica le tue parole. La parola “mafioso” non si usa con leggerezza. Io per le parole ho pagato e ancora oggi pago facendomi sospendere gli account da cui comunico, senza parlare della galera che ho fatto oppure delle tasse che ho pagato anche per permettere al sistema sanitario di pagare la tua degenza. Magari quando pensi alle metafore non scomodare me ma guarda chi ti pagava le campagne di maggior successo. Quella forse è l'italianità a cui fai riferimento? Caro Oliviero, appassionati a Sinner sul quale continuo ad avere il mio pensiero. Un caro abbraccio e un affettuoso saluto”. 

Righe in cui sembra di ravvisare anche la signorilità di Vittorio Corona, un grande giornalista scomparso e dimenticato troppo presto. Ci sarebbe da morire per lo sconforto creato da certe definizioni inopportune, ma almeno su questo Toscani ha detto una cosa giusta o quantomeno non opinabile: speriamo che morire non faccia male. 
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