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Speranza tradita

- di: Barbara Leone
 
Restituire un cane al canile come fosse un pacco di Amazon è un gesto orribile e crudele. E’ quanto accaduto a un cucciolo di appena cinque mesi, adottato dalla showgirl Barbara Chiappini con tanto di foto strombazzanti al seguito. Nei giorni scorsi, infatti, sulle pagine social di Roma Capitale si dava la festante notizia che la Chiappini aveva adottato un cagnolino dal canile della Muratella, ovviamente taggato ad hoc. Il tutto corredato di foto di lei con figli e cane al seguito immortalati nella terrazza della sua bellissima casa. Peccato che, tempo quattro giorni, la showgirl ha ben pensato di riportare il cucciolo al canile perché, dice, aveva morso i figli. In questo caso, però, nessuna foto. Anzi. Come per magia… puff! Il post dell’adozione è sparito in un battibaleno. E però, nonostante l’assenza di prove fotografiche, la notizia della “restituzione” ha iniziato a circolare tra i vari gruppi di volontari e “canari” vari. Sino ad approdare sui social, scatenando il (condannabilissimo, sia chiaro) odio degli immancabili haters. Polemiche a parte, perché insultare chicchessia sul web è sempre e comunque un’azione vergognosa e deprecabile, vorrei sommessamente sottolineare alcune cose. 

Innanzitutto: quattro giorni sono davvero pochi per far ambientare un cane, presumibilmente con un passato (seppur di pochi mesi, come in questo caso) di cui non si conoscono traumi e vicende varie. Se veramente il cane, che ribadiamo era un cucciolo, ha morso i figli della Chiappini (e non lo metto in dubbio, ci mancherebbe) forse, ma senza forse, ha voluto manifestare un disagio. Che con un po’ di pazienza, buona volontà ed un bravo educatore poteva essere interpretato e quasi sicuramente risolto. Visto che, come da foto prima sbandierata a destra e a manca e poi magicamente sparita dai radar, si trattava di un meticcetto di piccola taglia e per di più ancora cucciolo. Coi quali, lo sanno pure le pietre, tocca avere tanta santa pazienza. Perché un cucciolo di cinque mesi è, per definizione, una creatura ancora in fase di crescita e apprendimento. I morsi, in questa fase, possono essere comuni ed essere espressione di paura, stress o semplicemente del bisogno di esplorare e giocare. Invece di riportarlo indietro a mo’ di aspirapolvere difettata dopo pochi giorni, la showgirl avrebbe potuto semplicemente rivolgersi ad un bravo educatore in grado di aiutare a comprendere il comportamento del cucciolo e a correggerlo con metodi adeguati. Ovviamente farlo richiede tempo, dedizione pazienza e anche soldi, ma è un investimento che ripaga con una relazione armoniosa e duratura con l'animale.

Diversamente, l’alternativa poteva essere quella di adottare un cane adulto, magari di due o tre anni se non si vuole andare non andare troppo in là con l’età. E qui entra in ballo una seconda, fondamentale questione: quella del personale dei canilim e dei rifugi in genere, che si occupano degli affidi. Il caso vuole che proprio recentemente ci sia passata in prima persona, avendo da poco adottato il mio terzo cane (adulto, appunto). E devo dire che, sarà il caso o la fortuna, sono incappata in persone molto competenti e meticolose. Ai limiti del paranoico, per certi punti di vista. Ma è giusto che sia così. Perché ogni famiglia ha esigenze e dinamiche diverse. Così come ogni cane ha una storia ed una personalità unica. Per non parlare della compilazione dei moduli pre-affido ove, tra le altre cose, è chiesto espressamente se in caso di problemi comportamentali l’adottante è disposto a rivolgersi ad un educatore. Cosa avrà risposto al riguardo la Chiappini? Di più: l’ha compilato sto benedetto modulo, che è pure lungo una quaresima, o alla Muratella si sono fidati sulla parola perché si trattava di un noto personaggio della tv? Visto l’epilogo, sono dubbi che nascono spontanei. Com’è naturale domandarsi se il personale dei canili, almeno quelli che fanno capo ai Comuni con tanto di sovvenzioni, siano realmente preparati o se, e purtroppo accade, non seguano la filosofia dello svuota-canile a tutti i costi. 

Come la giri la giri, in ogni caso a rimetterci è sempre e comunque un poveraccio di animale, peraltro già provato da chissà quali sofferenze. Perché l’adozione di un cane (o gatto che sia) responsabile non nasce solo da parte di chi adotta ma anche, e forse soprattutto, da parte di chi affida. E che ha il dovere di valutare adeguatamente ogni aspetto della situazione. Evidentemente in questo caso Sam, così si chiama il cucciolo, non era adatto a quella famiglia e a quel contesto. E magari in qualche altra gabbia c’era invece un cane perfettamente compatibile. 

Sono dunque molti e variegati gli spunti di riflessione che scaturiscono da questa storia, che peraltro proprio nelle ultime ore ha avuto anche un lieto fine. Se così si può chiamare l’annuncio, anche questo strombazzato a più non posso sui social, della Garante comunale per gli animali Patrizia Prestipino, che ha fatto sapere che il cucciolo è stato già “prenotato” da un’altra famiglia: questa volta una coppia senza figli. Resta l’amaro in bocca per tutti gli altri Sam, di cui non sapremo mai la storia, riportati indietro perché, guarda un po’, il cucciolo carino e puccioso della foto piscia in casa e rosicchia i piedi del tavolo. Creature doppiamente tradite, perché prima illuse d’aver finalmente trovato una famiglia e poi buttate di nuovo via come una pezza vecchia. Un gesto che, oltre a essere crudele per l'animale, rappresenta un pessimo insegnamento proprio per i bambini. Che in questo caso imparano dagli adulti che un problema può essere risolto semplicemente rimuovendolo, senza cercare di capire le cause e lavorare per risolverlo. Laddove è invece fondamentale insegnare ai bambini che ogni comportamento ha una spiegazione e che, con impegno e amore, è possibile superare ogni difficoltà.
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