Newsletter
Iscriviti alla nostra Newsletter
Rimani aggiornato su novità eventi e notizie dal mondo
 

Silenzio complice

- di: Barbara Leone
 
E’ proprio vero quando si dice che il silenzio è il peggior complice del crimine. Una verità che emerge in tutta la sua forza davanti alla notizia sconvolgente proveniente da Pizzoli, un piccolo comune di cinquemila abitanti vicino a L’Aquila, dove due ragazzi hanno compiuto un atto così feroce da far accapponare la pelle. I due, di origine tunisina, hanno appeso una pecora viva su un’altalena in un parco pubblico, l’hanno sgozzata brutalmente, scuoiata ed infine  hanno banchettato indisturbati con gli amici davanti agli occhi sbigottiti degli altri frequentatori del parco, e dei bambini che erano presenti. Che, però, non hanno mosso un dito. Né hanno chiamato chi di dovere. Stando a una prima ricostruzione, infatti, i carabinieri si sono insospettiti nel corso di un controllo nel parco di routine, nel corso del quale sono state rinvenute tracce di sangue ed interiora di una pecora in un cassonetto, oltre a resti di brace e una pentola. Scattato l’allarme, le indagini si sono spostate sui social dove gli inquirenti hanno trovato un video nel quale i due arrestati, insieme a una decina di altri uomini forse anche loro di origine straniera, stavano trascinando una pecora viva fino all'area giochi. Poi, qui, l'animale è stato appeso, sgozzato, scuoiato e mangiato. Il tutto in pieno pomeriggio, sotto gli occhi di una comunità che, evidentemente, non ha fatto nulla per fermare questa atrocità. Sinceramente, a leggere i commenti della gente del posto sui social, c’è poco da meravigliarsi. Visto che è tutto un “tornatevene a casa vostra”, “tagliategli le mani nel loro paese”, perché il problema è “dove se la sono rubata la pecora?”. Ed ancora, tradotto dal dialetto: “poi ai poveri allevatori fanno fare i bollini, i vaccini e mandano lo psicologo per vedere se sono stressate”. Fino all’apodittico: “Normale situazione famigliare locale della tradizione”, o l’immancabile “L’ho visto fare tante volte in passato ed era un momento epico di unione”. Ora io sinceramente di fronte a questi commenti non so se siano più criminali quelli che hanno commesso il fatto, o chi riduce tutto ad un “risorse di merda tornatevene al vostro paese”.

Che poi, presumibilmente, sono gli stessi che magari hanno assistito alla scena senza dire o far nulla. Anzi no: perchè nessuno ha visto nulla. Io non c’ero. In perfetta cultura omertosa delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. E tutto questo è, ove possibile, ancor più inquietante dell’atto in sé, che si commenta da solo. Perché è la cartina di tornasole di una società in discesa libera completamente dominata dall’indifferenza e dal “è colpa di un altro”. Ma diceva bene la canzone anni ed anni fa… “Gli altri siamo noi”. Il silenzio rende complici. L’indifferenza rende complice. Il che vuol dire che ogni persona che ha assistito a questo scempio e ha voltato lo sguardo dall’altra parte, ha contribuito a perpetrare la violenza. Il caso di Pizzoli è segnale inequivocabile di una crisi morale che ci sta travolgendo tutti. Da una parte la mancanza totale di regole. E sì: anche in fatto di immigrazione. Poi la crudeltà senza fine verso gli animali, considerati cose da tante, troppe persone. E spiace dirlo: in certe zone d’Italia siamo all’età della pietra. Tant’è vero che se vuoi farti “nemico” un abruzzese, un sardo o un molisano vagli a toccare il maialino, gli arrosticini o ‘lu capretto. Animali che, lo ripeterò allo sfinimento, sono considerati cose alla stregua di una macchina o poco più dalla politica tutta. Che, alla faccia del Green deal e menate simili, se ne sbatte del benessere animale occupandosi solo del benessere del portafogli di taluni. Che poi, sono sempre i soliti noti. 

Tornando a Pizzoli, non è solo chi ha materialmente commesso il reato a essere colpevole, ma anche chi ha assistito senza reagire. La nostra società non può tollerare un simile livello di disumanità. Dobbiamo ritrovare il coraggio di agire, di denunciare, di proteggere i più deboli e gli indifesi. È ora di prendere coscienza della nostra responsabilità collettiva. Non possiamo più permettere che il silenzio e l’indifferenza alimentino la barbarie. Ogni cittadino ha il dovere morale di intervenire quando si trova di fronte a un’ingiustizia, di alzare la voce, di denunciare. È un imperativo che dobbiamo sentire dentro di noi, se vogliamo preservare i valori fondamentali della nostra società. Quest’ennesimo orrore deve servirci da lezione, anche se poco ci spero. Perché mai come adesso, urge  un impegno condiviso per riaffermare i valori della civiltà: rispetto per la vita, rispetto per le regole e per il prossimo. Non possiamo permettere che episodi di tale crudeltà si ripetano. La comunità deve vigilare, deve essere attiva e pronta a difendere i principi di umanità e decenza che ci definiscono. L’atto barbarico commesso a Pizzoli non è solo un crimine contro un animale innocente, ma un crimine contro la nostra stessa umanità. Ed il silenzio e l’indifferenza che lo hanno permesso sono una macchia sulla nostra società. Dobbiamo reagire con forza, denunciare, intervenire. Solo così potremo dire di vivere in una società veramente civile. Solo così potremo guardare al futuro con la speranza di un mondo migliore.
Seguici su:
Il Magazine
Italia Informa n°6 - Novembre/Dicembre 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli