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Siamo state tutte un pò Brenda

- di: Barbara Leone
 
Shannen Doherty e Luke Perry non saranno mai ricordati come miti della storia del cinema, e nemmeno per le loro abilità interpretative: erano due attori medi, nella media degli attori americani di tv, che comunque è altina, sicuramente molto più alta di quella italiana. E però la storia della nostra generazione l’hanno fatta eccome. La cosiddetta Gen X, cinquant’anni e dintorni: gli adolescenti degli anni Novanta che, fra sogni e paure, assaporavano già il vento rivoluzionario del Duemila con le prime (lentissime) connessioni, i primi (giganteschi) cellulari e con tutto ciò che poi è arrivato alla velocità della luce travolgendoci non poco. Noi che… immancabile frase di rito dall’amaro sapore nostalgico, che è un po’ come il famigerato “ai miei tempi” dei nostri genitori, e che però rende bene l’idea di un sentimento che ci accomuna e pervade un po’ tutti. E di “Noi che” ce ne sarebbero a vagonate, perché alla fine ognuno ha le sue: noi che suonavamo i campanelli e poi scappavamo, noi che facevamo il gioco della bottiglia seduti a terra, noi che chiedevamo il permesso ai nostri genitori ma poi sbagliavamo di testa nostra prima che diventasse una moda, noi che avevamo la Smemo invece di Facebook, noi che facevamo gruppo per davvero e non su Whatapp, noi che passavamo le ore al telefono (quello grigio col lucchetto) litigando con nostra sorella per tenere la linea libera, noi che con diecimila lire ci facevi serata e portavi a casa pure il resto, noi che avevamo un cuore e non un like…

E noi che ogni giovedì sera restavamo incollati alla tv, rigorosamente col tubo catodico che oramai è un pezzo da museo, per vedere “Beverly Hills 90210”. Protagonisti tra gli altri, appunto, Shannen Doherty e Luke Perry. Per noi, Brenda e Dylan. Bello e tenebroso lui, vulcanica e tosta lei. La serie, un vero e proprio cult anni Novanta per chi non lo sapesse, era basata sulle storie incrociate di un gruppo di adolescenti ricchi e strafichi, con problemi ridicoli che però, grazie ad una sceneggiatura pazzesca in perfetto stile americano, diventano drama puro: corna incrociate, amicizie in frantumi proprio per via delle suddette corna perché la tua  migliore amica ti frega il ragazzo, qualche accenno alle dipendenze da alcol e droghe, la scelta del collage, gli amori impossibili… Insomma, un repertorio trito ma assemblato con stile, in cui Brenda ci piaceva proprio perché era stronzetta sì, ma con carattere. A suo modo ribelle, come la sua frangia e i maglioni oversize, per nulla stile Beverly Hills al contrario della glamourissima e biondissima amica-rivale Kelly. E al contrario pure di mister perfettivo: lo slavato, pallosissimo fratello gemello Brandon, che vantava pure, non si sa bene a quale titolo, ambizioni politiche.

Personaggi nati dalla finzione, dall’immagine di un mondo artefatto che forse manco esiste, e che in fondo non ci piaceva nemmeno. Perché mentre noi ci arrabattavamo per le versioni di greco e le interrogazioni di fisica, Brenda e Kelly (l’amica del cuore che le ha fregato Dylan) frequentavano un liceo dove compiti in classe ed interrogazioni praticamente non esistevano. E dove l’ansia di fine anno non era la pagella, bensì il vestito per il ballo. Ergo: rosicavamo e non poco. Ancor di più perché lei stava con Dylan (alzi la mano chi non si è sbaciucchiata almeno una volta il suo poster in camera), mentre noi al massimo flirtavamo con quello della II B tutto ciccia e brufoli. Insomma, siamo state un po’ tutte Brenda Walsh. O avremmo voltuo esserlo. Anche se quella rappresentata nella serie era una gioventù dorata, noiosa e perbenista persino quando pensava di essere cattiva. Sicuramente lontana anni luce dalla nostra. Che però, anche se non lo ammetteremmo mai neanche sotto tortura, era un po’ il nostro sogno proibito.

Senza contare che, televisivamente parlando, “Beverly Hills 90210” ha rappresentato comunque una novità. Tutto il resto (“Friends”, “Dawson’s Creek”, “Sex and city”eccetera) è arrivato dopo. Piaccia o no, ha lasciato qualcosa nel cuore di tutti noi, Generazione X, locuzione tanto diffusa quanto inquietante perché pare una roba né carne né pesce: indefinita, e indefinibile. Ci ha lasciato qualcosa perché ci ha accompagnato in quel momento, in quel modo, con quelle emozioni, come una roccia che nulla può scalfire. Perché tutto era possibile, bello, diverso ed unico: un libro da scrivere. Ecco perché la notizia della scomparsa di Shannen Doherty ha commosso mezzo mondo. Ironia della sorte, e della morte, s’è spenta a 53 anni, quasi come Luke Perry (morto nel 2019), che di anni ne aveva 52. Un impietoso, ineluttabile bowling della vita, in cui oramai sono sempre di più i birilli che cadono giù. Quasi a ricordarci che il tempo è passato, le cose cambiano e noi con loro.  E soprattutto che, alla faccia del mezzo del cammin di nostra vita, siamo ben oltre e ci restano da vivere meno anni di quelli che abbiamo già vissuto. Tanto vale farlo al meglio.
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