Sgarbi vs Cecchi Paone, che finaccia!

- di: Barbara Leone
 
Il bue che dice cornuto all’asino in diretta tv. Protagonisti Vittorio Sgarbi e Alessandro Cecchi Paone, che per l’ennesima volta si sono esibiti nel solito, noiosissimo teatrino della tele rissa. Praticamente una gara a chi la spara più grossa, che per dirla tutta non ha vincitori ma solo vinti: gli spettatori. Il palcoscenico ove s’è consumato cotanto capolavoro di decoro e comunicazione è stato nei giorni scorsi quello de “L’aria che tira”, il talk show quotidiano condotto da Myrta Merlino. Che, per la verità, sotto sotto ha gongolato pure perché, si sa, la lite a suon di insulti e parolacce fa sempre schizzare in alto l’auditel. A dar fuoco alla miccia, l’elezione del nuovo Presidente della Camera Lorenzo Fontana. “Uno dei peggiori nemici dell’approccio liberale al fatto che ognuno di noi può vivere la sua idea di famiglia, di amore e di sesso come vuole tutto l’Occidente”, secondo Cecchi Paone.

Vittorio Sgarbi contro Alessandro Cecchi Paone

Che non contento sentenzia: “è un intollerante, il peggio del peggio”. In men che non si dica arriva la replica del Vittorione nazionale, che prima cita Benedetto Croce: “Non possiamo non dirci cristiani”. E poi repentinamente cambia registro rifilando all’antagonista una scudisciata in perfetto stile Sgarbi: “Carezzare in televisione il tuo fidanzato, come tu hai fatto, è legittimo ma è un problema di gusto”, ha detto riferendosi alle foto, alle interviste e alle comparsate tv del conduttore col suo nuovo, giovane compagno. E qui il Cecchi vede rosso come i tori nell’arena: “Stai buono e stai zitto, tu hai fatto anche la ca**a in diretta”, ribatte riferendosi a un video divenuto ormai un cult sui social che ritraeva il critico d’arte seduto sul gabinetto nel bel mezzo dell’atto grande. Apparentemente (ma solo apparentemente) imbarazzata la Merlino alza bandiera bianca appellandosi ai sospirati consigli per gli acquisti di costanziana memoria. E buona mutanda a tutti. A esser sinceri l’assist di Sgarbi è stato fin troppo goloso per una vecchia volpe della tv qual è Cecchi Paone, accusato di mancanza di buon gusto proprio da chi s’è fatto fare un video con le braghe calate seduto sul wc. Uno scontro tra titani, non c’è che dire. Anzi qualcosa la vorremmo dire.

Perché il nodo della questione è uno, ed esula da Sgarbi, Cecchi Paone o pizzaefichi che siano. La domanda è: ma perché ogni due per tre dobbiamo sciropparci l’elevatissimo pensiero dell’opinionista di turno? Ma che mestiere è? Sei un divulgatore scientifico? Divulga e parlami di dei dinosauri. Sei un critico d’arte? Critica e parlami del Tintoretto. Sei una show girl? Balla e parlami della Carrà. Quest’insopportabile deriva tuttologa in virtù della quale tutti siano invitati a parlare di tutto ha veramente stancato. Che Cecchi Paone, o chi per lui, debba parlarmi a rota (e a rotazione) di politica, diritti sociali, Grande fratello e Sanremo è urticante. Oltre che sterile, perché la sua opinione su certi argomenti vale esattamente come quella di zia Petronilla da Frosolone, che però non la va a dire (pagata) in tivvù. Oltretutto ci si scandalizza dell’ovvio. Perché se inviti Cecchi Paone e Sgarbi, che metaforicamente se le son suonate centonove volte, lo sai come va a finire. Ne conosci la storia, il pensiero (non sempre illuminante), le posizioni e pure il frasario. Ergo, se non vuoi la rissa non li inviti. E chiami a parlare di politica i politici, o chi per mestiere se ne occupa. Il busillis è tutto qui. Nella fattispecie, poi, Sgarbi e Cecchi Paone rappresentano semplicemente il classico esempio di come due persone indubbiamente colte siano vittime di se stessi e dei loro tronfi e gonfiatissimi ego. Laddove avrebbero ben altro da offrirci, con conseguente arricchimento per tutti. Invece no. Devono fare i tuttologi, le star, le prime donne pontificando da quell’improbabile e vanaglorioso pulpito che è la tivvù. Quella pessima, mediocre e trash che scientemente contrappone due intellettuali (o quel che ne resta) che un tempo avrebbero disquisito d’arte e scienza. Ed oggi si ritrovano a dibattere di pisellini e pupù. Che finaccia!

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