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Sembra talco ma non è…ed è pure legale

- di: Barbara Bizzarri
 

In effetti si potrebbe dire che piuttosto che sniffare una bibita energetica sarebbe meglio convertirsi alla cocaina vera ma, boutade a parte, quello che sta succedendo attorno a Sniffy ha veramente del caricaturale: Sniffy è una bevanda, aromatizzata alla frutta, commercializzata da una ditta marsigliese, che però si inala e non si beve, con tante grazie delle mucose nasali che in effetti sono fatte, almeno teoricamente, per inalare soltanto aria, e degli otorini che se ne dovranno occupare a breve.

A riprova della regressione della specie, invece, questo integratore alimentare sta spopolando tra i giovani francesi, anche se le autorità vorrebbero vietarlo al più presto per evitare che il gesto diventi fin troppo familiare portando poi a conseguenze (im)prevedibili. Il ministro del Lavoro, della Salute e della Solidarietà d’Oltralpe, Catherine Vautrin, si è detta molto allarmata per la messa in vendita di “Sniffy”, preoccupazione condivisa dalla Confederazione dei tabaccai, che ha preso posizione contro questo articolo, decidendo di non venderlo. Il sito online su cui si vende la polverina energizzante è paradigmatico della pubblicità più carezzevole: “Sniffy ti accompagnerà in molte situazioni: durante gli esercizi fisici, gli studi, gli esami”, in pratica, nessuna differenza con la “blasonata” collega, solo che i componenti della polvere in questo caso sono L-arginina, caffeina, creatina, L-citrullina, taurina, beta-alanina e maltodestrina: tutti a disposizione utilizzando una pipetta, alla modica cifra di 14,90 euro per una fiala da un grammo.

Il professor Amine Benyamina, presidente della Federazione francese delle tossicodipendenze, intervistato da Le Monde, tuona: “Inutile girarci intorno, Sniffy è fatto apposta per dare la sensazione che stiamo consumando cocaina, senza che si tratti realmente di cocaina. Anche se pare improbabile, secondo la maggioranza degli esperti che dibattono dell’argomento oltralpe, che questa polvere presenti un rischio, vietarne la vendita sarebbe comunque favorito perché, come ha spiegato Jean-Pierre Couteron, psicologo specialista in dipendenze a Le Figaro, pur non portando di certo a un’epidemia di cocainomani, Sniffy contribuirà a consolidare l’idea che si possano risolvere i problemi con il consumo di questo tipo di sostanza”, mentre l’azienda produttrice si limita a sottolineare: “Nessuna confusione, Sniffy è legale”.

In tutto ciò, però, non sfugge il bieco marketing di un prodotto dedicato prevalentemente ai giovani e che fa leva sulla naturale voglia di trasgressione degli adolescenti per farli sentire più cool, ma creando poi vere emergenze sociali come sta accadendo nei Paesi in cui questa polvere è diventata, manco a dirlo, un trend.  Ovviamente, dato che tutti gli ingredienti di Sniffy sono autorizzati, da un punto di vista strettamente legale l’iter per metterla al bando sarebbe lungo e periglioso, e dunque nel frattempo l’azienda potrà senz’altro guadagnare parecchio ma onestamente sembra non ci sia mai fine al peggio: il dubbio è, meglio arricchire i narcos o le ditte furbe? O evitare entrambi? Personalmente, preferisco il rumore del mare.

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