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Ragazzi assuefatti alla coca. E noi all’illegalità

 
Cade l’ultimo tabù: quello di sballarsi in pubblico. E’ successo a Milano, dove in pieno giorno e su un affollatissimo vagone della metro due ragazzi sniffano cocaina come se niente fosse. A filmarli è un passeggero presente nel convoglio, che di sottecchi riprende ogni loro gesto col suo smartphone. Nel video, diventato immediatamente virale, si vedono chiaramente i due giovani che in pantaloncini corti e comodamente seduti prima stendono la polverina bianca sullo schermo del telefono poi la dividono in monoporzione con un bancomat ed infine, con la più totale nonchalance, la tirano su col naso. In sottofondo, una voce femminile annuncia placida la prossima fermata che, ironia della sorte, si chiama De Angeli. Imperterriti i due si passano a turno il pippotto cartaceo, e a testa china continuano a tranquillamente a sniffare.

Il tutto senza mostrare il minimo segno di imbarazzo. Così. come se si stessero facendo una coca… cola, però. Ed è forse proprio questa disinvoltura che lascia basiti. Perché uno magari si aspetta un approccio sfacciato, a mo’ di sfida. E invece manco quello. Il loro non è un gesto né provocatorio né irriverente. Semplicemente se ne fregano altamente di essere in pubblico perché per loro quello che fanno è assolutamente normale. Menefreghismo allo stato puro, della serie che vuoi che sia. E questo senso di normalità, di consuetudine, di noncuranza alcuna dello sguardo e/o giudizio altrui è veramente sconvolgente. E la dice lunga sulla deriva che sta prendendo la nostra società. Ove non esiste più il senso del proibito, quello che poi in gioventù ha anche il suo fascino. Non c’è più trasgressione. Volatilizzata anche quella, unitamente alla vergogna che non si prova oramai praticamente più per nessuna situazione che un tempo avrebbe provocato quanto meno imbarazzo. L’indignazione? Anch’essa non pervenuta, al di là dei soliti inutili commenti sui social che in dose massiccia tendono finanche a minimizzare l’accaduto.

Negli anni Ottanta alla stazione c’erano quelli che si bucavano con l’eroina, dicono i soliti webeti tuttologi che infestano la rete peggio delle cavallette in Sardegna. Vero, ma se li vedevi te la davi a gambe levate. E comunque non è che la cosa passasse tanto inosservata. Sarà pure un luogo comune trito e ritrito, ma veramente ora non ci si stupisce più di nulla. Siamo così assuefatti all’illegalità, alla maleducazione ed alla sciatteria che si tende a sdrammatizzare ogni cosa. O più semplicemente ad ignorarla. Ma non forzatamente: certe cose non le vediamo proprio più. Non foss’altro perché abbiamo perennemente lo sguardo fisso sui telefoni. E così non ci accorgiamo più di niente, bello o brutto che sia. Alienati, monadi erranti in microcosmi di solitudine, mestizia e indifferenza. Questo siamo diventati. Complice la tecnologia, che se da una parte ha semplificato le nostre vite dall’altra ci ha completamente scippato il senso di comunità. Ridotta esclusivamente a gioco e divertimento. Guai poi ad appellarsi al senso civico o di legalità. Perché se poco poco si tenta di mantenere il punto su di una qualsiasi regola morale o civile, ecco che parte immediata e strombazzante la rivolta al grido di libertah libertah. Tenetevela pure questa pseudo libertà, anche di bruciarvi le ultime celluline grigie rimaste in certi cervelli completamente anestetizzati dal finto progresso e soprattutto obnubilati dall’idea, distorta, che quando si è giovani è tutto permesso.
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