Pride blasfemo a Cremona: quousque tandem…
- di: Barbara Bizzarri
Qual è la dissonanza cognitiva che pervade gli stessi che vogliono essere riconosciuti dalla Chiesa e però usano la croce che, oltre a essere il primo segno della cristianità, è uno strumento di tortura, per simulare atti sessuali ai pride? Forse sono quelli che si indignano in piazza contro le torture e le negazioni dei diritti umani, oppure coloro che tacciono, colpevolmente, dinanzi ai tribunali islamici che condannano gli omosessuali gettandoli dai tetti o bruciandoli vivi: niente paillettes di protesta, e così l’ipocrisia è servita, per l’ennesima volta. Evidentemente interessa soltanto il cattolicesimo e sono sempre loro che, nella lotta per veder riconosciuti i propri diritti, ritengono legittimo limitare quelli altrui con il vilipendio alla religione di Stato che, anche in questo caso, resta muto come una tomba. La blasfemia più oscena pervade cortei che difendono la libertà: soltanto la loro, però. Gli altri possono essere umiliati e offesi da qualsiasi turpitudine perché non c’è pride, ormai, in cui non vengano desacralizzati emblemi che hanno un immenso valore per milioni di cattolici, che se giustamente si alterano, diventano però omofobi e intolleranti secondo uno schema di giochi di specchi da manuale e privo di logica, come qualsiasi cosa ormai in questo Paese, perché l’importante è che si miri alla pancia e che si colpisca forte, alla faccia dei diritti, della libertà e pure dello Stato silente. Nella visione del Cristianesimo, Maria è la perfetta espressione della purezza assoluta: ebbene, nel corso del pride di Cremona, uno dei simboli più importanti della cristianità ha sfilato a seno nudo e in tenuta fetish, alla presenza di un sosia del Pontefice.
Tutto questo è aberrante anche da descrivere e senza alcuna giustificazione, se non il desiderio, malato, di scandalizzare percorrendo la via più facile: colpendo milioni di indifesi che devono perfino sopportare di sentirsi dire da chi nasconde i soldi nella cuccia del cane che Dio, patria e famiglia è “una vita di merda”, mentre lamentarsi della colf e avere quattrozampe possidenti invece è infinitamente più divertente, peccato che certa gentaglia sia pagata con soldi pubblici, gli stessi usati per sovvenzionare la profanazione di una immagine sacra. Ciò che è definito bullismo in un rapporto di uno contro uno, qui diventa una mastodontica violenza nei confronti di chi crede in quei simboli e pretende lo stesso rispetto che viene richiesto. Eppure mai che si vedano, in queste manifestazioni, immagini delle altre grandi religioni monoteiste: mai una mano di Fatima dove non si dovrebbe. Mai, un candelabro a sette bracci in posizioni curiose. Non perché si debba: ovvio. Ma perché, per esempio, la redazione di Charlie Hebdo non ha riguardi per nessuno ed ha pagato caro per questo. In questi casi, invece, la blasfemia si accompagna a una certa vigliaccheria e al riguardo delle proprie chiappe, sia mai dovessero saltare in aria a causa di chi non gradisce certe nefandezze. Nello stesso Paese in cui, per un eccesso di servilismo, si coprono opere d’arte, testimoni della nostra storia, affinché le nudità non turbino i fedeli di altre religioni, si permette impunemente che appartenenti a un altro credo buttino i crocifissi delle scuole dalla finestra, e che in una manifestazione in cui si difende il diritto alla libertà si calpesti il culto di Stato, e le sue rappresentazioni, in modo ripugnante. Il silenzio di chi ha il dovere di vigilare su quanto accade, la mancanza di assunzione delle responsabilità, il velo di connivenza e indifferenza che copre tutto in questi tempi scellerati sono l’ennesima dimostrazione dei veri discriminati di questa epoca e perfino a casa loro: i cristiani.