Pfizer sale in cattedra per formare i consumatori del futuro

- di: Barbara Bizzarri
 
La scuola è un riflesso della società e per certi aspetti una sua paredra: con la sua discesa in campo (scolastico), Pfizer fa le cose in grande indottrinando, o proponendosi di farlo, i teneri virgulti, ma c’è da dire che in effetti lo ha già fatto, perché se l’opinione di tutti quelli che ti circondano è orientata in modo sapiente, in cosa potrà differire la tua, a meno di non avere strumenti tali (e non è questo il caso, non ora, non qui) da esercitare il pensiero critico su qualsiasi cosa venga affermata, soprattutto se ha le caratteristiche di un dogma totemico? Appunto. 

Insegnanti arrivati al punto di invocare (e ottenere) il TSO su un 18enne che, in classe, rifiutava di indossare la mascherina brandendo la Costituzione (eccola, la fine del pensiero libero), giornalisti che passano con disinvoltura dall’irridere il salvifico siero a saltare la fila per accaparrarselo prima di tutti a seconda degli ordini ricevuti, che fossero addentare un cinese (involtino) ad augurare la morte a quelli che da subito, con manifesta indole programmatica sono stati rinominati novax, affinché fosse subito chiaro quanto si trattasse di cialtroni ‘negazionisti’, etichetta a buon mercato da apporre a tutto quanto dissenta da fonti indiscutibili, come la fantomatica, granitica scienza incapace di porre dubbi e in quanto tale opinabile, però spacciata come incontrovertibile a milioni di cervelli educati con decenni di tv da denuncia, politici che, con penoso sadismo, si deliziano all’idea di un tampone che sbuchi nel cervello dei malcapitati: la fauna che si è esibita in questi tre anni è stata estremamente variegata, stracciando in un colpo solo quanto poteva rimanere del velo di Maya sulla congerie umana. 

Quale sarebbe la differenza, allora? I soldi, ovviamente. Dopo potenti irrorazioni su media, medici compiacenti e ville palladiane di conseguente acquisizione, dopo vacanze e regalìe, ora il fiume munifico armato da chi detta legge agli Stati arriva nelle scuole, nelle Università, sotto forma di massicce donazioni che, inutile sottolineare, rappresentano una boccata d’aria fresca per chi è alla perenne ricerca di fondi (che siano state depauperate in previsione di ciò? No, complottista che non sono altro). E dunque: pagate, pagate, qualcosa resterà. 
Non la sola Pfizer, è ovvio, però il metodo è unanime perché funziona: per tutti. La Verità ha pubblicato un istruttivo, simpatico grafico sulla pioggia di milioni caduta su istituzioni, fondazioni, media, sponsorizzazioni, consulenze, e chi dimostra di non avere prezzo paga con la damnatio memoriae alacremente operata dai pagati, del resto, come potrebbero difendersi altrimenti dall’accusa di essere nient’altro che puttane di regime. 

Poco importano l’omertà sugli sms segreti tra Ursula Von der Leyen e il Ceo di Pfizer, Albert Bourla, i finanziamenti a Enti “indipendenti” pro vaccini, l’instancabile lobbying verso l’Associazione americana dei pediatri, assurti a moderni Moloch sempre con la siringa in mano, persino le ammissioni dei danni causati dai sacri sieri, di cui la fase più acuta deve ancora arrivare. Gli stessi freschi di Nobel Karikó e Weissman, insigniti proprio per i sieri a mRNA, ammettevano "rischi di reazioni avverse come trombosi, tumori, infezioni e miocarditi", ipotizzavano “effetti collaterali” e avvertivano quanto a “necessità di valutazioni continue della piattaforma mRNA”, sottolineando che “alcuni effetti collaterali diventano visibili solo dopo un certo periodo di tempo”: effetti che in Italia sono sempre e costantemente censurati, anche a colpi di minacce, come l’ex viceministro che minacciava l’inferno a chi non si piegava ai ricatti, per poi confessare di aver lui stesso parlato sotto ricatto, non si sa bene di chi. 
E nonostante proprio la Pfizer avesse ammesso di aver impiegato i sieri “come un aereo fatto volare mentre è ancora in costruzione”, il direttore della comunicazione dell’azienda annuncia giulivo che adesso i giornalisti dovranno essere opportunamente formati per sventare le fake news sui prodotti farmaceutici (quanto fatto finora non basta). Perciò, lezioni organizzate da Pfizer si svolgeranno anche “nei corsi di giornalismo e nelle facoltà di Scienze della Comunicazione”, dove, pare, dovranno approdare tutti gli aspiranti, date le ultime normative in merito, mentre il solito plotone di arruolati continuerà il martellamento di rigore da parte degli autonominati ‘professionisti dell’informazione’, come dire, ricordatevi che ne sappiamo più di voi, ergo, obbedite e silenzio: in questo caso, nessuno ha agitato il sempre comodo spettro del fascismo che fu, anzi. 

In pratica, un progetto spaventoso che, secondo L’Indipendente, prenderà il via già da questo mese, in collaborazione con la Fondazione Golinelli e la Fondazione Media Literacy. Ora, a fare le spese (mentre qualcun altro intasca, come al solito) di questa narrazione scellerata saranno, come sempre, i più deboli: ragazzini da plasmare sin dall’asilo, mentre si rafforzano i poteri di psicologi e affini. Fin troppo facile prevedere un (altro) dissesto sociale di ripercussioni sulle famiglie, dove anche i più piccoli saranno ritenuti in grado di fare scelte potenzialmente dannosissime - come già accade, peraltro - per il loro futuro e in cui i genitori non potranno, per legge, mettere becco. In sintesi, come presagito dal WEF, non avremo nulla, ma non saremo affatto felici, bensì burattini teleguidati dalla culla alla tomba, e senza alcuna possibilità di replica. 

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