Pastorelli d’Italia

- di: Barbara Leone
 
“Te piace ‘o presepe?”. Chi non conosce la frase tormentone di “Natale a casa Cupiello”, con l’immenso Eduardo De Filippo che ogni tre per due pone la fatidica domanda al figlio Nennillo che puntualmente risponde con un secco NO. Il fatto è che per Luca, il personaggio interpretato da Eduardo, montare ogni anno il presepe era una sorta di rito, che va ben al di là del discorso religioso. Un motivo d’orgoglio, che affonda le sue radici in una tradizione secolare soprattutto al sud. E così lo vediamo dipingere con cura la carta che diventerà il cielo stellato, maneggiare amorevolmente tutti i pezzi del paesaggio e sistemare minuziosamente ogni personaggio. Anche il più piccolo pastorello, messo rigorosamente in alto per mostrare così “che vengono da lontano”. Insomma, per alcuni di noi il presepe, o presepio che dir si voglia, è una cosa seria. Basti pensare a quanti artigiani lavorano tutto l’anno per creare i capolavori di San Gregorio Armeno, la via dell’arte dei presepi di Napoli famosa in tutto il mondo. C’è poi il lato più emotivo, perché noi boomer il presepe lo facevamo coi nostri nonni in un tempo in cui, come per ogni bambino, il Natale è davvero tutta una magia.

Il che rende il valore di questa tradizione a dir poco inestimabile. Questo per dire che, a differenza di Nennillo, non solo mi piace ‘o presepe. Ma lo amo senza se e senza ma. Un ma, tuttavia, c’è. Ed è quello legato al fatto che ogni suggestione deve sempre e comunque restare nell’ambito della sfera personale. Ecco perché mi perplime alquanto, per non dire che mi inquieta, la proposta di legge di Fratelli d’Italia sui presepi depositata in Senato che mira a impedire che vengano vietate “iniziative promosse da genitori, studenti o da competenti organi scolastici per proseguire attività legate alle tradizionali celebrazioni legate al Natale e alla Pasqua cristiana” come il “presepe, recite e altre manifestazioni”. L’obiettivo è chiaro e scontato: “tutelare le tradizioni religiose italiane”, come si legge nel testo, opponendosi alle iniziative adottate da alcune scuole che negli ultimi anni avevano preferito festeggiamenti laici ed inclusivi. In pratica se la proposta dovesse diventare legge, per i presidi e i rettori che negli ultimi anni avevano adottato scelte meno connotate a livello religioso, queste opzioni non saranno più possibili.

Non solo: per i dirigenti che acconsentono alla rimozione del presepe sarebbero previsti provvedimenti e l’apertura di un procedimento disciplinare. Ora se da una parte è vero che, come sottolinea Stefano Zecchi in un bell’articolo pubblicato dal Giornale di oggi, una civiltà vive quando crede nella sua cultura, è altresì vero che questa cultura non la si può imporre per legge. Tanto più quando ha a che fare con la religione visto che, fino a prova contraria, viviamo in uno Stato laico. Diversamente siamo davanti ad una visione teocratica dello Stato, lontana anni luce dall’idea di libertà e democrazia per la quale proprio i nostri nonni di cui sopra, quelli con cui facevamo da bambini l’amato presepe, hanno lottato. Quindi a domanda “Te piace ‘o presepe?” rispondo, e risponderò sempre, sì. Ma che mi debba piacere per legge, anche no. Perché come giustamente osserva ancora Zecchi il presepe appartiene legge del nostro cuore, del nostro sentimento culturale e va amato, non imposto. Diversamente sto con Nennillo for ever. Questione di priorità, e di banalissimo buon senso.
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