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Paola e Francesca, amore e nulla più

- di: Barbara Leone
 
“Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona”. Dall’alto del suo anticonformismo forse oggi il Sommo Poeta dedicherebbe questi versi proprio a loro: a Paola e Francesca. Una è un’artista raffinata, intimista e sensibile. All’avanguardia, ma mai pretenziosa. Dotata di una voce avvolgente e profonda, e di una fisicità elegantemente androgina e sexy. L’altra è una bionda intraprendente ed esplosiva, balzata agli onori delle cronache per essere stata la first lady più longeva d’Arcore: ben dodici anni al fianco del Cavaliere. Fino a quando, nel 2020 e in pieno lockdown, i due si lasciano. Ufficialmente per noia e depressione post pandemia. Molto più probabilmente per qualche mal di capa post corna. Come che sia, arrivederci e grazie. Con tanto di buonuscita da parte del Silvione nazionale. Che avrà pure tanti difetti ma è sempre stato assai generoso con le due dame. E anche in questo caso non si è smentito: venti milioni di euro, più un vitalizio da quasi centomila euro al mese e l’uso di una meravigliosa villa in Brianza con personale a servizio.

Oltre all’affidamento condiviso del figliuol peloso: il mitico barboncino Dudù. Nel mezzo, una grande storia d’amore. Culminata sabato nelle nozze più chiacchierate degli ultimi anni: quelle, appunto, tra Paola Turci e Francesca Pascale. Che poi nozze non sono, dal momento che nella fattispecie per il nostro ordinamento giuridico si chiama unione civile. Ma tant’è, tutti (ma proprio tutti) si son sentiti in dovere di metterci una parolina. Buona, perché tanti sono stati i messaggi d’auguri alla coppia. Ma il più delle volte cattiva. Sul web, infatti, le due novelle spose sono state riempite di insulti. Paradossalmente ad esser più colpita è stata la cantautrice romana. Colpevole, secondo molti, d’essersi innamorata della ex di Berlusconi. In tanti l’hanno vissuto proprio come un tradimento. Perché una come lei progressista, originale, cantautrice impegnata e paladina dei diritti civili… in due parole: una de sinistra non può di certo innamorarsi di una arrampicatrice sociale che ha fatto la badante ad un vecchio per fama, soldi e potere. Ecco l’assurda tesi dei tanti webeti ignoranti e rosiconi, che si sono scagliati con una spietatezza inaudita contro la Turci a ridosso del matrimonio dicendogliene di tutti i colori. Non esattamente quelli dell’arcobaleno. E sinceramente rimaniamo basiti da cotanta cattiveria ingiusta e gratuita. Prima di tutto perché, vivaddio, le persone cambiano. E, come disse quel tale di Nazareth che in molti invocano a schiovere, chi è senza peccato scagli la prima pietra. Secondo perché la Pascale da quel dì che ha iniziato a battersi per i diritti civili. E proprio questo fu uno dei tanti motivi di contrarietà del Cavaliere.

Che, detto per inciso, è anche molto più progressista e moderno di certi intellettualoidi radical chic che fanno i comunisti al cachemire. Lui è quello che è, nel bene e nel male. Almeno non finge. Ci domandiamo, di grazia: perché mai Paola Turci non si sarebbe dovuta innamorare di Francesca Pascale? Il comunistissimo e immenso Gaber è stato felicemente sposato con Ombretta Colli pure quando lei si è candidata per Forza Italia. E nessuno ha gridato allo scandalo. E però, dicono, si potevano sposare senza tanti proclami. Se c’è un’accusa che non può esser fatta alla coppia Turci-Pascale è proprio quella d’aver strombazzato ai quattro venti la loro unione. Anzi, sin dall’inizio l’hanno vissuta con discrezione e riservatezza. In perfetto stile Turci, che sulla sua vita privata è sempre stata schiva. Nessuno scoop, nessuna spettacolarizzazione o strumentalizzazione da parte loro. Poi è a dir poco singolare che, sul campo opposto, quelli che fino a ieri idolatravano la Pascale in quanto compagna del capo oggi la ricoprano d’ingiurie perché omosessuale. Ma a voi che vi frega? Vi toglie qualcosa? Fate pace col cervello una volta per tutte e scialla proprio, come dicono i giovani. Che di cose così per fortuna si scandalizzano zero. Insomma, da una parte e dall’altra (destra e sinistra, chiamiamo le cose col loro nome) si avverte chiaro e tondo un bilioso livore figlio d’una profonda e cavernosa frustrazione. Che peraltro è tipica di questa nostra società malata di infelicità. Una frustrazione che nulla c’entra coi diritti lgbt, con la politica né tanto meno con l’amore. E che la dice lunga su quanto l’amore scarseggi nella vita di questi individui. Perché d’amore si parla, e nulla più. Lo ammettiamo: guardando il video di Paola che canta a Francesca “Tu si’ na cosa grande pe me” ci son venuti gli occhi a cuoricino. E abbiamo semplicemente visto due persone innamorate e raggianti che hanno coronato il loro sogno. Con una Francesca molto più bella di prima, e una Paola finalmente felice dopo averne passate tante. No, con tutto l’impegno possibile non riusciamo proprio a vedere nei loro sguardi alcunché di torbido o di interessato. Anche se poi un appunto lo dobbiamo fare alle novelle spose. Perchè insomma ragazze mie, ancora con queste cose contro natura? A settembre o aprile ci si sposa. A luglio fa troppo caldo! 
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