Occupazione: chi rompe paga, giustamente

- di: Barbara Bizzarri
 
Passano i decenni ma nel paese più gattopardesco del mondo, ovvero questo, non cambia mai niente. Virgilio, Morgagni, Colonna, Tasso, Mamiani e Manara: ecco i licei romani nell’occhio del ciclone, occupati in simultanea fra il 4 e il 5 dicembre.  Sono passati appunto appena trent’anni (forse di più in effetti) e mi pare di ricordare, dato che ho avuto la ventura di frequentare i baldanzosi anni del ginnasio in uno di questi simpatici ritrovi, che facessimo esattamente le stesse identiche cose: ovvero, assemblee, scioperi, occupazioni e ameno fancazzismo. Gente che ci aspettava all’uscita carica di volantini e investita dalla missione di indottrinare gli ultimi arrivati, desiderosa di istruirci su cosa e come dovessimo pensare e quando pensarlo e istupidire così le nostre già fragili menti, occupazioni perenni, e una serie di altre iniziative che ovviamente non portavano mai a nulla. Duole notare che distanza di secoli non sia cambiato nulla, né lì né altrove, al di là di un minimo di tecnologia perché il discorso è sempre quello: si occupa, generalmente si vandalizza, e i cocci non sono mai di chi rompe. 

Fino ad oggi, quanto è saggiamente intervenuta la preside del Mamiani, che ha detto basta ai cocchetti santi di mammà che distruggono la proprietà di Stato. Al punto in cui siamo, suggerirei di affiancare all’educazione sentimentale anche l’educazione civica, perché non se ne può più di ragazzetti che vandalizzano la res publica, imbrattando e vandalizzando muri, autobus, cassonetti, scuole, senza che nessuno mai sia chiamato a rispondere di quello che fa e come se questi danni non ci riguardassero, visto che poi le pezze si mettono col denaro pubblico. 

E dunque, la saggia Tiziana Sallusti, preside del liceo Mamiani, minaccia di presentare il conto (di 64mila euro) ai genitori degli occupanti, dato che la faccenda blocca anche l'attività della segreteria e in particolare la rendicontazione “su piattaforma Mim dei fondi Pnnr e Pon spesi per i progetti ‘Digital board’ e‘Connessione rete’, materiali e servizi che i ragazzi già utilizzano”. La dirigente ha scritto ai genitori, ai docenti e a tutto il personale del classico di via delle Milizie: “La protratta occupazione sta facendo danni importanti non solo alla componente studenti (molti giorni di lezione persi a fronte di pranzi sociali, corsi tenuti da sedicenti formatori, gruppi di ascolto, musica, riflessioni sui problemi attuali, sport e quant'altro, come da "programmi" postati su Instagram. Attività importanti, non metto in dubbio, ma che potrebbero essere svolte nel pomeriggio o nelle assemblee), quanto anche all’ufficio di segreteria che non più svolgere il proprio lavoro amministrativo contabile”. 

Aggiunge la dirigente: “Il 15 dicembre è termine ultimo per effettuare i pagamenti. Se la scuola non riuscirà a rendicontare perderà i fondi e probabilmente sarete voi Genitori a dover rimettere i 64 mila euro già spesi. Altre soluzioni non ne vedo, purtroppo. Siete tutte persone che vivete nel mondo del lavoro e sapete benissimo che all'Europa o al MIM non possono interessare le motivazioni sottese ad una mancata rendicontazione. Ritireranno i fondi. Ho già parlato con gli occupanti che sembrano ben poco interessati a questo aspetto, sordi ad appelli e a ragionamenti pratici, in nome di alti ideali. Per questo mi rivolgo a voi, soprattutto ai genitori degli occupanti: fate ragionare i vostri figli, la protesta sta invalidando situazioni amministrative molto delicate che non possono poi essere risolte in un giorno”.

Anche i docenti del liceo Manara si schierano contro l’occupazione della scuola. Alla seconda settimana di sospensione delle attività didattica da parte degli studenti, 42 professori sui circa 60 insegnanti in forze nell’istituto di Monteverde hanno sottoscritto una lettera per ribadire che “il normale funzionamento della scuola pubblica è un diritto di tutti, studenti e lavoratori, e nessun gruppo è autorizzato a bloccarlo”. Gli studenti tuttavia resistono a oltranza (come prevedibile): “Vogliamo corsi su educazione sessuale e all’affettività obbligatori, investimenti maggiori sul servizio dello psicologo a scuola e una sezione ‘senza voto’ come sperimentato nel liceo Morgagni”. E pensare che un par di scapaccioni, a fronte di cotanti investimenti per i teneri virgulti, sarebbero gratis (ma non si può dire).

L’occupazione del liceo Manara va avanti dallo scorso 5 dicembre, quando l’Istituto è stato preso dagli studenti in concomitanza con altre otto scuole della Capitale. Un’azione coordinata, come spiega Jacopo Piazza del collettivo Manara: “Ci siamo uniti per chiedere un tavolo di confronto con il ministero dell’Istruzione, l’Ufficio scolastico regionale e Città metropolitana, ma al momento ce lo negano, dicendo che prima dobbiamo uscire da scuola. Noi però vogliamo garanzie”. 

Intanto, martedì mattina, per non sprecare nessuna occasione utile, è stato occupato anche il liceo Socrate alla Garbatella. Il preside Carlo Firmani ha pubblicato sul sito della scuola un comunicato: “Si avvisano tutti i genitori che questa mattina nella sede di via Giuliani non si stanno svolgendo le lezioni in quanto una agitazione studentesca impedisce il regolare svolgimento delle attività e la sede al momento resta chiusa. La sede di via Odescalchi è aperta e le attività possono svolgersi regolarmente. Non appena possibile seguiranno altri comunicati. I genitori sono invitati a prendere visione del sito e a convincere i ragazzi che stanno impedendo il regolare svolgimento del servizio a desistere dal loro intento e a riportare la situazione alla normalità”.

Al Tasso è prevista una sospensione da 3 a 10 giorni, ma agli studenti incolpati sarà concesso difendersi. Al Mamiani l’allontanamento è di almeno 5 giorni e al Manara è previsto il risarcimento dei danni, oltre a un massimo di 15 giorni di stop: la sanzione più dura tra quelle dei regolamenti di disciplina dei licei occupati in simultanea tra il 4 e il 5 dicembre. Il Righi, invece, è stato già lasciato dagli studenti.

Dopo giornate trascorse beatamente tra corsi sulla sessuo-affettività, lezioni con associazioni, rassegne stampa con scrittori (come quella al Virgilio con Paolo Di Paolo), laboratori di fotografia, proiezioni, workshop di musica, writing e dibattiti sulla situazione delle carceri in Italia, incontri con cast e momenti di socialità, le famiglie a casa cominciano a ragionare sulle potenziali conseguenze che pioveranno sulla testa dei figli, e pure sulla loro, non appena le occupazioni, già denunciate alle autorità dai parte dei dirigenti, saranno terminate, perché da mesi si parla di una riforma del voto in condotta e i genitori vogliono vederci chiaro.

Per ora, non essendo entrata in vigore alcuna nuova normativa, ci si continuerà a basare sugli attuali regolamenti: quindi, dopo che gli occupanti saranno usciti, presidi e studenti, insieme a membri del Consiglio d’istituto, verificheranno le condizioni della scuola. Danni di qualsiasi tipo ed eventuali atti vandalici saranno contestati agli studenti che si sono barricati dentro scuola e che, di fatto, sono stati riconosciuti da docenti e presidi davanti ai licei, ma anche dai social, dalle immagini dei telegiornali, dalle dichiarazioni alla stampa.

Alcuni occupanti potrebbero farsi avanti e ammettere di aver partecipato alla protesta: «Difenderemo le nostre rivendicazioni», dicono. Le lezioni riprenderanno solo dopo le pulizie. Poi saranno calendarizzati i consigli d’istituto, durante i quali, sulla base di ogni regolamento di ciascuna scuola, si deciderà che tipo di provvedimenti disciplinari prendere nei confronti di chi ha occupato. Al Tasso, per esempio, come previsto dal regolamento di disciplina, per chi ha causato “impedimento per più giorni la frequenza agli studenti e l’ingresso a scuola al personale tutto” è prevista una sospensione da 3 a 10 giorni “a seconda della durata e in base all’entità dei danni”, oltre al risarcimento economico. A decidere sarà il consiglio di classe e il provvedimento inciderà sul voto in condotta e sui crediti scolastici. Anche al Manara sono previsti il risarcimento dei danni e la sospensione, che però può anche arrivare a 15 giorni.

Mentre gli studenti sperano che le istituzioni si convincano ad aprire con loro un tavolo permanente, le famiglie pregano che le scuole siano lasciate quasi intonse, perfino migliorate, come successo al Righi, per scongiurare una sanzione più grave. Al Colonna, infatti, per “danno all’edificio scolastico, agli arredi o alle attrezzature” è prevista anche la “decurtazione fino a due punti dal voto di condotta”, e con 5 si viene bocciati. Per un Righi rilasciato, in altri licei si continua: come al Vittoria Colonna, dove un annuncio sul sito della scuola annulla alcune gite previste e due uscite al cinema Farnese per vedere il film di Paola Cortellesi “C’è ancora domani”: se le premesse sono occupare per andare al cinema, però, c’è proprio poco da essere ottimisti. 
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