Non siamo panda, ma semplicemente donne
- di: Barbara Leone
Avete presente il panda? Quel dolcissimo animaletto buffo e sornione che se ne sta abbarbicato sulle canne di bambù nelle foreste di Sichuan? Ecco, io oggi mi sento così. Esattamente come un panda. Una specie in via d’estinzione da proteggere e coccolare. Ma con cinque dita invece di sei, che è la caratteristica del panda. E al posto del bambù, annuso le mimose. Che peraltro puzzano, sporcano ‘na cifra e il giorno dopo te le ritrovi a capa sotto nel vaso e tutte appassite. Forse hanno scelto questo fiore, spettacolare quando troneggia sull’albero, perché rappresenta la perfetta metafora di questa festa stupida e ipocrita. Come le mimose, anche noi donne per un giorno svettiamo in cima ai pensieri più melensi dei maschietti. Salvo ritrovarci a capa sotto e avvizzite il giorno dopo. Quando praticamente ritorna tutto come prima. Ma per un giorno sei regina, perché è la tua festa. E così entri a gratissse nei musei, nei parchi archeologici e pure allo zoomarine. Nei bar ci offrono un pasticciotto se prendiamo il caffè, e in quasi tutti gli esercizi commerciali c’è un cadeau riservato a noi. Le donne: l’altra metà del cielo, la vite su cui gira tutto, il fiore più bello… E menate simili scopiazzate dal web. Oggi ci meritiamo il caffè a letto, il portiere ti fa gli auguri, e per l’occasione ti porta pure la spesa fino all’ascensore. I colleghi, gli stessi che rosicano perché sei più brava di loro, sono stranamente affabili e manierosi e il tuo capo ti concede pure di staccare mezz’ora prima. E quando torni a casa è un florilegio di attenzioni e smancerie. Con tuo marito che addirittura ha steso il bucato. Male, e senza mollette. Ma apprezziamo lo sforzo. Manco mezzo calzino di tuo figlio in giro, e finanche il cane (quello maschio) per un giorno ha deciso di sospendere la perdita di pelo che ti fa bestemmiare sant’archippo da mane a sera. E a proposito di sera… oggi, 8 marzo festa della donna, hai l’uscita libera con le amiche. Strip compreso nel prezzo.
Ma no, tranquilla. Per una volta, l’unica, tuo marito non ti tempesterà di telefonate e messaggi. Pure se ti sei messa la minigonna ascellare, modello pretty woman che batte a Beverly Hills. Oggi nessuno ti toccherà con un dito. E’ la tua festa, ricordi? Poi, come cenerentola a mezzanotte, tutto tornerà come prima. Il collega rosicone ricomincerà a mobbizzarti ed a screditarti in tutti i modi, il capo ti farà tirar tardi perché bisogna chiudere quei contratti e giacchè ti trovi dai una ripassatina con la crema nivea al divano in pelle, con la scusa che tu c’hai le manine sante. Quando poi rincaserai, stremata da una giornata infinita, troverai il solito delirio: panni da lavare, calzini ovunque, spesa da fare e pure da pisciare il cane, che nel frattempo ha lasciato ciuffi in ogni angolo come se non ci fosse un domani. E se poi, poco poco, nel weekend vuoi uscire con le amiche… ma stai sempre a giro? E levati quella gonna che pari una zo****a! Non ci siamo, girls. Non ci siamo proprio. Lo volete capire una volta per tutte che non c’è un fico secco da festeggiare? E non sto manco a dire qui dei femminicidi, delle bambine avvelenate in Iran, della disparità di trattamento economico a parità di competenze e ruoli o di dirigenze tutte o quasi al maschile. Sì, ok. Abbiamo un Presidente del Consiglio donna. Rigorosamente al maschile, quasi a voler dire: oh, io so’ donna ma c’ho gli attributi come gli uomini. Poi però, quando si porta dietro la figlioletta in giro per il mondo, viene massacrata perché non sa fare la mamma. Perché noi donne dobbiamo sempre dimostrare qualcosa in più. E fino a quando sarà così non ci sarà proprio un bel niente da festeggiare. Fino a quando non avremo la libertà di incacchiarci senza che qualcuno bisbigli “avrà il ciclo”, fino a quando il nostro valore non verrà riconosciuto (anche economicamente) per quello che è, fino a quando esisterà anche un solo maschio che si sente autorizzato a toccarci il sedere se ci mettiamo la minigonna, fino a quando non potremo anche noi buttarci sul divano dopo una giornata di lavoro e fino a quando non saremo trattate, nel bene e nel male, esattamente come viene trattato un uomo… bè, fino ad allora le mimose mettetevele lì dove non batte il sole. Perché non siamo panda, ma semplicemente donne. Trecentosessantacinque giorni all’anno.