Niente caffè

- di: Barbara Leone
 
Ammetto che ho evitato come la peste “Unica”, lo strombazzatissimo docufilm proposto da Netflix in cui Ilary racconta la sua verità sulla separazione dar Pupone. Già il titolo mi risultava urticante, andando a riecheggiare quella melensa t-shirt con su scritto “6 unica!” che lui le aveva dedicato in un derby nel lontanissimo 2002, quando agli occhi di Roma, e dell’Italia tutta, i due piccioncini parevano essere usciti da un libro delle favole dei fratelli Grimm. Una favola che si è poi rivelata un incubo, con finanche dei tratti noir all’amatriciana. Stando almeno alla narrazione dell’ei fu madame Tottì. Perché sì: alla fine, uno spezzone qua e uno spezzone là, ci sono cascata e anch’io ho visto questo benedetto docufilm entrato in pochi giorni nella top 10 della piattaforma streaming, che ripercorre minuto per minuto questa banalissima storia di corna camuffata da Dynasty all’ombra der Cupolone. Un’operazione di marketing? Sicuramente. Vendetta? Forse, e sarebbe pure umano visto che il Capitano l’ha sputtanata in lungo e in largo per lo Stivale dandole, tra le righe ma non troppo, della mignotta e pure ladra. Quindi ci sta che la Blasi sia un tantinello incacchiata, perché cornuta, nel senso letterale del termine, e bastonata anche no. Quel che è certo è che il prodotto è ottimo, merito della scrittura di Peppi Nocera e Romina Ronchi e della regia di Tommaso Deboni che sono riusciti a rendere il nulla cosmico, perché di questo si parla, un vero e proprio caso televisivo. E la particolarità sta proprio in quel nulla cosmico: perché la verità è che “Unica” non aggiunge assolutamente niente a ciò che già sapevamo. E però ammicca a tutte quelle donne che, per esperienza diretta o latente sospetto, si rivedono nella moglie tradita da un marito che spudoratamente mente sapendo di mentire, basti pensare che a corna in atto fece la famosa smentita sui social prendendosela, ovviamente, coi giornalisti che raccontano balle.

Uno che direbbe che Gesù è morto di freddo, capace di negare l’evidenza anche quando, prove alla mano, è colto col dito nella marmellata. E imperterrito, nega fino alla morte: chi io? Ma chi la conosce! Eddai, che ci siamo passate tutte, o quasi. Perché poi gli uomini, non tutti ma molti, sono così: infantili nel trovar scuse improbabili, che poi è la cosa che più ci fa imbestialire perché così facendo oltre a tradire offendono la nostra intelligenza col risultato che nove volte su dieci noi donne ci vestiamo da sceme per non andare in guerra, ma sappiamo eccome da che parte sta la verità. E poi i sensi di colpa: perché se io maschio t’ho tradito è perché tu hai sicuramente fatto qualcosa di peggio. Nella fattispecie, trattasi di un innocente caffè (sempre stando alla Ilary’s version) con un tipo peraltro rimorchiato su Instagram. E qui un po’ ho fatto un salto dalla sedia, anzi divano, perché proprio non capisco che necessità abbia una come Ilary Blasi a rimorchiare uno sui social. Messo e tolto, però, lei ne esce bene, protagonista com’è di un puzzle che magistralmente alterna lacrime e  ironia, nostalgia e incredulità, dolore e amore il tutto condito da una punta di femminismo. Si è ritagliata il suo spazio per dire la sua, dopo esser stata trattata da poco di buono e ladra. E l’ha fatto sfruttando al massimo uno strumento, la tv, che è quello che le dà lavoro. Anche se per i più, e nel docufilm lo sottolinea spesso, resta l’ex letterina for ever moglie dell’ottavo Re di Roma. Che però ne esce come un campione che fuori dal rettangolo di gioco è un ominicchio come tanti. Che mente, tradisce, porta la figlia dall’amante a giocare coi figli di lei e si permette pure di dare un inaccettabile ultimatum: “Se vuoi sistemare le cose, non vedere più la tua amica Alessia, cancellati da tutti i social, cambia numero e smetti di lavorare”. “Mi stai chiedendo di scegliere tra la tua e la mia vita. Io scelgo me”, risponde Ilary. E noi con lei. Gli ultimi rumors giurano che ora er Pupone voglia finanche fare un pupino con la sua Noemi. L’ennesima caduta di stile, anche perché tra lui e lei ne contano 5 di figli. Roba da mandare in brodo di giuggiole pure la ministra Roccella! Una cosa, però, dopo aver visto “Unica” l’ho imparata: niente caffè, grazie.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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