Linda, il web e il vero sport nazionale: offendersi

- di: Barbara Bizzarri
 
Linda Cerruti, campionessa virtuosa del nuoto sincronizzato è giustamente fiera delle sue medaglie, quindi fa una spaccata e se le appende alle gambe in una magnifica foto pubblicata su Instagram per cui il web si scatena in commenti da trivio, mentre lei si sente vittima di sessismo e alla fine denuncia i colpevoli di goliardia alla polizia postale di Savona.

Quello che succede poi riunisce i tre capisaldi dell'epoca woke: libertà di fare ed essere quello che si vuole purché nei limiti approvati e stabiliti, esibizionismo autarchico, offesa. Ci si offende per tutto, in questo caso guarda le medaglie, maiale, non le cosce a cui sono appese, laido bruto. E se sui social non si guarda dove si richiede a suon di adv(ertisement) la denuncia è il minimo, ormai una querela non si nega a nessuno. Tutti si offendono, tutti frignano, tutti pretendono qualcosa, che sia la giustizia, il gas, un autodafè, che noia questa epoca di servoassistiti dello strazio. Ovviamente ognuno può appendere quello che vuole dove gli pare ma è bene essere pronti alle reazioni perché il web non è esattamente l’Arcadia. Imparate magari da Naike Rivelli, eroica figlia della Muti, cui deve essere riconosciuta una forza granitica nel non mandare eserciti di trogloditi all’inferno, anzi lei continua a pubblicare foto in cui pratica yoga nuda e a spiegare la crudeltà delle carni di allevamento e delle borse di pelle mettendo in gioco quello che ha senza frignare in continuazione, sport nazionale di grande rilevanza, purché non si vada oltre il recinto già preparato per lo sconfinamento. Quindi, non uscire dai ranghi e non dire che un sedere è bello anche se lo è ed è piazzato in primo piano in una splendida foto di valenza anche erotica: ma che sarà mai, del resto come dice il Maestro Tinto (Brass) al mondo non esiste nulla di più sincero. 

Sono felice di aver vissuto e di essere tuttora sprofondata in un passato meno demente del delirio collettivo attuale, perché adesso Newton e Mapplethorpe starebbero a pulire latrine, altro che foto patinate e premi: immagino già la lagna sulle bellezze non inclusive ritratte da entrambi e quanto si possa essere umiliati e offesi dal non essere Lisa Lyon, in un mondo in cui per sopravvivere anche la Barbie è dovuta diventare cessa mentre la versione figa ormai è roba per collezionisti, più resistenti al trauma della silhouette perfetta, dei capelli biondi e del guardaroba milionario (ciao invidiosi). 

È notizia recente della tenera creatura che a un raduno di alpini durante il quale è stato acclarato non sia avvenuta alcuna (reale) molestia, si è “sentita violentata” per un apprezzamento alle sue gambe. Qualcuno dovrà pure informare le personcine impressionabili che i commenti, per quanto grevi, per quanto volgari e insopportabili non sono come imporre una penetrazione, probabilmente a suon di botte o con un coltello puntato alla gola. Le vittime, sia uomini che donne, della violenza più mostruosa concepita dalla mente umana, meritano rispetto e non vedere svilita la propria sofferenza paragonandola a un ‘preferisco lo spazio fra la quarta e la quinta medaglia’, per quanto possa risultare sgradevole. Perché un insulto o un complimento pesante non è esattamente quello che ha subìto la ragazza che, fuori da una discoteca abruzzese, anni fa, è stata brutalizzata con una sbarra di ferro, riportando danni permanenti e la vita distrutta. Non è quello che hanno vissuto Pamela e Desirée prima di essere uccise. Non è quello che è successo al Circeo tanti anni fa in una pagina vergognosa di cronaca italiana, e non è quello che accade a centinaia di bambine di non più di dieci anni di età che a certe latitudini sono costrette a sposare uomini ultraquarantenni. Le parole sono importanti ma è abitudine inveterata usarle a sproposito: sarebbe ora che tornasse il buonsenso in queste lande deserte in cui si frigna per un complimento villano quasi fosse uno stupro mentre lo stupro spesso passa sotto silenzi pesanti come macigni.

Vorrei poter dire che si dovrebbe poter postare quello che si vuole senza commenti ‘sessisti’, ma è ridicolo anche soltanto pensarlo in una società che sessualizza tutto per denaro e in cui chiunque può guadagnare quanto un AD su onlyfans: la dicotomia del messaggio è incontrovertibile, è facile poi andare in tilt. Se si pubblica una foto in posizione da sincro che evidenzia un bel corpo è molto più probabile che ci si concentri su quello anziché sul medagliere, e dire che non è possibile, che non è giusto, è totale malafede oppure un’ingenuità tanto rustica quanto imperdonabile, anche se la solfa hype è questa: il maschio bianco etero e triviale ha scocciato, pretende di fare il barbecue per sfoggiare virilità, è un villano, guarda il culo anziché lo sforzo di un’atleta pluripremiata, dovrebbe essere di passaggio per il tempo di una copula riproduttiva e poi via, a mai più rivederci. Linda, la prossima volta fatti una risata su certi commenti sventati e innocui, senza aggiungere altro livore alla più stupida e manipolata guerra fra sessi che la storia ricordi. 
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