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Liberté, egalité, arrangiati te

- di: Barbara Bizzarri
 
Ultimamente non c’è molto da vantarsi ad essere francesi nonostante l’incrollabile campanilismo che distingue i nostri cuginetti d’Oltralpe, se non ricordo male anche accaparratori di cime altrui. Lo affermo con nel cuore lo strazio di chi è cresciuto con Lady Oscar e adorando la storia francese ma tant’è: ad avercelo, un altro Saint Just. Invece, dopo le dichiarazioni bellicose di Macron, per le quali mi rendo conto non avesse alternative ma, intendiamoci, per un mero discorso di proprio vantaggio politico, e dopo tutta un’altra serie di primati piuttosto vergognosi, tra cui lanciare il lasciapassare verde in Europa (o il caos che hanno contribuito a creare in Libia), adesso, all’alba delle Olimpiadi, la Francia, già scaricatrice di immigrati a Ventimiglia, si distingue per un’ampia operazione di pulizia sociale, come segnalato da Le Revers de la médaille, un collettivo che racchiude circa 80 associazioni attive nell'assistenza ai più deboli. Secondo le stime, tra il 2023 e il 2024 ci sono state 138 operazioni che hanno portato all'allontanamento di 12.545 persone, tra cui 3.434 minori, il 38,5% in più rispetto al periodo compreso tra il 2021 e il 2022. Nell’ultimo rapporto pubblicato, si denunciano le recenti evacuazioni di bidonville e accampamenti abusivi: una popolazione di emarginati, allontanati progressivamente dalla regione parigina dell'Île-de-France per essere convogliati in strutture apposite con la promessa di una soluzione stabile, secondo uno schema ripetuto anche nelle altre città dove si terranno alcune gare olimpiche. 

È facile immaginare il modus operandi tenuto durante le espulsioni, con metodi non sempre ortodossi e, soprattutto, senza fornire delle vere soluzioni alternative ai diretti interessati. Ufficialmente, le partenze avvengono su base volontaria, ma le associazioni riferiscono che vengono fornite poche informazioni. Sarebbero due le soluzioni offerte dalla polizia ai senzatetto: rivolgersi a centri dove è prevista una non meglio specificata assistenza o andare via. E quindi, le persone prelevate sono poi affidate ad alcuni centri d'accoglienza regionali diffusi in tutta la Francia, ma dove la permanenza è consentita fino a tre settimane. Trascorso questo periodo, ci si ritrova in strada, e spesso in un’altra città, che non si conosce. Molti dei clochard sono migranti, spesso minorenni, che non conoscono la lingua e che hanno necessità di rientrare a Parigi, dove sono in attesa di una risposta per la richiesta di asilo o per un lavoretto, naturalmente in nero e malpagato.

In effetti, ci si chiede che senso abbia brigare tanto per salvarli in mare per farli morire più tardi, nelle nostre luccicanti capitali, ma la risposta si conosce fin troppo bene, mentre continua questo interminabile gioco ipocrita sulla pelle delle persone. Il governo, ovviamente, ha negato ogni correlazione fra lo sgombero dei disperati e la necessità di “ripulire” le strade in vista delle Olimpiadi, spiegando che si tratta di iniziative previste da tempo, ma a un mese da Giochi è una spiegazione che non convince nessuno, men che meno i sindaci delle varie città coinvolte, tra cui Orléans: il sindaco Serge Grouard ha denunciato, come gli altri,  la mancanza di trasparenza da parte del governo, che agirebbe in modo del tutto arbitrario, sostenendo poi che nel suo Comune, in un anno, arrivava un bus ogni tre settimane con a bordo tra le 30 e le 50 persone. In pratica: liberté, egalité, arrangiati te. 
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