Le misure anti-pandemia cancellano la democrazia nelle assemblee delle società

- di: G. Fiorentini
 
Albert Einstein sosteneva che ogni crisi portasse a nuovi progressi. Indubbiamente, il lungo periodo di pandemia ha obbligato tutti a fare un passo in avanti nelle comunicazioni a distanza, costringendo anche la Pubblica Amministrazione a modernizzarsi. 
Purtroppo, non è sempre andata così. Le grandi società quotate si sono viste privare del proprio cuore pulsante, ossia della presenza fisica degli azionisti durante le assemblee societarie. Dal marzo 2020 ad oggi è stato "proibito" l'ingresso ai soci durante qualsiasi assemblea degli azionisti delle grandi società italiane quotate in borsa. Un socio (piccolo o grande) per esercitare il proprio diritto di voto ha dovuto necessariamente delegare l'unico rappresentante designato. Se il medesimo azionista avesse voluto porre una domanda al consiglio di amministrazione avrebbe potuto farlo esclusivamente mediante formulari online, con email o p.e.c. 
Il tutto legittimato dall'art. 106 del decreto legge del 17 marzo 2020. 

La norma, al secondo comma, ha una formulazione che già di per sé è esaustiva e perfetta: è disposto che le assemblee, ordinarie o straordinarie, delle società per azioni possono prevedere l'esercizio del voto in via elettronica o per corrispondenza e l'intervento dei soci - così come tutta l'assemblea - con mezzi di telecomunicazione. Purtroppo questa soluzione idilliaca viene minata al quarto comma laddove, esclusivamente per le società quotate, viene previsto che il diritto d'intervento (e dunque la singola partecipazione) sia svolta esclusivamente dal rappresentante designato ai sensi dell'art. 135-undecies del TUF al quale possono essere conferite anche deleghe.

Ed ecco qui che la questione tracolla. Sarebbe stato facilissimo organizzare delle adunanze con i moderni mezzi di telecomunicazioni e far svolgere le assemblee in streaming. Già gli strumenti a disposizione di tutti, come ad esempio Microsoft Teams, riescono a supportare sino a 10.000 partecipanti (e per mia esperienza, non ho mai visto un numero simile di soci presenti in un'unica assemblea). Per non parlare di piattaforme streaming come YouTube, che avrebbero consentito un numero esponenziale di partecipanti con possibilità di esprimere interventi mediante i commenti al video. Durante questo periodo di pandemia abbiamo seguito lezioni, corsi di aggiornamento, visto anche concerti mediante le dirette web, ma è stato "proibito" agli azionisti di una società quotata (e dunque una realtà di elevata rilevanza) di poter assistere a che cosa avvenisse, alle presentazioni delle relazioni, dei bilanci e soprattutto di potersi confrontare sia con il Consiglio di Amministrazione che con i soci stessi. Questo sicuramente è stato il nodo più dolente della circostanza ed ossia l'impossibilità di poter ascoltare le parole dei vari presidenti, amministratori delegati, direttori generali e via dicendo, confrontandosi direttamente con gli stessi sui numeri dei bilanci e sui progetti al fine di poter consolidare o modificare la propria determinazione di voto o - ancor più importante - di evidenziare manchevolezze e sottoporle a tutti gli altri soci. 

Infatti, contrariamente a quanto si possa pensare, un'assemblea non è solo un momento di confronto fra il singolo ed i consiglieri di amministrazione, ma è principalmente anche un confronto fra i soci stessi. Tutto sarebbe potuto pacificamente convivere anche con l'istituto del voto al rappresentante designato e con la possibilità di porre domande prima dell'assemblea senza dover necessariamente presenziare. Ma le due realtà dovevano e potevano necessariamente convivere senza escludere coattivamente il socio ed in particolare dal confronto con il Consiglio di Amministrazione. Tornando ad un'analisi tecnica dell'art. 106, è chiaro che il tenore letterario ed interpretativo dello stesso non imponga l'iter attuato, ma anzi lo renda facoltativo. Infatti, in ogni periodo viene utilizzato il termine "possono" che giuridicamente ha tutt'altro significato e rilevanza dal "devono". Ne deriva dunque che, la strada percorsa da ogni società quotata è stata quella indubbiamente "più comoda", ma a totale discapito degli investitori. 

Cosa aspettarsi per il futuro? 

Sicuramente è impensabile che questa "eccezione" dovuta alla pandemia diventi "regola". Le assemblee degli azionisti non potranno divenire solo ed esclusivamente a porte chiuse. Il diritto di confronto del socio dovrà necessariamente essere integralmente ripristinato in quanto, mi preme sottolinearlo, l'assemblea degli azionisti è l'unico momento reale in cui è possibile porre domande ai consiglieri nel pieno contraddittorio delle parti. Non ve ne sono altri.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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