La mattanza è servita
- di: Barbara Leone
Che assurdo ossimoro: festeggiare la vita attraverso la morte. Ma oggi, venerdì santo ovvero il giorno della Passione di Gesù, ogni appello è inutile. Perché proprio come Gesù, gli agnellini sacrificati ogni Santa Pasqua in nome di una tradizione barbara che è l’esatto opposto della sacra Resurrezione, la loro Via Crucis se la sono già fatta tutta. Stipati nei camion, senza acqua e con pochissima aria per ore ed ore. Inconsapevoli d’una fine che pare non arrivare mai a liberarli dal dolore. Nel periodo pasquale il carico di lavoro per le catene di montaggio dei macelli è talmente alto che può capitare, e capita molto spesso, che si salti il processo di stordimento degli animali obbligatorio per legge: in questo modo gli agnelli sono completamente vigili, e si rendono conto di tutto quello che accade, dai rumori dei macchinari ai lamenti strazianti dei loro simili in fin di vita. Con sadica brutalità gli agnellini vengono appesi per una zampa sui nastri trasportatori. Restano così, in una raccapricciante posizione innaturale in attesa del loro turno. Alla fine viene tagliata loro la gola e si attende che muoiano dissanguati mentre sono tenuti a testa in giù per permettere al sangue di defluire all’esterno del corpo con la povera bestiola che, in assenza di stordimento, si contorce e lancia grida acutissime e lancinanti. E’ esattamente questo ciò di cui vi rendete complici mettendo in tavola quel succulento agnello con le patate che in capa a voi fa festa e famiglia. Dovete sapere, vedere, udire. Solo a quel punto avrete il diritto di assaporare.
Nessuna Pasqua di Resurrezione. Soltanto orrore per questa strage degli innocenti. E non venitemi a dire che Gesù Cristo avrebbe voluto questo in suo nome, perché non ci crederò mai. Lui, che era un Profeta illuminato, buono, compassionevole, pacifista, misericordioso. E chissà, magari era pure vegetariano. Pur non avendone le prove, non mi sento affatto di escluderlo. Ed anzi, in cuor mio sento che è così. Del resto stiamo sempre parlando di un uomo capace di sacrificarsi per ideali di pace e amore. Uno che predicava di amare il prossimo tuo come te stesso, e non mi risulta che ne precisasse la specie. Ragion per cui non accampate scuse. Non vi assolvete in nome d’una tradizione religiosa, che oltretutto, semmai, affonda le sue radici nella fede ebraica e non di certo in quella cristiana. Lo spiegò bene nel lontano 2007 Papa Benedetto XVI, che nero su bianco mise in discussione questa crudele pratica definendola un “gesto nostalgico, in qualche modo privo di efficacia, che era l’immolazione dell’innocente ed immacolato agnello”, e che “ha trovato risposta in Colui che per noi è diventato insieme Agnello e Tempio”. Come ripeto sempre quando mi spertico di parole su quest’argomento, se l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo si identifica con Gesù quello che mettete nel piatto è proprio Lui. E no: mangiandolo non diventerete come Lui, ma esattamente l’opposto. Perché gli innumerevoli orrori, e questo è purtroppo solo uno dei tanti, che l’essere umano compie nei confronti dei fratelli animali ha un che di demoniaco. Sicuramente di sadico, e manco poco.
E non venitemi a dire: ma allora i maiali? Ma allora le capre? E i vitelli? Per me pari sono, non faccio differenza alcuna. Peggio per voi, che ancor state all’età della pietra quando per necessità, non certo per gola, si andava a caccia con la clava e ci si nutriva di cadaveri in putrefazione. Perché la carne questo è. Personalmente, non nutro grandi speranze in un cambio di rotta. Complici i social, ho ben chiaro il sentiment della gente al riguardo. Quello della mattanza degli agnelli è un argomento venuto a noia. Fiato sprecato, basta leggere i commenti sotto ai post che invocano pietà e giustizia. Ma che mi meraviglio a fare? Nel “civilissimo” Trentino hanno rivotato quel soggetto che manco voglio nominare che abbatterebbe tutti gli orsi di questo mondo. E sono tutti contenti per la legge che ha partorito, in base alla quale se ne possono ammazzare otto all’anno. Evviva, finalmente un po’ di spezzatino d’orso con la polenta! E’ questo il mood. Pensa quanto gliene può fregare degli agnelli. Ma è ovunque così. Così la pastorizia muore! Meglio che muoiano gli animali, ovvio. Per di più tra le sofferenze più atroci. O vi illudete veramente che nei macelli, o anche dal contadino amico vostro, gli animali vengano ammazzati con gentilezza? “Se i macelli avessero le pareti di vetro saremmo tutti vegetariani”, scriveva Lev Tolstoj a fine Ottocento, un tempo in cui ci si poteva ancora “nascondere” dietro il velo della disinformazione di ciò che accade dietro le quinte dei macelli di tutto il mondo. Ora non ci sono più alibi. Sappiamo tutto, minuto per minuto. Anche, e forse soprattutto, che dietro alla lobby dell’agroalimentare si celano interessi di denaro talmente grandi da sfamare l’Africa intera. Altro che green economy… dovrebbero chiamarla red economy. Rosso collera, come la nostra. E rosso sangue, come quello degli animali.
Nella foto: Enpa per la campagna di Pasqua 2012