Canti di Natale a cucù: la maestra e la cancel culture

- di: Barbara Bizzarri
 
Ho sempre pensato che per fare determinati mestieri, come per esempio giudice e insegnante, prima di rendere effettivamente operativi gli aspiranti sarebbe cosa buona e giusta obbligare i tali a una bella batteria di test psicoattitudinali onde evitare di ritrovarsi fra le scatole una serie di pazzi da cui poi è difficile liberarsi essendo assurti al rango di pubblici ufficiali. Direi che il tempo galantuomo mi sta dando ragione, in particolare per quanto riguarda la scuola dove, se la memoria non mi inganna, di personaggi che allacciavano la camicia davanti per sbaglio e pura fortuna (loro) ne ho incontrate almeno tre, ma anche la fauna attuale è un profluvio di esempi:  dall’insegnante arrestata a Torino mentre manifestava a tutta una serie di educatrici e maestre d’asilo che si scoprono sadiche picchiatrici al riparo delle scolastiche quattro mura e che mi fanno venire voglia di interpretare una versione live de il Giustiziere della notte, fino a persone più innocue cui comunque non affiderei un pesce rosso, figuriamoci il prodotto della mia moltiplicazione, se lo avessi. 

Un caso evidente della follia imperante da parte di docenti e insegnanti tutti è accaduta a Padova, dove una maestrina alquanto zelante, simpatica e progressista ma non particolarmente sveglia ha deciso di sostituire la parola Gesù con la parola cucù in un canto natalizio per rispetto alle altre religioni. Ora, già il concetto di rispetto, pur essendo basilare, è di difficile comprendonio per le menti semplici, le quali non arrivano a pensare che il rispetto si deve a tutti iniziando magari dalla religione di Stato, mi chiedo cosa ne sarebbe di queste figurine che nel loro zelo risultano quasi patetiche se venisse loro in mente di sostituire la parola Maometto con, che so, letto. Per rispetto. Così la rima è tripla. 

Probabilmente volteggerebbero nell’aere in forma gassosa a neanche dieci minuti da una simile idea brillante e, devo dire, a ragione perché il rispetto sì ma la stupidità no. Tenetevela per voi, care maestrine desiderose di far vedere quanto avete svolto bene il compitino, perché il tanto millantato rispetto di cui vi riempite la boccuccia santa allora, non si deve forse pure ai Cattolici? In quanto tale, posso sentirmi profondamente irritata da questa palese mancanza di rispetto che confluisce nella blasfemia verso la mia religione? Si può dire, soprattutto, che avete sbagliato mestiere strappando le vostre tenere braccia all’agricoltura dove avreste potuto dimostrare rispetto per i cavolfiori, che so, senza che a farne le spese sia la comunità tutta, da voi così evidentemente disprezzata ma che oltretutto vi paga pure lo stipendio? Avete sonoramente rotto le scatole, o mie fulgide sacerdotesse del cretinismo imperante, e il vostro posto non è la scuola, ma qualche appezzamento di terra il più lontano possibile dall’abitato, così da non fare danni. Così magari, nella quiete campagnola, potreste leggere il Corano (che evidentemente non conoscete) per scoprire che Gesù è considerato un profeta dall’Islam e capire che, in colpo solo, con la vostra idiozia avete scontentato tutti. Complimenti. 
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