La favola della bidella viaggiatrice e altri racconti

- di: Barbara Bizzarri
 
Dopo la studentessa laureata alla velocità della luce (con annessa famiglia milionaria che ne supporta necessità e bisogni), i giovani imprenditori che si fanno da soli (con mamma e papà alle spalle, ma pure di fianco, sopra e sotto) e che dall’alto di questa bravura - della cicogna che li ha depositati nel posto giusto - dimostrata sul campo, pretendono di vigilare dall’alto della stampa unificata sulla rieducazione degli italiani, che si devono piegare whatever it takes, altrimenti sono choosy, viziati, e altre nefandezze assortite sempre proferite però da chi sistema ottimamente i propri figli al vertice della piramide sociale (del resto, se tutti i posti a tavola sono occupati, ci vorrà pur qualcuno che serva il pranzo): ebbene, in questo nuovo campo di rieducazione a cui il mondo guarda con sommo interesse per vedere come reagiscono le cavie, è stata aggiunta una nuova pagina al manuale dello schiavismo.

La leggenda della bidella napoletana Giuseppina Giuliano

La leggenda della bidella napoletana Giuseppina Giuliano - già il nome sa di sacrifici perpetrati per generazioni - che ogni giorno prende il suo bel trenino e sale a Milano per fare il suo dovere “presso l’istituto artistico Boccioni di piazzale Arduino”, poi, non potendo permettersi un affitto, riprende il trenino in direzione ostinata e contraria e torna a farsi coccolare dalla famiglia all’ombra del Vesuvio, è rimbalzata su tutti i media e la ragazza viene glorificata a voci unificate. Traduzione: ecco cosa significa lavorare, il lavoro si accetta anche a millemila chilometri di distanza e con sommo sprezzo del sacrifizio (meglio leggere queste righe con l’intonazione dei notiziari del Luce). Nessuno ha fatto parola dei costi effettivi di un simile balzello finché a qualcuno meno fesso degli altri si è accesa una lampadina nonostante i costi, perché le presunte nove ore giornaliere sul Frecciarossa in abbonamento mensile costerebbero all’indomita lavoratrice quanto un affitto a City Life. All’alba della cancellazione del reddito di cittadinanza, appena in tempo per permettere agli imprenditori vacanzieri di trovare nuovi iloti - poi uno dice il caso -, in un tessuto sociale sfilacciato e con un divario aberrante fra poveri e ricchi, giustamente è giunta l’ora degli esempi virtuosi confezionati per gente mononeuronale. Almeno, si mettesse un po’ più di attenzione per creare favolette atte a gettare discredito sui privilegiati che percepiscono quattro spicci di assistenza, anche per far dimenticare tra frizzi, lazzi e giochi di prestigio che, in una contingenza come quella attuale, dall’ oggi al domani chiunque può ritrovarsi in un attimo a non avere, e non contare, più niente.
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