L’ultima frontiera del risparmio: i figli del futuro saranno virtuali
- di: Barbara Bizzarri
Se non fate parte di quell’ampia porzione di italiani che ha deciso di non riprodursi e magari vi struggete per avere un tenero frugoletto ma l’attuale congiuntura astrale ed economica non ve lo permette dato che un figlio costa, e pure parecchio, soprattutto di questi tempi, la tecnologia sempre più pervasiva della nostra epoca fra una cinquantina d’anni potrebbe essere d’aiuto: la soluzione arriva dall’Inghilterra. Chi non ricorda il Tamagotchi, un tenero pulcino virtuale creato in Giappone e divenuto molto popolare fra i giovani fra la fine degli anni Novanta e i primi del Duemila: tenere creaturine da curare e accudire come fossero reali, perché, se non li si gestiva correttamente, abbandonavano la loro valle di lacrime digitale. Ebbene, Catriona Campbell, una delle più eminenti esperte inglesi di intelligenza artificiale assicura che, fra qualche decennio, sarà molto comune avere un figlio virtuale, generato dal computer e con cui interagire nel mondo del metaverso. Grazie alle nuove tecnologie in materia di sensazioni visive e tattili, come per esempio guanti hi tech utilizzati per replicare sensibilità fisiche, i bambini virtuali saranno indistinguibili da quelli reali e, soprattutto, costeranno molto meno: niente pappe, giocattoli, scuole, sport, vestiti, ma soltanto una piccola cifra mensile, quasi come un abbonamento a qualche piattaforma streaming, perché pare che la richiesta potrebbe essere tanto elevata da consentire prezzi alla portata di tutti. In un mondo interamente virtuale, i genitori potrebbero interagire con il figlio al parco, in palestra o in piscina, oppure a casa, e potranno perfino decidere quanto velocemente debba crescere.
I bambini virtuali, grazie alla CGI e all’apprendimento automatico avanzato, avrebbero volti e corpi estremamente realistici e sarebbero in grado di rispondere ai genitori con l’aiuto dell’analisi vocale e del tracciamento facciale: in pratica, un mix fra alexa, uno smartphone e i social, però con l’apparenza di un bambino, il cui cervello sarebbe formato da algoritmi che deducono ciò che è bene e ciò che è male. Una società neozelandese si è già lanciata nell’impresa di creare un baby virtuale in grado di interagire proprio come un bambino vero e in seguito anche come un teenager, mentre la Campbell sostiene che la figliolanza computerizzata sarà una scelta quasi obbligata: “è un punto di svolta tecnologico che, se gestito correttamente, potrebbe aiutarci a risolvere alcuni dei problemi più urgenti di oggi, tra cui la sovrappopolazione e la sostenibilità ambientale". Non solo: diversi ricercatori hanno concordato sul calo dei tassi di fertilità - sarebbe interessante sapere su quali studi e per quali motivazioni siano state tratte queste conclusioni - che causerà il crollo della popolazione mondiale nella seconda metà del secolo, e alcuni sostengono che i progressi tecnologici garantiranno che l'impronta ambientale della prossima generazione sarà inferiore alla nostra. Tutto piuttosto interessante, in teoria, però è difficile non scrollarsi di dosso la sensazione piuttosto inquietante che si tratti del primo passo, o di quello immediatamente successivo all’estinzione: ridateci il pulcino, please.