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Il Paese della vomitocrazia

- di: Barbara Leone
 
In Italia la burocrazia può uccidere più della malattia. E spietatamente non guarda in faccia a nessuno. Nemmeno a un malato di sla, che da dieci anni vive attaccato ad un respiratore e dopo aver richiesto lo spid si è sentito rispondere: deve venire di persona. Proprio così: di persona personalmente, per dirla con Camilleri. E’ successo ad Ancona. Il protagonista di questa surreale storia si chiama Antonio Brocani, sessantuno anni e da dieci completamente allettato e tracheotomizzato. Per intuibili ed ovvi motivi Antonio ha delegato la moglie per tutte le faccende burocratiche, compreso lo spid, ovvero l’identità digitale che oramai è indispensabile per aver accesso a tutti i servizi della pubblica amministrazione e non solo. La procedura per attivarlo è abbastanza semplice: si va alle Poste o in un negozio in grado di attivare il servizio e il gioco è fatto.

Ma quando la moglie di Antonio ci ha provato, ovviamente munita di apposita procura, ha ricevuto un secco no. Il motivo? La procura non sostituisce l’identificazione del diretto interessato. Peccato che, nella fattispecie, il diretto interessato non si possa muovere di un millimetro dal suo letto. “Non è possibile - dice Maila, la moglie di Antonio - che un malato in queste condizioni, allettato e tracheotomizzato, non possa ottenere lo spid, strumento oggi indispensabile per poter accedere a una serie di servizi on line della pubblica amministrazione e dei privati aderenti. Anche solo per prenotare una visita, richiedere dei bonus, registrare dei contratti, accedere al 730, pagare le tasse. Principalmente lo abbiamo richiesto per consultare i referti on line a cui a breve non potremo accedere non avendo lo Spid e per la dichiarazione dei redditi. Ma abbiamo incontrato un muro. L’unica cosa che siamo riusciti a ottenere per ovviare momentaneamente a questo problema - aggiunge - è stata la carta d’identità elettronica che a oggi ci consente di accedere ai servizi della pubblica amministrazione ma solo tramite un lettore di smart card che ho dovuto acquistare appositamente,

Ci troviamo in una realtà dove si parla di uguaglianza e fraternità e poi ci negano un diritto solo perché diversamente abili. Non immaginate quanto questo sia imbarazzante e umiliante”. Un’assurda follia che lascia davvero ben poco spazio alla speranza di un futuro migliore. E che ci fa cascare le braccia a terra, anche se a cascare a terra dovrebbe esser la faccia di questi ottusi burocrati. Che in certi casi giocano veramente a dadi con le nostre vite. Perché mentre la malattia è, nella sua crudeltà, prevedibile e leale la burocrazia no. Da lei, in Italia, non sai mai cosa ti puoi aspettare. Un po’ come nel gioco d’azzardo: punti sul rosso e invochi la buona sorte. Che però con quelli come Antonio è già stata spietata, aggiungendo come in questo caso oltre al danno la beffa. Quella di un Paese basato sulla vomitocrazia. Che quando vuole è incorruttibile, salvo per i furbetti che la passano sempre liscia. E che s’incarta sulle sue preziosissime carte completamente prive d’anima. E di buonsenso. Perché alla fine di questo si tratta: di elementare, banale, banalissimo buonsenso. Le norme sicuramente vanno cambiate, ma forse anche le persone che lavorano per la pubblica amministrazione. O perlomeno vanno formate in un’altra direzione: quella dell’umanità, e della vita che non sempre segue la logica dei timbri e delle fredde, inutili scartoffie. 
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