IG Italia - L’inflazione non fa più paura?

- di: Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia
 
Rallentano le pressioni inflazionistiche sia in Europa che negli Stati Uniti, ma l’indice core nel Vecchio Continente accelera al rialzo e lascia ancora con il fiato sospeso la BCE.

In Europa l’inflazione nel mese di marzo ha mostrato un vistoso rallentamento su base annuale dal +8,5% di febbraio al +6,9%. La ragione è semplice da intuire ed è rappresentata dal crollo dei prezzi dei beni energetici. A marzo 2022 i prezzi energetici avevano mostrato un rialzo del 44,3% a/a, a marzo 2023 hanno evidenziato una discesa dello 0,9% a/a. In Italia l’indice armonizzato dei prezzi al consumo ha segnato una crescita a marzo dell’8,2% a/a rispetto al +9,8% a/a di febbraio. Anche in Italia la spiegazione è il forte rallentamento dei prezzi energetici (dal +28,2% di febbraio al +10,7% a/a).

Nonostante il forte rallentamento delle pressioni inflazionistiche generali riteniamo che l’inflazione di fondo sia ancora troppo elevata in Europa. L’indice core (esclusi energetici e alimentari) nell’Eurozona ha mostrato una ulteriore accelerazione al rialzo. A novembre 2022 l’indice core CPI aveva mostrato un incremento del 5%, a dicembre del 5,2%, a gennaio del 5,3%, a febbraio del 5,6%, a marzo del 5,7%. Una inflazione di fondo in costante crescita mantiene in allarme i banchieri centrali che dovranno decidere il 4 maggio le prossime misure di politica monetaria. Ricordiamo che nelle ultime stime pubblicate nel meeting dell’istituto di Francoforte a marzo gli esperti della BCE prevedevano una inflazione core al 4,6% per il 2023 e siamo ampiamente al di sopra del target. Al momento crediamo che sia difficile ipotizzare che la BCE possa prendersi una pausa nella lotta contro le pressioni inflazionistiche. Ci aspettiamo una BCE che possa nuovamente alzare il costo del denaro anche nella riunione di maggio. I prossimi dati macro pubblicati in Eurozona ci indicheranno se il rialzo sarà di 25 o 50 punti base.

Negli Stati Uniti la situazione sembra essere migliore almeno per quanto riguarda il dato pubblicato oggi sull’indice core PCE di febbraio (personal consumption expenditures), principale misura di inflazione utilizzata dalla Federal Reserve. I dati (headline e core) mostrano un deciso rallentamento. Tuttavia sarà necessario valutare altri dati per avere conferme significative che l’inflazione sia in una percorso di discesa. Intanto per il prossimo meeting di maggio le probabilità di una pausa da parte della Federal Reserve nel processo di rialzo dei tassi di interesse sono quasi al 50% secondo i dati raccolti dal CME.
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